Visconti di Brignano, famiglia (fine sec. XIV - 1892)

Progetto: Comune di Brignano Gera d'Adda: fondo famiglia Visconti di Brignano

La famiglia Visconti di Brignano ha origine alla fine del XIV secolo, quando per la prima volta alla storia di Brignano si lega un componente appunto della detta famiglia, Sagramoro I. Pochi anni dopo un saccheggio del paese fatto da Luchino Novello, fratello dello stesso Sagramoro, quest'ultimo viene creato feudatario di Brignano. La permanenza in loco dei Visconti (pur ovviamente con alterne vicende, che li vedranno di volta in volta più o meno in primo piano) si protrarrà arrivando in fondo a sfiorare il secolo passato.

Nel pieno del XV secolo il territorio della Gera d'Adda subisce frequenti cambiamenti di dominazione, dalle mani milanesi a quelle veneziane e viceversa, in conseguenza delle vicende belliche del periodo, condizionate a loro volta dal cambiare delle alleanze tra forze in campo e dalla fedeltà, minore o maggiore, dei condottieri che tali forze assoldano.

Il feudo di Brignano può essere visto come una sorta di esperimento politico di alleanze, con notevoli similitudini nella storia di Milano. Sagramoro II (figlio di Leonardo e nipote del capostipite Sagramoro I), inizialmente al servizio di Filippo Maria Visconti ed inviato fin dal 1436 contro Firenze e Venezia, nel 1441 subisce la confisca dei beni di Pagazzano in quanto sospettato di simpatie per il nemico Francesco Sforza. I sospetti non erano privi di fondamento, infatti dopo la caduta del dominio Visconti a Milano Sagramoro e famiglia otterranno numerosi e tangibili risultati. Francesco Sforza, dapprima capitano al servizio della Serenissima, passa al servizio della Repubblica Ambrosiana (proclamata alla morte di Filippo Maria), che riassegna nel 1448 Brignano a Sagramoro II. Poco tempo dopo, lo Sforza torna nelle file veneziane ed è dai veneziani, ora, che la famiglia Visconti di Brignano riceve conferme di beni e investiture. L'investitura di Pagazzano ai due fratelli Sagramoro II e Pietro Francesco da parte dei nuovi dominatori veneziani risale al 1449 dopo la cessione della Gera d'Adda da parte di Milano ai Veneziani. Lo Sforza prende definitivamente il potere a Milano nel 1450, dopo essersi alleato con la stessa Venezia, da lui prima combattuta per conto della Repubblica Ambrosiana. Ma anche quest'alleanza non è destinata a durare, mentre si conserva senza soluzione di continuità il legame tra Sagramoro II e la famiglia Sforza.

I due fratelli sono protagonisti di un cambiamento fondamentale nel feudo di Brignano. Nel 1465, a sole due generazioni di distanza dal capostipite Sagramoro I, avviene una divisione che manterrà i suoi effetti sino all'inizio del XVIII secolo: i beni di Brignano vengono spartiti tra Sagramoro II e Pietro Francesco. In questo modo hanno origine i due rami rispettivamente detti di palazzo nuovo e di palazzo vecchio (distinzione che ha tuttora un suo reale corrispettivo negli edifici che compongono il complesso dell'attuale castello Visconti). Tra di essi, quello di palazzo nuovo si esaurirà per primo, con la morte nel 1716 del conte Marc'Antonio Visconti.

Il feudo viene confermato a Sagramoro II e Pietro Francesco da Galeazzo Maria Sforza nel 1470, quando a Brignano è concesso il privilegio di terra separata. Il feudo in seguito si amplierà nei territori di Gamalero e di S. Giorgio in Lomellina nel 1498 per volere di Lodovico il Moro (Lodovico Maria Sforza) che ne investe Francesco Bernardino figlio di Sagramoro II, a riprova della provata fedeltà della locale dinastia Visconti alla famiglia Sforza.

Con il 1499 avviene un nuovo rivolgimento politico: si assiste all'occupazione di Milano da parte dei francesi di Luigi XII d'Orléans e il territorio della Gera d'Adda subisce un'ulteriore conquista da parte dei veneziani (in seguito a un accordo di spartizione tra i francesi, i veneziani e il papato). I Visconti di Brignano dichiarano il rapporto di fedeltà alla corona francese che costerà loro caro nei decenni seguenti, in particolare per il ramo di palazzo nuovo. A tutti i figli di Francesco Bernardino, erede diretto del capostipite del ramo Sagramoro II, vengono confiscati i beni di Brignano a varie riprese e per diverse ragioni, ma sempre per azioni dirette contro gli Sforza, in pratica ogni volta che gli Sforza tornano al potere a Milano (per un breve periodo nel 1500, tra il 1512 e il 1515, tra 1521e 1524 e definitivamente dal 1525). La discendenza prenderà la strada di Barnabò, unico tra i figli di Francesco Bernardino ad essere riabilitato, nel 1526, dopo essere stato anch'egli bandito perché filo-francese. Con il sovrapporsi delle confische vengono messi in atto da parte dei membri "non compromessi" della famiglia procedimenti di rivendicazione volti a cercare di recuperare diritti e beni confiscati. Per esempio, beni una volta appartenuti a Barnabò giungono ai suoi figli tramite e in seguito alla confisca dei beni del fratello Pallavicino avvenuta nel 1533.

Nel ramo di palazzo vecchio il controllo dei beni e diritti è nelle mani di Annibale e Pietro Francesco, figli di Alfonso e nipoti del Pietro Francesco, capostipite del ramo. L'atto di divisione di beni tra di essi risale al 1538; è la discendenza del secondo a perpetuare la linea ereditaria di Brignano, mentre ad Annibale sono assegnati i feudi di Saliceto (con il titolo comitale), Basaluzzo, Castelspina e Rho.

Al 1551 risale la divisione dei beni del ramo di palazzo nuovo tra i figli di Barnabò; il titolo di cofeudatario resta e spetta al primogenito tra di essi, Giovanni Battista. Per l'altro ramo il cofeudatario è in questo periodo il citato Pietro Francesco, nipote del suo omonimo capostipite del ramo.

La generazione successiva di palazzo nuovo procede con i due fratelli Francesco Bernardino e Galeazzo Maria, figli di Giovanni Battista. Questi vengono entrambi processati a fine Cinquecento e in particolare Francesco Bernardino subisce confische e bandi in seguito a delitti commessi: il fratello intraprenderà allora azioni per recuperare alcuni dei suoi beni. Da Galeazzo Maria hanno origine otto figli, tra maschi e femmine. Il primogenito, Girolamo, è abate di S. Ambrogio di Mozzanica e il titolo di cofeudatario passa al fratello Barnabò, il quale però muore in età relativamente giovane. L'abate Girolamo pertanto viene nominato tutore del nipote Barnabò Maria, che una volta maggiorenne diviene cofeudatario insieme al discendente del ramo di palazzo vecchio, Alfonso, figlio di Pirro e pronipote del precedente cofeudatario Pietro Francesco. Dopo Alfonso il titolo di cofeudatario per il ramo di palazzo vecchio passa al suo primogenito Francesco, canonico di S. Maria della Scala in Milano, che muore nel 1713.

Nel ramo di palazzo nuovo, la discendenza di Barnabò Maria si interrompe e la trasmissione del titolo viene fatta proseguire attraverso i discendenti di Ottone (fratello del bisnonno Giovanni Battista) fino al coevo Marc'Antonio. Anch'egli tuttavia non avrà discendenza utile ad acquisire i titoli, pertanto con la sua morte, nel 1716, si chiude la storia del ramo di palazzo nuovo. I beni vengono ereditati dagli esponenti coevi del ramo di palazzo vecchio, i figli di Alfonso. Oltre a Francesco, di cui si è già scritto, Alfonso ha altri quattordici figli: tra essi due figli maschi naturali e nove figlie e cofeudatari divengono pertanto i soli altri tre figli maschi, Pirro, Annibale e Luigi. Tra di essi, il titolo passa alla discendenza di Annibale, con il figlio Alberto, e da questo ai tre figli Francesco, Alfonso e Antonio. L'ultimo periodo per il quale si hanno riscontri documentari all'interno dell'archivio concerne i figli di Alfonso: Antonio, Cristina e Giacomo. La dinastia locale si chiude tuttavia nel 1892, con la morte di Antonietta Visconti Sauli.

[Si vedano in Riferimenti i file PDF relativi all'albero genelaogico e alle note biografiche a cura di Giampiero Carotti e Francesca Berardi]

Compilatori
Carotti Giampiero, Archivista
Berardi Francesca, Archivista