Castello di Scaldasole
Scaldasole (PV)
Indirizzo: Piazza Castello (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Scaldasole (PV)
Tipologia generale: architettura fortificata
Tipologia specifica: castello
Configurazione strutturale: E', tra le architetture fortificate medioevale, una delle più significative della provincia di Pavia e dell'intera regione: in muratura di laterizio a vista, è composta da un castello e da un ricetto. Tale tipologia edilizia, unica nel panorama lombardo, è frequentissima nel vicino Piemonte. L'ingresso alla fortificazione avviene attraverso la torre del ricetto, che era munita di ponte levatoio e di ponticella pedonale, di cui sono rimaste le tracce nella muratura. Il complesso edilizio è caratterizzato da sette torri medioevali, le volte e i camini rinascimentali, alcune sale ottocentesche, l'elegante portico dalle linee bramantesche inserito in epoca rinascimentale sul lato settentrionale e la loggia, i lunghi spalti merlati del ricetto ed, infine, la cappella del XVI sec.
Epoca di costruzione: inizio sec. XV - seconda metà sec. XVI
Descrizione
Il complesso monumentale di Scaldasole, una delle presenze d'architettura fortificata medioevale più significative della provincia di Pavia e dell'intera regione, è composto da un castello e da un ricetto. Tale tipologia edilizia, unica nel panorama lombardo, è frequentissima nel vicino Piemonte. Il Castello presenta l'impianto tipico delle fortificazioni viscontee di pianura, con i corpi di fabbrica distribuiti intorno ad un cortile centrale rettangolare - con al centro un pozzo in laterizio - e delimitato da torri angolari munite di merlatura esterna, di fossato e barbacane con un ponte levatoio all'ingresso. L'edificio si distingue per la presenza, a sud, del ricetto che risulta costituito da tre corpi di fabbrica uniti al castello con due torri gemelle ed una centrale in corrispondenza dell'ingresso orientale. La costruzione attuale è il risultato di una serie di interventi dovuti ai diversi feudatari e proprietari che si susseguirono nella gestione di Scaldasole. In particolare al cardinale Tolomeo Gallio (1527-1607), si devono la sistemazione del fastoso giardino di cui oggi restano solo due grandi magnolie, le scuderie vicino all'ingresso nord, ancora ben conservate e la cappella oratorio. Altri ambienti di notevole interesse sono: la quattrocentesca Camera Longa dove il feudatario amministrava la propria giurisdizione e dove il Consiglio della Comunità locale si riunì fino all'inizio del XIX secolo; la sala da ballo in stile Luigi Filippo affrescata nel 1846; la biblioteca con volumi di storia pavese e lombarda, la Camera degli orologi e la Camera Turchina che oggi ospita il Museo archeologico. All'interno del ricetto sono esposte carrozze del XIX secolo, splendidamente conservate, un'armatura medievale ed una raccolta di armi d'epoca.
Notizie storiche
Le prime presenze fortificate nel luogo di Scaldasole risalgono forse ai secoli XII e XIII. Il castello fu riedificato in epoca viscontea ad opera della famiglia Folperti, a cavallo tra Trecento e Quattrocento, inglobando parte delle antiche strutture in particolare la poderosa torre maestra, visibile dalla corte. Nel 1404 Ardengo Folperti, alto dignitario visconteo ed appartenente ad una nobile famiglia pavese, fece erigere il ricetto dagli architetti Milanino de Saltariis, Bernardo e Martino de Soncino, assegnandogli la funzione di piazza d'arme e di rifugio popolare, mentre il castello divenne la dimora signorile. Nella seconda metà del secolo i marchesi Malaspina, nuovi feudatari di Scaldasole, sotto i quali l'edificio raggiunse il massimo splendore, lo abbellirono con un portico ed una loggia. Importanti interventi furono attuati nel castello anche alla fine del XVI secolo per volontà del Cardinale Tolomeo Gallio, segretario alle lettere ed ai brevi di papa Pio IV e, successivamente, segretario di Stato di Gregorio XIII, che lo acquistò dal conte Rinaldo Tettoni (1577). Gli eredi del cardinale, i Gallio Trivulzio duchi d'Alvito, mantennero il castello fino al 1799, quando fu alienato in favore del loro livellario Carlo Brielli il quale, tre anni dopo, lo diede in investitura perpetua al nobile Giovanni Antonio Strada di Garlasco la cui famiglia detiene ancora oggi la proprietà.
Il castello ospita oggi l'importante raccolta archeologica di Antonio Strada (1904-1968), ispettore onorario alle antichità e ai beni librari per la Lomellina, che comprende reperti di varia tipologia dall'età neolitica al periodo longobardo rinvenuti grazie a scavi condotti tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. Antonio Strada (1904 – 1968), infatti, diede destinazione unitaria ad una raccolta archeologica di oltre 400 reperti, conservata ed esposta per decenni nel castello di Scaldasole, che contribuì pure ad alcune mostre temporanee con dei prestiti: Ori e Argenti dell’Italia Antica al palazzo reale di Milano nel 1962 (coppa di Aristeas), Vetri romani in Lombardia all’arengario di Milano nel 1964 (coppa di Aristeas ed altri vetri), Longobardi e la Lombardia al palazzo reale di Milano nel 1978 (5 vasi in ceramica) e Ennion: master of roman glass al Metropolitan Musem of Art di New York e al Corning Museum of Glass nel 2014 e 2015 (coppa di Aristeas). La raccolta era in parte di proprietà demaniale, di cui Antonio Strada era custode in qualità di ispettore onorario alle antichità per Lomellina (e che fu resa dai suoi figli alla Soprintendenza archeologica di Milano, terminate le attività ricognitive ed inventariali, nel 1993) e in parte era di proprietà privata, che, con riferimento ai soli ritrovamenti in scavi del territorio lomellino, fu dichiarata di eccezionale interesse artistico e storico dalla Direzione generale dell’Ufficio centrale per i beni ambientali, archeologici, architettonici, artistici e storici del Ministero per i beni e le attività culturali nel 1999. I reperti dichiarati di eccezionale interesse furono trasferiti nel 2022 al Museo archeologico nazionale della Lomellina nel castello di Vigevano a seguito di espropriazione per pubblica utilità attuata dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del medesimo Ministero per meglio promuoverne la pubblica fruizione e la conoscenza a cura della Direzione ministeriale del Polo museale della Lombardia. È rimasta in possesso degli eredi la restante parte della collezione.
Testimonianza della vocazione prettamente agricola della Lomellina, non lontano dal castello sorge anche una cascina, edificata tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XX, sulla base del tradizionale modello a corte chiusa e sede di un'azienda agricola organizzata in tre settori contigui: le abitazioni coloniche a nord, i magazzini con gli essiccatoi a ovest e, infine, le stalle e gli orti a sud.
Uso attuale: intero bene: abitazione; intero bene: agricolo
Uso storico: intero bene: difensivo
Condizione giuridica: proprietà privata
Riferimenti bibliografici
Conti F./ Hybsch V./ Vincenti A., I castelli della Lombardia, Novara 1990, [vol. 1], pp. 168-169
Merlo M., Castelli, rocche, case-forti, torri della Provincia di Pavia, Pavia 1971
Cipolla C.M., Architettura e storia sociale. Il Castello..., in "Bollettino Storico Pavese", Pavia 1945, in "Bollettino Storico Pavese"
Conti F./ Hybsch V./ Vincenti A., I castelli della Lombardia, Novara 1990, [vol. 1], pp. 168-169
Merlo M., Castelli, rocche, case-forti, torri della Provincia di Pavia, Pavia 1971
Cipolla C.M., Architettura e storia sociale. Il Castello..., in "Bollettino Storico Pavese", Pavia 1945, in "Bollettino Storico Pavese"
Credits
Compilazione: Mascione, Maria (1999)
Aggiornamento: Marino, Nadia (2016); Ribaudo, Robert (2016)
Descrizione e notizie storiche: Nava, Valentina
Fotografie: Ardiani, Paolo
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00227/
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