Chiesa di S. Maria Assunta

Gandino (BG)

Indirizzo: Piazza Emancipazione (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Gandino (BG)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Ai margini del centro storico, sorge al sommo di un sagrato digradante. Costruita in calcare nero locale, la facciata è segnata da forti lesene e reca ai lati del ricco portale due statue di età altomedioevale. Posteriormente si eleva l'alto campanile esagono. L'edificio è in muratura con muri perimetrali in pietra e copertura a falde L'interno, un'unica vasta navata con 4 grandi cappelle angolari e presbiterio, è decorata con profusioni di marmi, legni intaglaiati e decorazioni fastose. Il presbiterio è chiuso da una balaustrata in bronzo, con ricche colonne e rilievi. Ai lati, di grande suggestione, gli apparati per organo intagliati e scolpiti.

Epoca di costruzione: sec. XII - sec. XX

Autori: Bettera, Giovanni Maria, rifacimento

Descrizione

La struttura architettonica è ampia e svetta per mole e altezza rispetto al modesto contesto urbanistico. È collocata al centro del villaggio e si affaccia su un vasto sagrato, anch'esso fuori scala. Internamente l'edificio presenta un'orizzontalità marcata da un doppio cornicione che divide le pareti laterali dal registro inferiore (dove si aprono le cappelle) a quello superiore destinato alle coperture, mentre la centralità della pianta è accentuata dall'ampia cupola ottagonale priva di tamburo. Questa parte venne edificata nel 1640 dal capomastro Giovan Battista Bettera su disegno, fra gli altri, dell'architetto bresciano Antonio Comino. La decorazione pittorica, resa in un audace trompe l'oeil che presenta tutte le eccentricità e gli straniamenti prospettici del barocco, venne affidata al veneziano Gian Battista Lambranzi. L'impresa, firmata e datata 1681, fu anch'essa sostenuta dai Giovannelli dei quali appare lo stemma su uno degli intradossi della navata (Olivari, 1987). È probabile che la stessa famiglia gandinese ebbe l'opportunità di incontrare l'artista dopo aver esteso la propria attività nel Veneto e nella Serenissima. Per analoghe ragioni è plausibile che gli stessi committenti abbiano continuato a seguire le vicende decorative della basilica almeno fino all'inizio del Settecento. In questo modo si spiega la presenza delle tele dipinte dai veronesi Sante Prunati (Adorazione dei Magi, 1716), Paolo Zimengoli (Diluvio Universale, 1718) e soprattutto di Antonio Balestra del quale si ammira il Riposo durante la fuga in Egitto (1715), un'opera avvolgente e di elegante esecuzione che meritò le lodi del Tassi (1793). L'esistenza di un'unica regia architettonica per l'abbellimento dell'interno della chiesa, oltre a sottolineare la cura e l'ambizione con le quali venne seguito nel tempo l'intero progetto, è provata dall'assetto omogeneo delle cappelle laterali. La sola eccezione è costituita dall'altare dedicato ai santi patroni (Ponziano, Valentino, Quirino, Flaviano), mentre i restanti sono tutti incorniciati da colonne a tutto tondo (singole e/o addossate) e sormontate da frontoni (semplici o doppi) curvilinei e spezzati. Di particolare interesse è l'altare della Santissima Trinità che trae la sua denominazione dalla chiesa preesistente. Venne eletto dai Giovannelli a sepolcro di famiglia. I fratelli Benedetto e Vincenzo, a conferma di un'intraprendenza sempre disposta a nuove sfide, nel 1640 affidarono l'esecuzione della pala d'altare all'estro severo del pesarese Simone Cantarini, mentre per la realizzazione della cornice architettonica fecero arrivare dal Belgio un raro ed elegante marmo nero. Il ricco apparato decorativo della basilica di Gandino testimonia la determinazione della fabbrica e dei committenti a voler emulare i loro concorrenti - nel commercio come nelle arti - attivi nelle vicende decorative delle chiese più importanti di Bergamo (in particolare in Santa Maria Maggiore, in Duomo) e di alcune dimore private dello stesso capoluogo orobico. A Gandino spesso ci si imbatte negli stessi artisti, come Andrea Fantoni e Giovanni Carlo Sanz, entrambi artefici fra Sei e Settecento delle magnifiche ed elaborate opere di intaglio ligneo del coro, delle mostre d'organo e del pulpito. Sono tutti manufatti di grande finezza e che trasmettono nell'ardita progettualità dell'insieme come nella minuzia dei singoli dettagli una carica vitale notevole, accompagnata da un'inventiva sorretta da una costante ricerca tecnica, aperta a qualunque prova. Fra i pittori troviamo il cremasco Gian Giacomo Barbello (1647-48, La consegna delle chiavi a san Pietro) e il già ricordato Antonio Balestra, mentre il bresciano Giacomo Ceruti, con un insolito ciclo di tele a soggetto religioso, costituisce un'esclusiva della basilica gandinese, accanto ad altre qualificate presenze forestiere: quella già ricordata del Cantarini e l'altra del fiorentino Vincenzo Dandini (Madonna della Cintura e santi, 1657).

Notizie storiche

A Gandino la volontà di edificare una nuova basilica venne favorita dal benessere locale legato al commercio internazionale dei panni lana. Esponenti di spicco del settore erano i Giovannelli, una potente e ambiziosa famiglia locale che a più riprese si distinse per molte e prestigiose commesse destinate all'abbellimento degli edifici sacri del borgo. Fra queste c'è la magnifica balaustra in bronzo sbalzato, finemente decorata con figure in rilievo e motivi a grottesca fatta eseguire entro il 1590 dai fratelli Andrea, Nicola e Silvestro Giovannelli, dall'artigiano dalmata Francesco Dagostino. Con altri preziosi manufatti provenienti dalle chiese più antiche (in parte conservati nel locale Museo d'Arte Sacra), è visibile nella basilica seicentesca, all'ingresso del coro. La nuova fabbrica, iniziata nel 1623, venne edificata su progetto del pittore locale Paolo Micheli.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Accessibilità: Apertura dalle 8,00 alle 12,00 e dalle 15.00 alle 19,00

Credits

Compilazione: Bigoni, Federica (2007)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2011); Morandini, Lucia (2014)

Descrizione e notizie storiche: Bianchi, Federica

Fotografie: BAMS photo Rodella/Jaca Book; Morandini, Lucia

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