Villa Sola Busca - complesso

Tremezzina (CO)

Indirizzo: Strada Statale 340 - Tremezzina (CO)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Epoca di costruzione: 1813

Autori: Bernardino Ferrari Francesco, costruzione imbarcadero

Comprende

Descrizione

Alla villa, prima dell'allargamento dell'attuale Statale Regina, si poteva facilmente accedere tramite il cosiddetto "sbarco", disegnato dall'architetto Francesco Bernardini Ferrari nel 1813. È di questo imbarcadero, costruito su un precedente approdo che risaliva all'epoca dei signori di Grianta, che parla il Balbiani quando descrive Bolvedro: "si distingue lo sbarco ombreggiato da platani che maestoso per quadruplice scalea mette alla Villa Quiete". Il medesimo sbarco viene ricordato anche dal Bascapè: "è degno di nota¿ l'insieme di scale e balaustre che dalla strada scendono alle acque, ove si apre l'imbarcadero a Villa Sola Cabiati".
Circondata da un vasto giardino all'italiana, la villa, sul fronte lago, è delimitata da un'ampia cancellata in ferro battuto dall'elegantissimo disegno che viene sorretta da pilastri raffiguranti soggetti di carattere mitologico e da grandi vasi di pietra scolpita. L'inconsueta recinzione a vista consente a chi si trovi nel giardino di vedere il lago e tutta la sponda orientale offrendo al contempo una superba veduta del frontone dell'edificio a chi si trovi a transitare lungo la Statale Regina.
Le fonti sette-ottocentesche considerano la villa una delle "perle" del Lario: "Tremezzo - scrive Carlo Amoretti - ha molte ville amene e magnifiche. La Villa Clerici (or Sommariva)¿Quindi (le ville dei) Brentani, dei Mainoni, dei De Carli¿ma le supera tutte la Quiete de' Serbelloni, ora dei Busca".
Il corpo centrale, a tre piani, si apre su due eleganti ali minori le cui finestre sono sormontate da timpani ricurvi e, al secondo piano, da piccoli balconi marmorei. L'attico, decorato da vasi in pietra, va a formare un grande timpano su cui spicca lo stemma araldico della famiglia. Alla villa si accede tramite un sontuoso portale in marmo cui si arriva risalendo una scalinata con balaustre in pietra traforata. L'attuale aspetto del piano nobile si deve alla campagna di lavori commissionata dai Serbelloni con gli interventi di Muzio Canzio, raffinato stuccatore della vicina Val d'Intelvi, e Francesco Conegliani della bottega milanese del Tiepolo. Al Canzio si devono in particolare gli interventi plastici lungo le pareti e sulle volte delle quattro stanze principali mentre al Conegliani spetta il merito dei lavori nella sala centrale cui si accede tramite lo scalone d'onore. Spiccano, in particolare, gli ornati a stucco che si accordano mirabilmente con i motivi virgiliani dell'Eneide descritta dal Conegliani in una serie di sei sovrapporte su tela e nelle volte affrescate con un repertorio a rocaille che si alterna a decorazioni più composte in senso classicista. La scelta di motivi virgiliani ispirati alla leggenda di Enea rispecchia gli orientamenti culturali della famiglia Serbelloni e particolarmente il rapporto con i circoli degli intellettuali milanesi contribuendo a dar costrutto alla tesi secondo cui sarebbe stato Parini, precettore in casa Serbelloni durante gli anni della giovinezza di Gian Galeazzo, a suggerire la scelta dei soggetti.
Il giardino, all'italiana, è organizzato in quattro grandi parterres ad aiuole fiorite che dalle finestre della villa ricordano un ricamo dalle sinuose volute. Sul lato sinistro un muro di siepi la separa dall'attigua Villa Albertoni, in stile neoclassico; sulla destra il parco si inerpica verso la montagna fra ombrose verzure e serpeggianti sentieri con predominanza di osmanti e felci.

Notizie storiche

La villa, dove per nove anni dimorò Giuseppe Parini e per breve tempo anche il matematico Paolo Frisi, fu costruita ai primi del Settecento per volontà della duchessa del Carretto che la vendette poi alla famiglia Brentano e precisamente al ramo cadetto dei Grianta, originari di Griante, piccolo paese della Tremezzina sopra Cadenabbia, i quali possedevano vasti appezzamenti nella zona di Tremezzo, noto luogo di residenza della nobiltà milanese. All'epoca la villa era nota col nome di "Casa Grianta", come si può evincere dal testamento del Conte Giuseppe Brentano Grianta conservato presso l'Archivio dell'Ospedale Maggiore di Milano.
Acquisita dal duca Gabrio Serbelloni, nel 1754 la villa ospitò Giuseppe Parini assunto quale precettore dei figli del nobile lombardo. Con Gian Galeazzo Serbelloni, figlio di Gabrio, avvenne la definitiva trasformazione in stile neoclassico che dono all'edificio il maestoso ma tuttavia sobrio aspetto attuale. La dimora tuttavia continuò a mantenere il suo carattere di residenza estiva e di luogo di riposo che le valse il nome di "La Quiete".
Dopo le nozze fra Luisa Serbelloni e il marchese Lodovico Busca, l'intera proprietà fu rilevata dalla famiglia del marchese e in seguito, dai conti Sola Cabiati, imparentati coi Busca grazie al matrimonio fra Andrea Sola e Antonietta Busca nel 1871. Dai Sola Cabiati la villa è giunta per via ereditaria all'attuale proprietà.

Condizione giuridica: proprietà privata

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Paci, Giovanna (2006)

Aggiornamento: Galli, Maria (2010)

Descrizione e notizie storiche: Paci, Giovanna; Solivani, Tiziana

Fotografie: Mussi, Lorenzo

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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