Cascina S. Lazzaro - complesso

Pavia (PV)

Indirizzo: Via Francana 5 (Nel centro abitato, isolato) - Pavia (PV)

Tipologia generale: architettura rurale

Tipologia specifica: cascina

Epoca di costruzione: sec. XV

Comprende

Descrizione

L'ingresso all'antica Commenda dei SS. Lazzaro e Maurizio era costituito da due grandi pilastri in muratura di stile barocco con vasi che recano le armi gentilizie dei Salimbene e degli Olevano.
Un tempo i due pilastri rappresentavano un tutt'uno armonioso con il complesso della Chiesa e dell'Ospedale, oggi appaiono ormai avulsi dal resto e si trovano a ridosso di altre abitazioni. Si conserva ancora la chiesa e parte della cascina.
La chiesa, di piccole dimensioni, rappresenta un'opera unitaria sia per concezione che per esecuzione e raggiunge un alto grado di perfezione del romanico lombardo. E' orientata lungo l'asse est-ovest, con facciata rivolta a ponente. Questa è a capanna, in cotto, e presenta un portale centrale ad arco in mattoni sormontato da una trifora cieca al di sopra della quale corre un loggiato cieco formato da tre colonnine nei riquadri laterali e due in quello centrale.
Superiormente vi è la cornice terminale formata da una doppia alternanza di corsi di mattoni in lista e di mattoni disposti a denti di sega. Caratterizzano la facciata anche i bacini maiolici e lo zoccolo che prosegue ininterrotto sui lati.
Nei loggiati in facciata e lungo il lato nord e sull'abside, le colonnine presentano mensole e capitelli differenti l'uno dall'altro. Mentre sopra la trifora in facciata rimane traccia dell'esistenza di piatti ornamentali o ciotole. Sul prospetto nord lungo Via Francana, si apre un portale ad arco simile a quello in facciata ma tamponato dove si trova la lunetta dell'arco. Prima dei lavori di ristrutturazione del 1947, risultava completamente chiuso da muro. Il prospetto sud non presenta decorazioni, a questo muro era addossato il fabbricato dell'Ospedale con locali su due livelli e sottotetto, poi demolito negli ultimi restauri. All'interno verso l'abside un portalino ad arco collegava la chiesa alla sacrestia ed all'ospedale. Da questa porta era consentito l'ingresso alla chiesa soltanto agli infermi ed ai Conversi maschi, mentre era vietato alle donne che dovevano usare gli ingressi principali.
L'impostazione planimetrica è a navata unica, su pianta rettangolare molto allungata e abside semicircolare. L'interno, coperto da una volta ribassata a sezione policentrica, è molto sobrio e conserva tracce della decorazione affrescata di età romanica. La zona absidale, che reca un andamento ad arco acuto moderato del fornice e dell'arco trionfale, era in origine completamente affrescata, forse con l'Incoronazione di Cristo o della Vergine; resta un frammento di notevole interesse con un trono verso il quale convergono Apostoli, in alto un angelo e nello zoccolo un finto velario. Nella parete sud rimane un frammento di un affresco votivo, Cristo aureolato con libro, e traccia di una finta cornice dipinta con motivi di gusto rinascimentale, di età più tarda. Le targhe con iscrizioni ricordano i ministri commendatari, l'ultimo dei quali, Lorenzo da Conturbia, nel 1847 promosse il restauro.
La chiesa ospitava una notevole pala d'altare, oggi custodita presso i Musei Civici, il cosiddetto trittico, datato 1576 con al centro la Vergine col Bambino in trono e ai suoi piedi il committente, a destra in abito pontificale, con piviale, mitria e libro in mano, S. Lazzaro, nella cimasa la Pietà, a sinistra S. Maurizio in armatura e un vessillo sventolante
Il fianco sud della chiesa è completamente occupato dal caseggiato della cascina che gli è addossato. La cascina presenta caratteri stilistici e strutturali del primo Rinascimento come le due finestre sovrapposte ad arco ribassato, identiche a quelle del Collegio Castiglioni datato 1426. Un arcone ribassato costituisce l'entrata ed è sormontato da una lastra marmorea con lo stemma dei Salimbene e l'iscrizione incisa con la data 1505, che proviene presumibilmente da una tomba interna alla chiesa. Nella corte principale della cascina si conservano parti del corpo settentrionale ed occidentale. A sud si trova il fabbricato colonico oggi completamente ristrutturato.

Notizie storiche

La chiesa e l'adiacente ospedale dell'ordine di San Lazzaro, sebbene modificati nel corso del tempo, risultano già esistenti nel 1157, come si evince dalla cosiddetta carta di fondazione (riportata per intero dal Robolini), quando Gislenzone Salimbene e i figli Siro e Malastreva, acquistano il diritto di patronato a favore dei propri discendenti (facoltà di nominare il Rettore scegliendolo tra i membri della loro famiglia), con una cospicua donazione di terre agli "infirmis di S.Lazzaro e alla Casa di loro (ossia all'Ospedale) e alla loro chiesa" (quindi la chiesa già esisteva). Segagni asserisce che "nella chiesa di S.Lazzaro, si coglie la fisionomia di una cappella già citata in un documento del 1157 e in antico legata ad una struttura ospedaliera, destinata all'accoglienza di pellegrini bisognosi di assistenza in transito sulla via verso Cremona" per o da Roma. In un documento (Archivio della Curia di Pavia, cart.49) rogato nel 1216 dal notaio imperiale Martino Poeta, compare il regolamento stabilito dal Vescovo di Pavia Fulco Scotti per l'ospedaletto di S.Lazzaro. Il Vescovo stabilisce quali siano gli infermi da ospitare (si parla di infirmorum in Ecclesia S.ti Lazari e non specificatamente di lebbrosi) e le diverse regole che i malati devono rispettare, prestando un giuramento. In questi tempi doveva essere ancora in funzione l'Ospedale del Monastero di S. Pietro in Verzolo sul quale Papa Onofrio aveva concesso giurisdizione al Santo Vescovo Folco e che si diceva dei lebbrosi, denominazione in uso già dal X secolo.
Nel corso dei secoli sono documentati numerosi privilegi concessi a S.Lazzaro, come ad esempio l'immunità da ogni onere concessa il 3 marzo 1376 da Gian Galeazzo Visconti, confermata nel 1383 e poi nel 1403. Mentre Opicino de Canistris ricorda nel XIV sec. S. Lazzaro solo come Ospedale, la bolla del 1 dicembre 1426 di Papa Martino V dice dell'Ospedale "quod etiam Leprosaria est", quindi ospedale per infermi; la bolla successiva del 17 gennaio 1466 di Paolo II chiama l'Ospedale "pauperum leprosorum S.Lazari". In un documento del 1560, con l'atto di immissione in possesso, si parla semplicemente di "hospitalis pauperum", pare quindi probabile che a questa data l'ospedaletto fosse diventato un ritiro-ospizio per i poveri. In una visita pastorale del 1460 l'antico ospedale risulta "ultra stratam"(inoltre dagli atti di questa visita pastorale l'ospedale risulta essere sottoutilizzato, disponendo di 4 letti, solo due dei quali sono occupati da altrettanti lebbrosi, alle cure di due hospitalerii), mentre nel citato documento del 1560, con l'atto di immissione in possesso, si parla dell'ospedale e di altri edifici come "annexi ad Chiesa". Per Balducci in 100 anni sarebbe avvenuto il trasporto dell'ospedale dal vecchio al nuovo edificio. Papa Pio IV, con la bolla del 4 maggio 1565, accordò parecchi privilegi all'Ordine di S.Lazzaro; l'ospedale divenne Commenda e i possessori di S.Lazzaro ricevettero il titolo di commendatori (nel 1565 il ministro in carica, Giuseppe Salimbene, è insignito del titolo di commendatore).
Papa Gregorio XIII con la bolla 13 novembre 1572 pensò di riunire l'ordine di S.Lazzaro, decaduto nella sua importanza, con l'Ordine di S.Maurizio (istituito da Amedeo VIII di Savoja) per infondere loro nuova vita, nominando Gran Maestro perpetuo Emanuele Filiberto di Savoja e i suoi successori. Alla croce verde a otto punte dei cavalieri di S.Lazzaro fu unita una piccola croce bianca dei cavalieri di S.Maurizio. Chiesa e ospedale vengono intitolati ai Santi Maurizio e Lazzaro. Nel 1571 la chiesa di S.Lazzaro divenne Chiesa Parrocchiale e data in reggimento al Parroco di San Leonardo come mercenario.
Nel 1576, il Vescovo Card. Ippolito Rossi, in seguito alle decisioni del Concilio di Trento, si vedeva costretto a sopprimere la Parrocchia di S.Lazzaro e ad affidarla a quello di S.Pietro in Verzolo. Nel 1581 S.Lazzaro fu assoggettato alla parrocchia di S.Pietro in Verzolo.

Condizione giuridica: proprietà mista pubblica/privata

Credits

Compilazione: Marino, Nadia (2007)

Aggiornamento: Marino, Nadia (2012)

Descrizione e notizie storiche: Manara, Roberta; Marino, Nadia

Fotografie: Marino, Nadia

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