Compreso in: Villa d'Este - complesso, Cernobbio (CO)
Villa d'Este - complesso
Cernobbio (CO)
Indirizzo: Via Regina, 40 (Nel centro abitato, isolata) - Cernobbio (CO)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Configurazione strutturale: E' una residenza patrizia rinascimentale situata sulle rive del lago Sia la villa che il parco di 25 acri che la circonda sono stati modificati sostanzialmente rispetto alla costruzione originaria. Sin dal 1873, il complesso è stato destinato ad albergo di lusso.
Epoca di costruzione: 1557 - 1607
Autori: Tibaldi, Pellegrino, progetto nucleo originario villa
Comprende
- Villa d'Este, Cernobbio (CO)
- Reine d'Angleterre, Cernobbio (CO)
- Villa Malakoff, Cernobbio (CO)
- Villa Cima, Cernobbio (CO)
- Portineria del Grand Hotel Villa d'Este, Cernobbio (CO)
Descrizione
La mole imponente della villa, dalla tradizionale forma ad U, conserva numerose tracce del fasto originario: l'ampia facciata è scandita da cinque ordini di finestre, uno per piano; una grande terrazza sostenuta da archi e una serie di terrazzi di dimensioni più ridotte enfatizzano tra questi il piano nobile. All'ultimo piano un festone con centine, cela sul fronte a lago, parte della vista del tetto.
Sebbene gli spazi interni abbiano conosciuto diverse modifiche nel tempo in virtù della trasformazione in hotel, alcune zone - come il grande scalone con colonne in marmo - conservano ancora le suggestioni neoclassiche. In alcune stanze sono ancora conservati interessanti oggetti d'arte: al primo piano, nella sala delle Colonne, sono esposti quadri di ispirazione biblica; nella sala Flora il gruppo di Eros e Psiche realizzato dall'atelier di Antonio Canova e, nell'attuale Bar Canova, le statue in marmo di Carrara di Antonio Prestinari raffiguranti Adamo ed Eva. Esiste anche una sala Napoleone così chiamata perchè dedicata all'imperatore atteso e mai giunto in visita a Villa d'Este.
Il vasto giardino all'italiana che la circonda, con viali ed aiuole geometriche, si sviluppa attorno all'ampio viale prospettico detto Viale di Ercole, inserito in una straordinaria cornice architettonica con una fuga di cascatelle d'acqua e decine di vasche in pietra, dalla sommità del colle fino alla base e coronato dalla scultura di Ercole e Lica. Tra le attrattive del parco è la scenografia barocca del Ninfeo, o mosaico, la cui celebre alzata curvilinea è decorata da una infinità di ciottoli.
L'elegante simmetria del giardino all'italiana si integra perfettamente in un insieme composito cui la moda romantica ispirò tratti di bosco selvaggio che furono incorporati con un costolone brullo e roccioso di montagna da dove scaturisce copiosa una piccola cascata; nelle vicinanze è ancora visibile un'antica grotta artificiale che fu ornata con alcuni frammenti architettonici del distrutto convento e la celebre fortezza che la marchesa Calderara volle far erigere a ricordo delle imprese belliche del marito in terra di Spagna.
Nel patrimonio botanico del parco, spicca la presenza di uno dei platani più longevi della Lombardia: oltre 500 anni di vita.
Notizie storiche
Nei pressi di Como, fra boschi e prati alla foce del torrente Garovo, il Vescovo di Como Gerardo Landriani fondò, nel 1442, un convento di suore che, dopo oltre un secolo, fu demolito per volontà del Cardinale Tolomeo Gallio che, fra il 1565 e il 1570, vi fece erigere una sontuosa dimora progettata da Pellegrino Tibaldi. Denominata "del Garovo" per l'omonimo torrente, la villa comprendeva un salone centrale fiancheggiato da loggia con una piccola terrazza a lago intorno alla quale si apriva uno splendido e lussureggiante giardino. Con gli anni la residenza dei Gallio divenne un punto di riferimento per letterati, uomini politici e dignitari ecclesiastici; alla morte del Cardinale, la villa passò ai nipoti che la lasciarono decadere.
Nel 1749, il palazzo fu affittato dai Gesuiti che ne fecero una casa di esercizi spirituali fino al 1769 quando subentrò il conte Mario Odescalchi e quindi, nel 1778, un colonnello dell'esercito austriaco, il conte Marliani; nel 1784, passò alla famiglia Calderara, di origine milanese, che ne promosse la ristrutturazione.. In sostituzione del vecchio parco, ne fu progettato uno nuovo, all'italiana, con il magnifico ninfeo, detto "il Mosaico", ed il tempietto dove fa bella mostra di sé il gruppo neoclassico di Ercole e Lica. Rimasta vedova, la marchesa Calderara sposò in seconde nozze il conte Domenico Pino, valoroso generale napoleonico, in memoria del quale fu eretta nel parco una magnifica fortezza dove di tanto in tanto erano soliti riunirsi i cadetti della Scuola militare di Milano.
Nel 1814, durante un soggiorno sul lago, la principessa Carolina di Brunswick, consorte del principe di Galles, decise di acquistare la villa, ribattezzandola con l'attuale nome, in ricordo delle sue presunte origini estensi. Dopo un restauro completo, la villa assunse l'aspetto di una maestosa struttura neoclassica, articolata in più corpi disposti simmetricamente lungo la facciata. L'originale via d'accesso, completamente ripensata, fu trasformata in un maestoso viale mentre, all'interno, veniva creato lo spazio per una grande biblioteca. Sorse quindi un teatrino dove venivano organizzate recite ed operette per la gioia dei numerosissimi ospiti di cui la gaudente principessa era solita circondarsi. Di questo sfarzoso edificio, che Carolina di Brunswick aveva dotato di tutti gli sfarzi dell'epoca, rimangono alcune stampe che ne raffigurano la facciata con le due ali laterali e i saloni interni, all'inglese e alla cinese, fino alla sontuosa Sala Napoleonica e alla biblioteca dalle cui pareti pendevano i ritratti dei Duchi d'Este coi loro palazzi. Accanto alla galleria napoleonica, una particolare attenzione fu dedicata all'allestimento di un piccolo appartamento di quattro sale, alla greca, alla romana, all'etrusca e all'egiziana da cui si accedeva alla cosiddetta Sala dell'Oracolo. Esclusa dal marito dal trono d'Inghilterra con l'accusa di aver condotto in Italia una vita troppo libertina, la principessa lasciò la villa nel 1820; la proprietà passò ai principi Torlonia e da questi agli Orsini che ne trascurarono la manutenzione, pur ospitandovi, nel 1825, l'Imperatore Francesco I. In pieno Risorgimento la residenza fu acquistata dal barone Ippolito Ciani che ne fece un centro di irraggiamento di iniziative patriottiche; nel 1860, il Ciani diede qui una grande festa in costume cui presero parte patrioti rientrati in Italia da ogni parte del mondo.
Nel 1868 la villa tornò a nuovo splendore con l'arrivo della Zarina di Russia Maria Aleksandrovna, celebre per le sue feste notturne, illuminate da fiaccole e fuochi d'artificio; dopo appena due anni, la Zarina fu costretta a ripartire lasciando la residenza in uno stato di desolante abbandono. Nel 1873, su iniziativa del sindaco di Milano Bellinzaghi e di alcuni Senatori del Regno, l'antico edificio fu trasformato in albergo di lusso, sede della Società Villa d'Este.
Uso attuale: intero bene: albergo
Uso storico: intero bene: residenza
Condizione giuridica: proprietà privata
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Agostini, Gianpietro (2006); Leoni, Marco (2006)
Aggiornamento: Paci, Giovanna (2006); Galli, Maria (2009); Margutti, Stefano (2014)
Descrizione e notizie storiche: Limonta, Tommaso; Paci, Giovanna
Fotografie: Margutti, Stefano; Mussi, Lorenzo
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO260-00239/
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