Il funzionamento dei campi attraverso le immagini. Due esempi emblematici: Auschwitz e Mauthausen
- Auschwitz
La costruzione del complesso di Auschwitz, il più esteso tra quelli creati dal regime nazista (situato a 37 km a ovest di Cracovia, in Polonia), cominciò nel maggio 1940.
Tra il 1940 e il 1945 si calcola che vi siano state deportate un milione e trecentomila persone e vi sia stato più di un milione di morti. A cominciare dal 1942 e dalla cosiddetta «soluzione finale della questione ebraica» (conferenza di Berlino-Wannsee) si intensificarono i trasporti di massa degli ebrei, e le camere a gas di Birkenau, con l’uso dello Zyklon B, assunsero un ruolo decisivo nell’annientamento degli ebrei d’Europa. Tra il 1942 e il 1944 furono creati altri trentanove campi minori.
Verso la metà di gennaio del 1945, all’avvicinarsi delle forze sovietiche, le SS distrussero le camere a gas ancora funzionanti e cominciarono con l’evacuazione del campo, obbligando circa sessantamila prigionieri a marce forzate, «marce della morte», nelle quali morirono circa quindicimila prigionieri.
Il 27 gennaio 1945 l’esercito sovietico entrò ad Auschwitz, liberando i circa settemila prigionieri rimasti, sopravvissuti, ma per la maggior parte in gravi condizioni di infermità.
Album Auschwitz
L’attività di questo campo è documentata da un album fotografico di rilevanza mondiale: Album Auschwitz. Si tratta di una sorta di servizio fotografico realizzato dalle SS. Circa duecento fotografie documentano una giornata «tipo» vista dagli occhi degli aguzzini: l’arrivo, la selezione, la confisca dei beni e le fasi precedenti l’eliminazione fisica di un trasporto di ebrei, arrivato nel maggio 1944 alla banchina di Birkenau, dopo essere partito dall’Ungheria (Beregovo, Bilke e altre zone della regione). Le foto furono scattate da Bernhard Walter, responsabile dell’Ufficio Identificazioni di Auschwitz e dal suo assistente Ernst Hofmann.
La storia straordinaria di questo album sta nel fatto che a salvarlo e poi a farlo conoscere al mondo è stata una deportata ebrea, Lili Jacob (1926-1999), unica sopravvissuta della sua famiglia, che da Auschwitz, arrivata nel maggio del 1944, come testimoniano le foto in cui lei stessa si è riconosciuta, fu trasferita poi nel dicembre 1944 nel campo di Gross Rosen e infine nelle ultime settimane di guerra nel campo di Dora-Mittelbau, dove trovò l’album. Nel 1980 Lili lo ha donato allo Yad Vashem.
«L’Album Auschwitz è un ottimo esempio di come la visualità fotografica possa servire da fonte di riferimento e strumento di ricerca essenziale […] La testimonianza oculare della macchina fotografica aiuta a identificare le persone ritratte nell’album. […] La macchina fotografica ha contribuito anche all’identificazione del nazista Stefan Baretzki, ritratto in piedi sul binario […] e lo si è potuto processare a Francoforte. Le fotografie dell’album e le relative didascalie ci offrono un ottimo esempio di come si possa manipolare una fotografia che è un documento storico. Qui le immagini sono usate secondo i classici standard di camuffamento dei nazisti e non fanno alcun cenno alla “soluzione finale”. Le fotografie dell’album sono l’unica prova dell’arrivo dei deportati al campo di sterminio di Auschwitz. La maggior parte delle persone ritratte non figurano nei documenti scritti, nei numeri, né negli elenchi dei prigionieri identificati. Negli archivi del campo non resta alcuna traccia delle donne, dei bambini e degli anziani che furono giudicati “inabili al lavoro”. Dal punto di vista dei nazisti, l’Album Auschwitz è un riassunto del capitolo che nel loro lessico aberrante è noto come “reinsediamento degli ebrei ungheresi”. Per la storia ebraica, è una prova che documenta lo sterminio di quasi mezzo milione di ebrei ungheresi» (Album Auschwitz, Nina Springer-Aharoni, p. 107).
- Mauthausen
Il campo di concentramento di Mauthausen fu aperto l’8 agosto del 1938, appena cinque mesi dopo l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al Reich tedesco. Il campo si presenta come una fortezza di pietra costruita dai prigionieri in cima alla collina che sovrasta la piccola cittadina di Mauthausen. Questa zona fu scelta come sede di un campo di concentramento, per la sua vicinanza con la cava di granito, all’interno della quale i prigionieri furono impiegati nel lavoro forzato per una ditta che produceva materiale da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali della Germania nazista.
I primi trecento deportati provenivano da Dachau e, come tutti i prigionieri della fase iniziale, erano oppositori politici, nemici della Germania nazista da punire con il lavoro forzato, le torture, la malnutrizione e altri trattamenti disumani. I deportati che giunsero in seguito appartenevano a diverse nazionalità: c’erano polacchi, ungheresi, spagnoli, sovietici, francesi, belgi, olandesi, italiani. Vi erano anche numerosi ebrei, Rom e Sinti e «triangoli rosa», ovvero prigionieri internati per il loro orientamento omosessuale.
Il lager di Mauthausen è anche noto per un altro terribile strumento di sterminio: la Scala della morte. Si tratta di cento e ottantasei gradini che collegano il lager, situato sulla parte superiore della collina, con la cava di granito sottostante. I deportati erano costretti a percorrere i gradini sconnessi e di diversa altezza portando sulle spalle pesanti blocchi di pietra, caricati su «zaini» di legno.
Delle oltre centonovantamila persone che si stima siano state rinchiuse a Mauthausen e nei suoi campi satellite, circa novantamila vi trovarono la morte. Oltre diecimila deportati furono uccisi nella camera a gas presente nel campo centrale.
Mauthausen fu l’ultimo campo nazista a essere liberato dall’esercito americano il 5 maggio 1945. Durante tutto il 1944 vi confluirono moltissimi prigionieri da altri campi, situati soprattutto a est e precedentemente evacuati per l’arrivo degli Alleati.
Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre 2020 [cm]