Compreso in: Villa Beccaria - complesso, Sala Comacina (CO)
Villa Beccaria - complesso
Sala Comacina (CO)
Indirizzo: Via Statale, 22,6 - Sala Comacina (CO)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Epoca di costruzione: metà sec. XVIII - inizio sec. XIX
Comprende
Descrizione
La villa, su tre piani, fu dunque edificata su una grande terrazza semicircolare affacciata sul lago. Essa è strutturata in un unico corpo di fabbrica con tre aperture in facciata.Il parco circostante su progetto dell'architetto Giuseppe Balzaretti, è articolato su due livelli principali: a macchia mediterranea nella parte superiore dove crescono boschetti di alloro, tigli e antiche piante di ulivo. Più in basso, intorno alla villa, prevale una vegetazione tipicamente lacustre con cedri e magnolie di svariate specie. Percorso il viale dei cipressi, si accede ad una piccola radura dove sorge il monumento funebre dei coniugi Giulio e Antonia Beccaria-Bonesana Curioni, eretto nel 1858 con una struttura a tempietto trabeato a sei colonne sormontato da una cupola semisferica sotto la quale si trova la statua di una giovane donna orante, opera dello scultore Bassano Danielli. È compresa nella proprietà un'antica darsena del XVII secolo.
Notizie storiche
Sporgente sulla punta formata dal torrente Premonte / campeggia la villa Beccaria, / somigliante ad un buon libro, / il quale mantiene più di quanto promette. Così iniziava Antonio Balbiani (Como, il suo lago, le sue valli e le sue ville, Milano, Pagnoni, 1877, p. 286) la descrizione dell'edificio eretto sull'estremità di una piccola penisola di fronte all'Isola Comacina dove Giulio, figlio di Cesare Beccaria, riceveva amici giuristi e filosofi. Con un termine dialettale il luogo era indicato in origine col nome "la Puncia" che ne rimarcava la posizione, protesa verso il lago dove sorgeva un'antica fortificazione collegata all'isola Comacina in modo da controllarne l'accesso.
Dopo la morte di Giulio, zio di Alessandro Manzoni, la villa passò a Cesare Cantù, letterato e patriota, e alla figlia Rachele, moglie di Angelo Villa Pernice, deputato al primo parlamento italiano di Firenze, che vi prese dimora stabile riunendovi un salotto letterario noto col nome di "Accademia dei pedanti". Alle riunioni dell'Accademia parteciparono personaggi illustri da Antonio Fogazzaro al duca Tommaso Gallarati Scotti ad Ettore Verga, storiografo e direttore dell'Archivio del Castello Sforzesco di Milano. Alla morte di Rachele Cantù, la villa passò in eredità a Rachele Martelli, moglie di Emilio de Marchi che qui scrisse Col fuoco non si scherza (1901), romanzo in gran parte ambientato nella villa stessa che da allora fu chiamata "Villa Rachele". Attualmente è di proprietà privata.
Un primo corpo di fabbrica è databile attorno alla metà del Settecento; i lavori di costruzione si interruppero probabilmente a causa delle incertezze del periodo napoleonico per essere completati ai primi dell'Ottocento, quando la villa assunse i caratteri oggi visibili.
Condizione giuridica: proprietà privata
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Paci, Giovanna (2006)
Aggiornamento: Galli, Maria (2010)
Descrizione e notizie storiche: Limonta, Tommaso; Paci, Giovanna
Fotografie: Mussi, Lorenzo
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1q030-00016/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).