Chiesa di S. Pietro in Mavinas
Sirmione (BS)
Indirizzo: Via San Pietro in Mavino (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Sirmione (BS)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: E' un edificio a pianta rettangolare con tre absidi a emiciclo esternamente intonacati e privi di decoro, ritmati solo dalle cinque monofore a spalle quasi dritte, tamponate per i dipinti del 1321. La copertura è a capriate lignee e l'interno, di una semplicità austera, conserva un ciclo pittorico datato appunto al 1321. Nel registro superiore dell'abside centrale, racchiuso da una cornice a motivi geometrici e floreali, troneggia il Cristo in mandorla del Giudizio universale. Il tempio, per l'irregolarità della struttura e la mescolanza di materiali nella superficie muraria, si presenta come un monumento di complessa lettura. La muratura in ciottoli, mattoni e conci litici è di fattura grossolana, e farebbe propendere per una datazione attorno al X-XI secolo ma la struttura rivela fasi edilizie precedenti, testimoniate per esempio dai frammenti lapidei murati in facciata. Il più antico è d'età tardoromana e gli altri, con motivi geometrici ad intreccio, sono databili all'VIII-IX sec.
Epoca di costruzione: sec. VIII - sec. XI
Descrizione
Nell'impianto originario (28 x 15,70 m) alla navata faceva capo un ampio emiciclo absidale, di fronte al quale si elevava un podio intonacato (alto almeno un metro) a terminazione orientale semicircolare, con l'altare maggiore e forse il synthronos (sedile in muratura per il clero), formando un deambulatorio largo fra 2 e 2,6 m. Strutture analoghe sono riemerse in fondazione nelle pievi di S. Maria della Mitria a Nave (Brescia), S. Lorenzo a Gozzano (Novara), S. Stefano di Lenta (Vercelli), S. Vittore a Sizzano (Novara) e in diversi casi dell'arco alpino orientale. La facciata, priva di accesso, era preceduta da un nartece, comunicante mediante strette aperture con annessi paralleli alla navata, che in corrispondenza dell'abside immettevano in vani comunicanti pavimentati con laterizi a spinapesce.
In una fase che l'analisi formale colloca attorno al Mille, la struttura fu rimaneggiata. Nartece e annessi furono atterrati, pur senza privarli di funzione cimiteriale. L'abside e i collaterali lasciarono posto agli attuali tre emicicli, esternamente intonacati e privi di decoro architettonico e/o scultoreo, ritmati solo dalle cinque monofore a spalle quasi dritte, già tamponate per i dipinti del 1321. Il podio fu mantenuto in funzione, ma fu steso un nuovo pavimento in malta e cocciopesto. In aderenza al perimetrale sud, che ancora mostra l'ampia monofora preromanica, fu elevato il campanile a specchiature ed archetti, in cui si evidenziano due fasi romaniche, e cella di XIV secolo (campana datata 1366). Non restano tracce di interventi pittorici coevi, ad eccezione dell'intonaco scialbato riemerso nello zoccolo absidale rimuovendo il riempimento.
L'interno, di una semplicità austera, conserva un ciclo pittorico datato appunto al 1321, come attesta un cartiglio collocato alle spalle di un apostolo. Gli affreschi delle tre absidi e i brani superstiti lungo le navate sono importanti più per l'estensione, che per la qualità delle opere. Nel registro superiore dell'abside centrale, racchiuso da una cornice a motivi geometrici e floreali, troneggia il Cristo in mandorla del Giudizio universale. La figura, disposta frontalmente, è avvolta in sontuosi abiti gemmati e dalla vivace cromia. Fiancheggiano la mandorla la Vergine e il Battista, ai cui lati due angeli suonano lunghi flauti. Lo spazio soprastante è occupato dalle fronde fiorite di due sicomori. Nel registro inferiore si sviluppa a gruppi di tre la teoria, oggi incompleta, degli Apostoli. Nell'abside di sinistra la Madonna in trono. Il Battista e l'Evangelista racchiudono la scena, completata da due angeli con turibolo che spiccano nella volta celeste. Anche la decorazione dell'abside di destra è divisa in due registri: nell'inferiore al centro San Michele, affiancato dalla Maddalena e da Sant'Iacopo di Compostela; nel superiore la Crocifissione. Caratteristica di questi dipinti, dall'impianto generale ancora bizantineggiante, è il forte arcaismo, che si esplicita nelle pose frontali, nei gesti rigidi, e nella fissità dei volti. Nonostante alcuni particolari, come il sicomoro che rimanda ad un soggetto simile nel S. Francesco di Brescia, e qualche timido tentativo di ammorbidire i panneggi negli astanti la Crocifissione, il pittore qui attivo è ancora legato ad istanze romaniche proprie dell'area veronese, come suggerirebbe un possibile aggancio con l'opera del primo maestro di S. Zeno a Verona.
Lungo la parete settentrionale è ancora leggibile, anche se mutila, una teoria di santi e vescovi, mentre sul lato opposto, delimitati dall'identica cornice policroma, si susseguono riquadri con santi di non sempre chiara identificazione e una Madonna in trono.
Questi affreschi, in alcuni casi sovrapposti a testimonianze precedenti, o strappati e ricollocati durante le ultime campagne di restauro, non risultano di immediata lettura, e globalmente appaiono di un livello qualitativo modesto.
Notizie storiche
Attestata nel testamento di Cunimondo del 765 (Barbieri 2008) e adibita a funzioni cimiteriali fino al secolo XV, la chiesa sorge sull'omonimo colle del promontorio fortificato di Sirmione. Le indagini archeologiche del 1998 e del 2005 (Ghiroldi 2001; Breda, Crosato 2007) hanno messo in luce una vicenda costruttiva che ne fa un caso esemplare di ristrutturazione romanica di una chiesa altomedievale.
In seguito alle irregolarità della pianta e alla mescolanza di materiali nella superficie muraria, si presenta come un monumento di complessa lettura, che erroneamente in passato era stato considerato addirittura come la trasformazione di un tempio pagano.
La pianta rettangolare con tre absidi prive di qualsiasi decorazione esterna e le due aperture con arco a tutto sesto in facciata, rimandano ad un modulo globalmente protoromanico, anche se la struttura rivela fasi edilizie precedenti, testimoniate per esempio dai frammenti lapidei murati in facciata. Il più antico è d'età tardoromana e gli altri, con motivi geometrici ad intreccio, vegetali o animali, sono databili all'VIII-IX secolo. Anche la muratura in ciottoli, mattoni e conci litici è di fattura grossolana, e farebbe propendere per una datazione attorno al X-XI secolo. La copertura a capriate lignee poggia su una sopraelevazione muraria riferibile al 1320, secondo l'incisione riportata su un mattone a fianco del portale d'ingresso. A questa data dunque andrebbe riferito un radicale intervento sulla struttura, che avrebbe comportato il rifacimento della facciata con il ribassamento del portale, ornato dalla ghiera in cotto. Sul fianco meridionale sorge il campanile dalla superficie muraria regolare, con lesene angolari e decorazioni in cotto ad archetti ciechi, che permettono una datazione attorno alla metà dell'XI secolo.
Durante la ristrutturazione avviata nel tardo XIII secolo fu rasato il podio, innalzato di un metro il presbiterio (livello attuale), realizzato un decoro dipinto di cui restano sei santi nell'abside centrale (da sinistra: Antonio abate, Pietro, Giacomo Maggiore, ?, Paolo, Bartolomeo), il velario in quella nord, il primo strato di un riquadro votivo sulla parete sud, un probabile Giovanni in controfacciata. Nel 1320, contestualmente al sopralzo dell'aula, fu riedificata la facciata aprendovi l'attuale portale (data incisa su di un mattone alla sua destra), e l'anno dopo (iscrizione del riquadro con gli apostoli strappato dall'abside centrale e appeso alla parete nord) fu ridipinto il corpo absidale. Ormai nel secolo xv, nell'ottica dell'ennesimo riutilizzo del cimitero, l'area esterna fu livellata e la quota pavimentale della navata elevata a quella attuale.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: Apertura:
Annuale
Per informazioni:
Tel: 030/916114
Come arrivare:
Treno: Desenzano del Garda-Sirmione
Autostrada: A4 dir. VE; SS567 dir. Desenzano; SS11 ,30,7 da BS
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Tonali, M. E. (2001)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013); Marino, Nadia (2016)
Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/4m010-00195/
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