Compreso in: Chiesa di S. Lorenzo - complesso, Chiavenna (SO)
Chiesa di S. Lorenzo - complesso
Chiavenna (SO)
Indirizzo: Piazza don Pietro Bormetti, 3 - Chiavenna (SO)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: La chiesa è preceduta da un portico con snelle colonne in pietra ollare costruito verso la fine del XVII secolo da mastri ticinesi in stile rinascimentale. Ogni volta a crociera era una cappella funebre delle famiglie nobili di cui si vedono ancora le lapidi e gli stemmi, mentre lo spazio oggi erboso, ove si innalza il cinquecentesco campanile, era il cimitero. L'interno della chiesa si presenta a tre navate voltate, interamente affrescato. Accanto nella canonica, è ospitato il Museo del Tesoro di S. Lorenzo dove sono conservate opere di oreficeria sacra romanica.
Epoca di costruzione: sec. XII
Comprende
- Chiesa di S. Lorenzo, Chiavenna (SO)
- Portico di S. Lorenzo, Chiavenna (SO)
- Campanile di S. Lorenzo, Chiavenna (SO)
Descrizione
Alla confluenza tra gli itinerari che portavano allo Spluga, al Settimo e al Maloja, fa pensare che la zona non sia rimasta estranea all'iniziale diffusione della nuova fede e all'impianto dei suoi primi edifici di culto.
La facciata ha mantenuto il profilo a salienti, con tracce del partito ad archetti pensili, mentre le prese di luce antiche - due oculi e tre aperture a forma di croce - sono visibili nel solaio.
Fu totalmente ricostruita, invece, la torre campanaria (1597-1603).
Sul lato sinistro della chiesa ma piuttosto distanziato e arretrato, il battistero, a pianta centrale cupolata con tre cappelle perimetrali. L'anno successivo alla demolizione si sarebbero poste le fondamenta dell'attuale edificio battesimale (1700-1740), allineato con la chiesa sul filo del porticato, ove ricollocare il fonte antico; probabilmente nel trasporto andranno perduti i peducci della vasca, raffiguranti - secondo la Visita Pastorale di Giovanni Ambrogio Torriani (6 luglio 1668) - il tetramorfo.
La vasca, un monolite in pietra ollare della vicina Valcondria del diametro di 1,80 m, presenta all'esterno, scolpiti a mezzo rilievo, i protagonisti dei riti della benedizione dell'acqua lustrale e del battesimo celebrati nella Veglia Pasquale, in sostanziale corrispondenza con l'Ordo Comensis, variante del rito romano con innesti dalla liturgia patriarchina - la diocesi di Como dipendeva dal patriarcato di Aquileia -, tramandatoci da un Sacramentario dell'xi secolo proveniente da S. Abondio (Como, Biblioteca Civica). Il tema, non frequentemente svolto sui fonti battesimali a favore di episodi cristologici o, in misura minore, veterotestamentari e santorali (Nordström 1984), viene messo in scena con particolare ricchezza di personaggi e accurata ricostruzione dei paramenti e della suppellettile.
Alla rappresentazione liturgica si aggiungono tre figure di contemporanei - un fabbro al lavoro presso un castello, un soldato di sentinella sulla torre e un elegante cavaliere con un falcone - che rappresenterebbero secondo alcuni gli ordines - artigiani, abitanti del contado, nobili - della nascente società comunale, secondo altri un delegato dell'imperatore che interviene alla Veglia Pasquale (il cavaliere) e una sorta di rappresentazione simbolica di Chiavenna e della sua nuova dignità di libero Comune (il gruppo con il fabbro e la sentinella nel complesso fortificato). Un'iscrizione sul collarino della vasca, terminante sul piatto orizzontale e in piccola parte illeggibile, ma restituita da un'imbreviatura del 1614, ne esplicita datazione e committenza.
Il fonte, cioè, risulta voluto e finanziato congiuntamente nel 1156 dalle magistrature cittadine di Chiavenna e di Piuro.
La creazione di un manufatto di tale valore simbolico - il battesimo coincideva con l'ingresso nella comunità dei cives - veniva a solennizzare, dunque, la raggiunta ricomposizione e il nuovo assetto dei rapporti fra i due maggiori centri della valle.
In parallelo al capitello con Storie dell'infanzia di Cristo proveniente da S. Abondio (Palazzo Volpi), di avanzato xii secolo, rivela un'iniziale apertura ai valori di più fresco naturalismo della contemporanea scultura emiliana di matrice wiligelmica, evidente nella caratterizzazione di alcuni personaggi (De Francovich 1937; Mossinelli 1995). Più radicalmente, però, la lezione di Wiligelmo appare assimilata nella concezione stessa del rilievo narrativo, interpretato come composizione pausata, con figure che emergono nitide dal fondo liscio, improntata a semplicità e limpidezza di visione; avrebbero mediato le novità elaborate nel cantiere del duomo di Modena maestranze lombarde attive nella Porta dei Principi e trasferitesi poi a Milano nel secondo quarto del secolo. I ripetuti soggiorni milanesi dei committenti del fonte, dettati dall'intento di sottoporsi all'arbitrato dei consoli della città, avrebbero dato loro l'occasione di venire a conoscenza delle tendenze più aggiornate della produzione scultorea in ambito padano.
Notizie storiche
Nel 973, quando a Novate Mezzola, la tomba di s. fedele è il fulcro della cristianizzazione dell'alto Lario, S. Lorenzo a Chiavenna, citata per la prima volta, è ancora una semplice chiesa.
I rapporti giurisdizionali tra le due si invertono in concomitanza con la perdita della funzione di martyrium della prima - a seguito della traslazione delle spoglie di san Fedele a Como (964) - e l'assorbimento nella pieve di Samolaco, e con la repentina ascesa di Chiavenna, tappa ricorrente del corteo imperiale in occasione delle discese in Italia di Ottone i (951, 961-64, 966-72), che la erige anche, per breve tempo, a contea autonoma rispetto ai confinanti vescovadi di Como e Coira. Nel 1042
S. Lorenzo è ormai chiesa plebana, ma forse già nel 1016, quando per la prima volta risulta retta da un arciprete.
Nella ricca trama di rapporti con l'entourage imperiale ottoniano va verosimilmente collocato l'arrivo di uno straordinario capolavoro erratico, la cosiddetta Pace di Chiavenna, coperta di Evangeliario con sontuosa ornamentazione in lamina d'oro sbalzata e filigranata, smalti cloisonné, pietre preziose e perle.
Agli inizi del XII secolo (1107, 1108) risalgono tracce documentarie di un amplificamentum della chiesa - gli interventi edilizi probabilmente sono ancora in corso negli anni Settanta (1176, 1179) - e della fondazione del battistero (1108); completava il complesso plebano romanico il campanile novum (1174). La chiesa, a tre navate concluse da tre absidi e preceduta da protiro, fu gravemente danneggiata nel 1538 da un incendio, che ne distrusse la copertura a capriate, e rimaneggiata in forme tardorinascimentali, con l'innalzamento dei muri perimetrali in pietra per impostarvi le volte (epigrafe del 1836) e la sostituzione degli originari pilastri cilindrici - se ne sono ritrovate due basi nel 1956 - con le attuali colonne.
L'assetto originario del battistero - o perlomeno quello risultante dal rinnovamento (aptacione) effettuato tra 1325 e 1327 - si può ricostruire a grandi linee grazie alle relazioni delle Visite Pastorali (1615, 1628, 1668, 1698) e alla testimonianza di un canonico di S. Lorenzo, Gian Giacomo Macolino (1653-1714), che aveva avuto modo di vedere l'edificio prima della sua demolizione (1699), decisa allo scopo di completare il quadriportico antistante la collegiata che avrebbe racchiuso il cimitero. La costruzione "doveva essere se non che antichissima [...] La rotonda, con il suo involto tutto a cupola, senza alcun lanternino era per altro di sito angustissimo, onde poteva piuttosto dirsi chiesuola che chiesa, tutta per attorno era sfondata da alquante cappelle ornate sul muro di sacre pitture, che dal tempo e dall'umidità erano tutte guaste [...]"; al centro vi era la vasca battesimale.
La sua esecuzione si deve certamente a una maestranza comasca, che prosegue il linguaggio fatto di piani ampi e volumi compressi e sinteticamente definiti degli apparati scultorei dei grandi cantieri tra fine XI e inizio XII secolo.
Le suppellettili liturgiche raffigurate sulla vasca battesimale trovano una suggestiva rispondenza in alcuni degli oggetti conservati nel Tesoro della Collegiata, a partire da due croci processionali, databili per i loro caratteri stilistici al xii secolo, seppure in due momenti successivi, e ascrivibili all'ambiente comasco.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente ecclesiastico
Credits
Compilazione: Brauer, I. (2001)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Maggioni, Chiara
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1n120-00106/
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