Santuario della Madonna di Tirano
Tirano (SO)
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Indirizzo: Piazza Basilica (Nel centro abitato, isolato) - Madonna di Tirano, Tirano (SO)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: L'edificio mostra uno stile tra puro rinascimento e gusto barocco. La pianta è a croce latina dalla quale si distinguono il coro con l'abside e, su robusti pilastri, le tre navate, divise in altrettante campate dalle volte a crociera, l'ultima delle quali alta a formare il transetto, al cui centro si apre la cupola.
Epoca di costruzione: post 1505 - ante 1528
Autori: Rodari, Giacomo, progetto; Rodari, Tommaso, progetto; Della Scala, Alessandro, decorazione plastica portale principale; Bianchi, Pompeo, costruzione tiburio e cupola; Marni, Pietro da Bormio, completamento campanile
Descrizione
Le origini
Mancano notizie certe sulle maestranze che lavorarono al ricco apparato decorativo del santuario: delle sculture che interamente rivestono l'edificio all'interno e all'esterno, infatti, i documenti non parlano mai. La sola certezza è il legame, assai stretto, che unisce scultura e architettura: per questo, e per l'innegabile affinità che lega il repertorio ornamentale del santuario di Tirano a quello usato, d'abitudine, nella bottega di Tommaso Rodari e dei suoi fratelli, la maggior parte dei commentatori propone di attribuire le parti più antiche della decorazione alla vasta bottega, appunto, degli artisti ticinesi. Appartengono a questa prima fase i due portali minori, forse le prime opere di scultura realizzate; e appartengono, infine, al repertorio rodariano i motivi decorativi delle candelabre che ornano le lesene. All'ambito rodariano, e allo stesso tempo, appartengono probabilmente anche le formelle collocate all'imposta degli archi, scolpite con figure di Profeti e personaggi biblici; e lo stesso vale per l'altra serie di formelle, con profili all'antica e busti di personaggi in abiti contemporanei, poste al livello della trabeazione.
La cappella della Madonna, aperta sulla prima campata a sinistra, è il luogo più importante del santuario, dal punto di vista simbolico. Già conclusa, senz'altro, alla data della consacrazione ufficiale dell'edificio, nel 1528, era probabilmente a uno stadio avanzato di costruzione nel 1519, quando i fabbricieri avevano commissionato a Giovan Angelo e Tiburzio del Maino l'altare ligneo che i due scultori consegnarono, poi, nel 1524; e che conosciamo, oggi, solo grazie alla descrizione delle fonti.
Di quell'altare, infatti, resta la morbida ed elegantissima statua della Madonna, ricca di sottili assonanze con le riflessioni sul classicismo che andavano svolgendo, a Milano, in quegli anni, Bambaja e Cristoforo Solari; uno degli esiti più alti, secondo la critica, della produzione dei Del Maino; resta, inoltre, il gruppo che mette in scena la leggenda dell'apparizione miracolosa della Vergine a Mario Omodeo, posto nello scurolo che si apre nel retro dell'altare. L'ancona lignea fu smontata e forse distrutta nel 1798, quando i funzionari della Repubblica Cisalpina vollero asportare le lamine d'argento che, alla fine del XVII secolo, si era deciso di sovrapporre all'antica struttura: pochi anni dopo, nel primo Ottocento, i deputati della fabbrica ordinarono a Gabriele Longhi l'altare attuale, in marmo .
Nulla sappiamo, invece, degli autori delle sculture, d'altissima qualità, che interamente ricoprono la cappella. Alessandro Rovetta di recente (2000) ha proposto di accostare le figure di Sante e Profeti al morbido gusto moderno, tra Bambaja e Del Maino, che Alessandro della Scala mostra nel delicato rilievo votivo dedicato alla Madonna col Bambino e santi, firmato dall'artista e datato 1519: un tempo collocato all'esterno del santuario, il rilievo è ora conservato nella sagrestia . La data, e l'ambito culturale sono gli stessi in cui si muove Della Scala, la mano, però, a cui si devono le sculture e i preziosi rilievi a motivi ornamentali della cappella, sembra diversa, per l'attenzione minuziosamente descrittiva ai dettagli e soprattutto per la resa delle figure, meno flessuosamente tornite, più plastiche e pesanti.
Un'opera ancora lascia Alessandro della Scala nel santuario di Tirano, oltre al San Giovanni Battista del fonte battesimale che gli è attribuito : il portale maggiore, che reca scolpite la sua sigla e le date 1530 e 1534, e che mostra l'identica, finissima qualità del rilievo votivo del 1519 e una personalità d'artista ormai pienamente matura, per la straordinaria morbidezza nella lavorazione del marmo, per l'estroso repertorio di motivi decorativi di gusto classicista, assai vicino a quello del Bambaja.
Tra Controriforma e Barocco
La funzione importante affidata alla musica liturgica nel contesto del rinnovamento pastorale post-tridentino è significativamente attestata a Tirano dalla monumentalità e dal prestigio artistico dell'organo, che per imponenza di dimensioni, ricchezza e qualità degli apparati decorativi lignei ad intaglio trova in Valtellina un rivale solo nel più tardo organo settecentesco del santuario della Madonna delle Grazie di Grosotto. Lunga e laboriosa la genesi della macchina d'organo tiranese: la parte strumentale fu realizzata dagli organari bresciani Domenico e Tomaso Meiarini fra il 1608 e il 1613, mentre ad un altro bresciano, l'inta- gliatore Giuseppe Bulgarini, venne commissionata la cassa, portata a termine fra il 1608 e il 1617, in cui il rigore dell'impianto architettonico impostato sull'ordine gigante è pressoché sopraffatto dalla profusione eccessiva degli ornati. Dopo una pausa di alcuni decenni, l'intagliatore Giovan Battista Salmoiraghi, originario di Legnano, veniva incaricato nel 1638 dei rilievi della cantoria; il rilievo centrale, con l'Adorazione dei pastori, fu ultimato nel 1640, i due laterali, con l'Adorazione dei Magi e la Circoncisione, furono oggetto di un secondo contratto, stipulato nel 1650. Il Salmoiraghi, in rapporto con la più celebrata bottega di intagliatori milanesi del Seicento, quella di Carlo Garavaglia (il cui capolavoro è il coro dell'abbazia cistercense di Chiaravalle), è maestro dotato di un'eccezionale perizia tecnica, come indica il modellato energico e robusto dei telamoni che scandiscono le partizioni della cantoria e la costruzione virtuosistica delle Storie mariane su più piani, dall'altorilievo allo stiacciato; la sua cultura figurativa ancora sostanzialmente tardomanieristica è solo marginalmente sensibile al nuovo indirizzo barocco che si veniva affermando sullo scorcio degli anni Trenta e negli anni Quaranta del Seicento nell'ambiente milanese. Complemento dell'organo è lo smisurato telero della Incoronazione della Vergine del pittore bormino Carlo Marni, firmato e documentato al 1650-51: una composizione enfatica e ridondante, in cui la celebrazione mariana nella gloria paradisiaca si intreccia con la esaltazione della musica liturgica (cui alludono gli angeli musicanti e le due figure sovrapposte di santa Cecilia all'organo e di Davide con l'arpa), mentre nella variegata folla di Santi assiepata in basso si riconoscono i Padri della Chiesa Ambrogio, Gregorio Magno, Gerolamo e Agostino, i titolari di varie chiese locali ed esponenti degli ordini religiosi - Francescani, Domenicani, Agostiniani, Gesuiti - presenti nel territorio. Se il valore artistico non è particolarmente elevato, il telero, che tuttora viene srotolato come un sipario a coprire le canne nei periodi liturgici in cui l'organo non viene suonato, con un meccanismo teatrale di vivo sapore barocco, riveste un rilevante interesse iconografico: la didascalica sottolineatura del ruolo di intermediazione tra i fedeli e la divinità affidato alla Chiesa, ai santi e alla Vergine riafferma uno dei cardini della dottrina cattolica, con un efficace messaggio visivo che si pone in esplicita polemica con le dottrine riformate.
Notizie storiche
Le origini
La storia del santuario della Madonna di Tirano comincia, come d'abitudine per i santuari mariani, con la leggenda di un miracolo: secondo l'anonimo cronista del Libro dei Miracoli, all'alba del 29 settembre 1504, la Madonna apparve al nobile Mario Omodeo che si stava recando in alcune sue terre poco fuori città, e gli ordinò di costruire lì, nel luogo del loro incontro, un tempio a lei dedicato (Bormetti, 1996). Il santuario fu fondato pochi mesi dopo, il 25 marzo 1505, quando giunse l'autorizzazione del vescovo di Como.
È anonimo, per noi, l'architetto che progettò il santuario, e che diresse la costruzione. Le fonti prima, e poi la letteratura artistica moderna, hanno proposto ipotesi diverse, scegliendo tra i maggiori architetti attivi in Lombardia nei primi anni del Cinquecento. Giussani (1926) per primo, seguito poi dalla maggior parte della letteratura, assegna il santuario a Tommaso Rodari, architetto e scultore ticinese, ben documentato, come è noto, nel cantiere del Duomo di Como. Alla cultura del Duomo di Como, e particolarmente della tribuna, rimandano, secondo gli studiosi, le ampie e armoniose proporzioni del transetto, che ha l'identica larghezza dei fianchi dell'edificio, e del coro absidato, e il nitido incastro di volumi, di rigorosa geometria e di chiara ascendenza bramantesca, che caratterizza l'esterno del santuario e che suggerisce, soprattutto nella visione posteriore, l'idea di un edificio a pianta centrale (Bormetti, 1996; Rovetta, 2000). Ben si adatta, poi, al profilo di un architetto-scultore, come è appunto Rodari, lo stretto legame tra scultura e architettura, evidentemente progettate secondo un disegno unitario, nel santuario di Tirano. E' necessario, tuttavia, precisare che non è del tutto chiara, ancora oggi, la parte che spetta al Rodari nella realizzazione del Duomo di Como, se d'invenzione o solo esecutiva di progetti ideati da altri. Alcuni interventi recenti hanno sottolineato che Tommaso Rodari, probabilmente, della tribuna di Como, non diresse neppure la costruzione, anche se restò al servizio del cantiere fino al 1526.
La perdita dei libri contabili degli anni tra il 1505 e il 1513 non permette di ricostruire con esattezza le fasi del cantiere: abbiamo però alcuni punti fermi grazie alle date scolpite sul portale meridionale e sul portale maggiore; nel 1506, l'anno d'esecuzione del portale posto sul lato sud del transetto, erano probabilmente già finiti i muri perimetrali; la data del portale maggiore, scolpito da Alessandro della Scala tra il 1530 e il 1534, segna la conclusione della facciata e il termine della prima parte dei lavori. Conosciamo, infine, l'anno della consacrazione ufficiale, che fu celebrata nel 1528 (Rovetta, 2000).
Il tiburio e la cupola furono costruiti assai più tardi, attorno al 1580: responsabile dei lavori è, secondo i documenti, Pompeo Bianchi, in quegli anni ingegnere nel cantiere del Duomo di Como: ma non è dato sapere se la scelta di lasciare a vista la cupola sia stata una sua idea, o se fosse già prevista nel progetto originario; e lo stesso problema si pone per l'ampio frontone semicircolare che conclude la facciata, di cui non conosciamo esattamente neppure la data d'esecuzione.
Tra Controriforma e Barocco
Dopo la grande stagione rinascimentale dei primi decenni del Cinquecento, il cantiere del santuario di Tirano rimane fermo per un quarantennio, per riprendere con determinazione nell'ultimo quarto del secolo, peraltro in un clima religioso e culturale fortemente mutato: la tensione ideologica e lo slancio riformistico che pervadono il clero e il laicato locale nell'età post-tridentina sono infatti all'origine del fervore di iniziative artistiche che si verifica tanto a Tirano, quanto in altri santuari mariani delle valli dell'Adda e della Mera, pur se talora di più antica fondazione: Gallivaggio (in Val San Giacomo), Morbegno (nel Terziere di sotto), Tresivio e Ponte (nel Terziere di Mezzo), Grosotto (nel Terziere di sopra). È un fervore destinato a protrarsi lungo il corso del Sei e del Settecento, con il coinvolgimento massiccio di maestranze forestiere, di origine in prevalenza comasca, intelvese e ticinese. In un territorio di frontiera confessionale in cui la contrapposizione tra cattolici e riformati conosce, fino alla stipulazione del capitolato di Milano (1639), momenti di aspra conflittualità, il ruolo dei santuari mariani, veri e propri baluardi simbolici della fede cattolica, è paragonabile a quello affidato, nelle finitime valli alpine lombarde e piemontesi, ai percorsi devozionali dei Sacri Monti. A Tirano, se la torre campanaria, eretta intorno al 1577, si mantiene nel solco della tradizione attraverso le fasce di archetti goticheggianti a sesto acuto che scandiscono i piani e attraverso i graffiti decorativi di gusto rinascimentale che rivestono le superfici, una svolta innovativa viene impressa al cantiere a partire dal 1580, in coincidenza - probabilmente non casuale - con la pur rapida visita al santuario del grande vescovo riformatore Carlo Borromeo, sceso dal passo dell'Aprica a Tirano in veste di visitatore apostolico. In tale anno, infatti, Pompeo Bianchi da Campione, ingegnere e stuccatore di cui è documentata l'attività nella cattedrale di Como e nel santuario di Saronno, fornisce il disegno del tiburio e della cupola, ultimati entro il 1587, quando alla sommità della lanterna viene collocata la statua del San Michele, opera dell'orafo Francesco Guicciardi, pochi anni prima autore, con il fratello Innocenzo, dello straordinario tabernacolo bronzeo della non lontana parrocchiale di San Maurizio a Ponte (1578), fedele e tempestiva traduzione delle Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiasticae borromaiche nella forma architettonica e nel programma iconografico
Uso attuale: intero bene: santuario
Uso storico: intero bene: santuario
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Accessibilità: Orario di apertura:
Tutti i giorni: ore 7.00 -12.15 e 14.30 -19.00
Nel mese di maggio: orario continuato il mercoledì, il sabato e la domenica
Da giugno a fine settembre: orario continuato per tutta la settimana dalle 7.00 alle 19.00
Tel.0342.701203 - Fax: 0342.711253
E-mail: santuarioditirano@diocesidicomo.191.it
http://www.vis.it/santuariomadonnaditirano
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Tonali, M.E. (2001)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2009); Ballarino, Elena (2014)
Descrizione e notizie storiche: Coppa, Simonetta; Monaco, Tiziana
Fotografie: Ballarino, Elena; BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1n110-00012/
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