Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti di Milano (1866 - 1927)
Altre denominazioni:
Brefotrofio provinciale di Milano 1903 - 1927
Sede: Milano
Tipologia ente: ente di assistenza e beneficenza
L'Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti di Milano subentrò nel 1866 alla Pia Casa di Santa Caterina alla ruota, dopo che la legge 20 marzo 1865 ebbe assegnato a province e comuni l'assistenza agli esposti. Poiché la norma rimandava la determinazione dei contributi spettanti agli enti locali ad una successiva legge speciale - che non fu emanata - la Provincia di Milano deliberò di assumere integralmente a proprio carico il brefotrofio, che fu quindi staccato dall'Ospedale Maggiore anche per la parte amministrativa, pur mantenendo la sede tradizionale sull'alzaia del Naviglio. La competenza territoriale dell'istituto - in precedenza coincidente con l'antico Ducato - venne circoscritta ai comuni della provincia, da poco estesa al Lodigiano.
La Provincia, aderendo a una richiesta che era stata avanzata - ma senza successo - dai direttori dell'ospizio fin dagli anni Trenta-Quaranta dell'Ottocento, mirò a riservare progressivamente il brefotrofio milanese e il suo comparto ostetrico, rispettivamente, ai figli illegittimi di genitori indigenti e alle madri povere non sposate. Fu quindi disposta la chiusura del "torno" (1° luglio 1868) e l'ammissione fu consentita solo attraverso l'ufficio di consegna: i neonati vi dovevano essere presentati con un certificato di nascita rilasciato dagli uffici dello stato civile oppure, per i rari esposti in luogo pubblico o "privi di qualsiasi appoggio", da un verbale delle autorità responsabili - comunali, politiche o giudiziarie - a seconda dei casi. Il nuovo regolamento (1870) prevedeva che venissero accettati solo i bambini illegittimi "rejetti od abbandonati dai genitori", compresi quelli nati nel comparto ostetrico annesso al brefotrofio, e alcune categorie di figli legittimi "derelitti" (gli orfani di entrambi i genitori, quelli abbandonati da parenti sconosciuti, quelli che avevano i genitori o l'unico vivente in carcere), purché gli uni e gli altri fossero nati o domiciliati nella provincia di Milano, fossero privi di mezzi economici e di persone idonee ad assumersi la loro cura e mantenimento "per legge o per elezione". In seguito, una convenzione fra gli enti locali (1875) precisò che l'intervento della Provincia si sarebbe limitato agli "esposti" - termine che, in questo caso, identificava sia i figli non riconosciuti alla nascita sia i "veri" esposti in luogo pubblico - e ai figli legittimi di genitori defunti o carcerati d'età inferiore ai sette anni, appartenenti per nascita o domicilio al territorio di sua competenza, mentre la locale Congregazione di carità avrebbe provveduto agli esposti fra i sette e i quindici anni e ai legittimi "derelitti" esclusi dalla competenza provinciale, purché di età inferiore ai quindici anni e aventi i genitori "appartenenti a Milano" per nascita o domicilio decennale. Il Comune sarebbe intervenuto - rimborsando alla Congregazione le spese di ricovero - per i "derelitti" minori di quindici anni aventi i genitori domiciliati in Milano da meno di un decennio, eccezion fatta per quelli a carico della Provincia. Infine, dopo l'entrata in vigore delle leggi sulla pubblica sicurezza (1889) e della legge Crispi sulle opere pie (1890), la competenza per i derelitti fu assegnata integralmente alle Congregazioni di carità, esonerando la Provincia. Il baliatico gratuito per i legittimi, benché ritenuto estraneo all'istituto, in realtà fu mantenuto in vigore fino alla fine del secolo XIX e anche la sua definitiva soppressione (1902) non escludeva alcune deroghe per "urgenti ragioni di umanità e di ordine pubblico".
Per quanto riguarda l'assistenza alle partorienti - che fu proseguita benché non fosse competenza provinciale - come si è accennato, fu destinata elettivamente, sebbene non esclusivamente, alle madri non sposate e "assolutamente miserabili". Anche in questo caso, tuttavia, erano previste eccezioni "per ragioni di sicurezza della donna e del feto", "per i casi d'urgenza e di pericoloso rinvio" e per i casi "speciali" che potevano "interessare in particolar modo la scienza e giovare all'istruzione" (1870). Nel 1903, tuttavia, il reparto e la scuola d'ostetricia furono staccati dal brefotrofio e trovarono sede nella nuova Clinica ostetrico -ginecologica degli Istituti clinici di perfezionamento.
Il passaggio alla Provincia non modificò l'organizzazione interna dell'assistenza, che venne tuttavia migliorata. Le procedure di registrazione e di controllo sulla "famiglia interna", costituita dai minori ricoverati temporaneamente in attesa di affido, e sulla "famiglia esterna", costituita dai minori collocati in campagna presso le famiglie o in altri istituti, rimasero le stesse introdotte in epoca austriaca, ma i controlli su balie e bambini divennero più assidui. L'istituto dotale per le femmine fu mantenuto e dal 1° novembre 1869 furono istituiti i "premi di istruzione e buon allevamento": venivano assegnati in parte alla famiglia affidataria e in parte al minore che, all'atto dell'abdicazione (a quindici anni), avesse dimostrato di "saper leggere, scrivere, intendere e far conti".
Dall'inizio degli anni Novanta dell'Ottocento la Direzione avviò una nuova politica assistenziale: invece di tollerare o, addirittura, di sollecitare l'abbandono dei figli illegittimi, cominciò ad incoraggiare il loro riconoscimento da parte dei genitori.
Dal 1892 si offrì alle madri nubili che riconoscevano legalmente il loro neonato la possibilità di allattarlo e di crescerlo, pur senza perdere il diritto - fino ai sette anni - di farlo ricoverare nell'istituto. Le donne ritenute idonee - fisicamente e moralmente - potevano tenere il bambino a casa propria, ricevendo per il primo anno il salario massimo mensile previsto per le balie interne, in quelli successivi i compensi ordinari degli "allevatori". La durata massima del "baliatico materno a domicilio", fissata inizialmente a tre anni, dal 1908 fu portata a sette anni. Dal 1892 l'allattamento materno nella balieria del brefotrofio - in favore del proprio bambino e non più di quelli altrui, come era stato fatto per secoli - fu incoraggiato in ogni modo, mentre, dall'anno seguente, si diede ai genitori illegittimi la facoltà di conoscere il luogo di residenza delle nutrici che avevano in cura i loro figli. Nel 1917 il baliatico materno per almeno sei mesi, in istituto o a domicilio, fu reso obbligatorio per tutte le puerpere idonee assistite, incluse quelle che non intendevano riconoscere i loro neonati. Tale obbligo fu mantenuto anche dopo il termine del primo conflitto mondiale.
L'Ospizio provinciale, divenuto Brefotrofio dal 1903 dopo il distacco del comparto ostetrico, nel 1911 fu trasferito nella nuova sede di Viale Piceno e nel 1927 fu trasformato nell'Istituto provinciale di protezione e assistenza dell'infanzia (IPPAI) di Milano.
Bibliografia
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- Regolamento esposti Milano 1870 = Regolamento organico dell'Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti in Milano discusso e approvato dal Consiglio Provinciale nella sessione straordinaria del marzo 1870, Milano, Giuseppe Civelli, 1870
- Regolamento esposti Milano 1876 = Regolamento organico dell'Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti in Milano discusso e riformato dal Consiglio Provinciale nella seduta del 26 febbraio 1876, approvato e reso esecutorio dalla R. Prefettura con decreto 26 aprile 1877 n. 7800, Milano, Giuseppe Civelli, 1877
- Remotti 1996 -1998 = G. Remotti, L'assistenza materno-infantile nella città di Milano attraverso i secoli, in "Annali di ostetricia ginecologia medicina perinatale", Il medioevo. Parte I, n. 4, 1996, pp. 193-217; Inizia l'evo moderno. Parte II, n. 5, 1996, pp. 265-285; Il periodo aureo e il declino del S. Celso - Le epidemie. Parte III, n. 6, 1996, pp. 331-359; Il "Quarto delle baglie". Parte IV, n, 1, 1997, pp. 13-46; Bernardino Moscati. Parte V, nn. 3-4, 1997, pp. 127-212; Bernardino Moscati. Parte Vbis, nn. 5-6, 1997, pp. 243-285; Pietro Moscati, Parte VI, n. 1, 1998, pp. 13-98; Partorire a Milano nel XIX secolo. Parte VII, n. 2, pp. 135-190
Compilatori
Reggiani Flores, Archivista
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB001712/