Compreso in: Tempio civico dell'Incoronata - complesso, Lodi (LO)
Tempio civico dell'Incoronata - complesso
Lodi (LO)
Indirizzo: Via Incoronata, 45 - Lodi (LO)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: L'edificio è a pianta ottagonale, con sette cappelle a pianta trapezoidale e una cappella maggiore cruciforme, tutte sormontate da un matroneo. Le pareti sono in laterizio; la copertura è costituita da una cupola ottagonale, il cui estradosso è nascosto da un tetto in piombo. Alla facciata è addossato un portico ottocentesco a tre arcate, sormontato da una loggia a sei arcate e affiancato a sinistra da un campanile a cinque piani
Epoca di costruzione: post 1488 - ante 1489
Autori: Battagio, Giovanni, progetto; Dolcebuono, Gian Giacomo, costruzione / progetto campanile; Ambrogio da Fossano detto Bergognone, decorazione cappella dell'altare; Maggi, Lorenzo, costruzione campanile; Gerolamo da Comazzo, decorazione; Pedoni, Cristoforo, costruzione pavimento; Piazza, Cesare, decorazione interno; Piazza, Callisto, decorazione interno; Piazza, Scipione, decorazione interno; Fontana, Carlo, costruzione abside; Legnani, Stefano, decorazione coro e abside; Lanzani, Andrea, decorazione coro e abside; Della Chiesa, Giovanni, decorazione interno (cappelle S. Anna e Giovanni); Brambilla, Ferdinando, decorazione secondo ordine; Lorenzini, rifacimento fregi; Caremi, Antonio, rifacimento fregi; Madorati, G., restauro dipinti; Truzzi, Afrodisio, progetto completamento facciata; Della Chiesa, Matteo, decorazione interno; Piazza, Martino, decorazione interno; Piazza, Alberto, decorazione interno; Piazza, Fulvio, decorazione interno; Bignami, Osvaldo, decorazione portico
Comprende
- Tempio civico dell'Incoronata, Lodi (LO)
- Sacrestia (ex) del Tempio civico dell'Incoronata, Lodi (LO)
- Sacrestia del Tempio civico dell'Incoronata, Lodi (LO)
- Palazzo del Monte di Pietà, Lodi (LO)
Descrizione
Scrigno sontuoso, esuberante di ornati all'interno, chiuso esternamente nella lucida sobrietà del prisma ottagonale, il tempio lodigiano si pone come episodio di fondamentale significato architettonico nell'ultimo Quattrocento lombardo, per il fatto di tradurre, in forme pienamente rinascimentali e attraverso la mediazione bramantesca, la semplicità strutturale e la densa simbologia delle piante centrali paleocristiane, così ricorrenti nella Milano del tempo di Ambrogio, ma anche nei battisteri romanici lombardi. L'esterno dell'edificio, per l'esaltazione della nuda massa muraria scandita dalla sequenza orizzontale dei piani, sembra confrontabile con il tiburio di S. Maria dei Miracoli presso S. Celso a Milano, riconducibile al Dolcebuono. Il volume compatto dell'ottagono è strutturato in verticale dallo slancio dei pilastri piegati a libro, riequilibrato dalla copertura piramidale a falde che culmina nella lanterna e si raccorda alla severa massa muraria sottostante per mezzo della fine invenzione della balaustra, aerea struttura a colonnine ed eleganti pinnacoli angolari. All'interno del tempio sono molteplici i richiami alla bramantesca sagrestia di S. Maria presso S. Satiro, nella sequenza delle cappelle trapezoidali, uguali fra loro, aperte su ciascun lato dell'ottagono di base; nella ricerca dell'effetto illusionistico di profondità attraverso l'ardito scorcio dei cassettoni nelle volte a botte della cappella; nelle paraste piegate 'a libro' che inquadrano gli arconi delle cappelle stesse e le bifore del secondo ordine; negli oculi posti alla base della cupola e nelle lunette di fondo delle cappelle; infine nei tondi modellati con intense teste in terracotta dipinta, collocati nelle vele degli archi di ingresso alle cappelle, opera probabile del De Fondulis.
Il rigore metrico della struttura, ammorbidito dall'uso sapiente degli effetti luministici e dal dinamismo indotto dall'ampliamento illusionistico dello spazio delle cappelle, qualificano l'interno del tempio al pari dello straordinario apparato decorativo, solo in parte originario ma frutto di un progetto fortemente unitario e spiccatamente orientato in senso 'moderno'. Il recente recupero e restauro dell'immagine miracolosa della Vergine che fu all'origine della costruzione ha consentito di ipotizzare che l'opera sia stata radicalmente ripensata in occasione del trasferimento sull'altar maggiore della chiesa, avvenuto nel 1494. È possibile che tale prestigioso intervento rientrasse nel progetto decorativo per l'interno della chiesa che fu affidato nel novembre del 1497 ad Ambrogio Bergognone. La cappella maggiore dell'Incoronata veniva così a configurarsi come uno dei più prestigiosi complessi decorativi della Lombardia rinascimentale.
Incentrate, come già detto, sulla figura di Maria e sul tema dell'Incarnazione di Cristo, le tavole bergognonesche offrono una perfetta sintesi stilistica di cinquant'anni di Rinascimento in Lombardia, per le forti radici foppesche, l'eredità ormai matura di quel naturalismo affettuoso e intimistico che aveva caratterizzato il ventennio precedente, le molte tangenze con l'esperienza franco-fiamminga, e per la chiara apertura nella direzione di quel pacato classicismo che, nell'ultimo decennio del Quattrocento, un po' in tutta Italia, precede, annunciandoli, gli imminenti sviluppi della 'Maniera moderna'.
L'attività quarantennale di Callisto Piazza, rientrato a Lodi nel 1529 dopo il lungo soggiorno bresciano, qualificò profondamente l'assetto decorativo dell'Incoronata, determinando quella sostanziale omogeneità visiva che tuttora permane; tale fatto testimonia di una precisa volontà dei Fabbricieri dell'Incoronata ad aggiornare rapidamente la decorazione dell'edificio sulla base delle più moderne tendenze della pittura settentrionale.
I lavori di fine Seicento, relativi in particolare alla zona del coro, si configureranno infatti come una delle prime occorrenze lombarde del gusto rococò.
Notizie storiche
Avvenne dunque, nel settembre 1487, che un'immagine affrescata della Madonna, posta sul muro esterno di una casa di via Lomellini, nel centro medievale della città, parlasse, ammonendolo, al frequentatore di una vicina casa di piacere e che, qualche giorno più tardi, guarisse miracolosamente un nobile lodigiano. L'anno seguente, 1488, ottenuto il consenso del vescovo Carlo Pallavicino e del duca di Milano Ludovico il Moro, i lavori iniziarono con lo sgombero dell'area e la posa della prima pietra del santuario. In realtà da almeno un decennio il consiglio comunale andava manifestando la volontà di 'bonificare' il centro cittadino in modo che "el loco disonesto qual è sopra la piaza, e si può dire nel più bel transito della città, per più honestade sia tolto via, et posto in altro luoco più comodo et apto ad simile cosa". Venne così a determinarsi la spinta necessaria alla costruzione del maestoso tempio, la cui direzione fu affidata al lodigiano Giovanni Battagio. Nell'aprile 1489, dopo un collaudo delle strutture di fondazione condotto da Gian Giacomo Dolcebuono e Lazzaro Palazzi, il Battagio fu misteriosamente allontanato dal cantiere, la cui direzione passò allo stesso Dolcebuono, che condusse la fabbrica a completamento in tempi assai veloci, ultimando la cupola nell'aprile 1491. Il primo intervento decorativo all'interno del tempio fu, nel gennaio 1494, il solenne trasporto dell'affresco miracoloso della Vergine, collocato sull'altar maggiore. Una conferma delle forti istanze civili e sociali che, nella vicenda costruttiva del santuario lodigiano, si intrecciarono ai significati religiosi e devozionali, venne dall'istituzione di una Scuola o Confraternita dell'Incoronata (1497) e dalla fondazione, nel 1512, da parte della Scuola stessa, del Sacro Monte di Pietà, che ebbe sede in ambienti attigui alla chiesa.
A partire dal 1496 e per tutto il primo ventennio del Cinquecento il responsabile tecnico della fabbrica è l'ingegnere lodigiano Daniele Gambarino, impegnato in opere lignee e murarie di non rilevante entità, mentre per la progettazione dello snello campanile viene richiesta la consulenza del Dolcebuono (1501). L'ultimo tratto della vicenda costruttiva rinascimentale dell'Incoronata prevede, entro la metà del Cinquecento, la conclusione del lungo iter realizzativo della balaustra esterna in marmo chiaro, detta anche 'ghirlanda'.
Frattanto, a partire dagli ultimi anni del Quattrocento, l'interno cominciava a essere decorato dal Bergognone e da Antonio Raimondi; entro il sesto decennio del Cinquecento l'attività feconda della bottega dei Piazza avrebbe rapidamente completato la sontuosa veste policroma dell'edificio. Se gli interventi seicenteschi (in particolare l'apertura di un lato dell'ottagono in corrispondenza dell'altar maggiore per la creazione del coro) non alterarono nella sostanza l'originario impianto architettonico e gli equilibri spaziali del tempio, il suo attuale assetto interno - specie nella parte della cupola e del matroneo - e alcuni elementi esterni come la facciata su strada e la lanterna sono invece il risultato delle radicali trasformazioni operate, tra accese polemiche, nel corso dell'Ottocento, sotto la direzione dell'architetto della Fabbrica del Duomo di Milano Pietro Pestagalli. Tra il 1989 e il 1995 Rosa Auletta Marrucci ha diretto un ciclo di lavori finalizzati alla conservazione dell'intero organismo architettonico, nelle sue parti originarie come in quelle di restauro.
Uso attuale: intero bene: tempio civico
Uso storico: intero bene: santuario
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Accessibilità: Apertura:
Annuale
Pagamenti
Ingresso gratuito
Per informazioni:
Tel: 0371 55251
Come raggiungerci
Treno: Lodi
Autostrada: da MI SP 40 dir. Binasco
Museo del Tesoro dell'Incoronata
Via Incoronata, 23
26900 Lodi
(ingresso dal Tempio dell'Incoronata)
Tel. 320.7541722
Apertura: domenica ore 15.00 -18.00, giorni feriali su prenotazione
Ingresso: gratuito
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Soluri, P. (2000)
Aggiornamento: Soluri, P. (2001); Caspani, Pietro (2015)
Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Bonelli, Daniele
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1n040-00086/
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