Palazzo della società Buonarroti-Carpaccio-Giotto

Milano (MI)

Indirizzo: Corso Venezia, 62, 64 - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Edificio con pianta ad U costituito da corpi edilizi organizzati attorno all'intersezione di due assi stradali, con struttura portante a pilastri in cemento armato su fondazioni a plinto e murature d'ambito e partizione interna in laterizio forato, con copertura in parte a terrazza ed in parte a falde.

Epoca di costruzione: 1926 - 1930

Autori: Portaluppi, Piero, progetto

Descrizione

L'imponente palazzo progettato da Piero Portaluppi si trova lungo corso Venezia, di fronte ai Giardini Pubblici, inserito nella cortina edificata che caratterizza l'asse stradale. Immaginato con un ruolo non solo rappresentativo della qualità urbana, l'edificio emerge dal contesto per la forte caratterizzazione architettonica, largamente derivata dall'enorme arco di passaggio aperto al suo interno.
Destinato prevalentemente a residenza di lusso, il complesso ospita negozi al piano terreno ed uffici nel piano ammezzato. Si sviluppa su una pianta ad U, con la testata ad ovest, sul corso, e due ali contrapposte e simmetriche rivolte alla via Salvini.
L'edificio ha struttura portante mista di cemento armato e laterizio, elevandosi sino a sette piani su corso Venezia; in corrispondenza del livello più alto il fronte è arretrato per lasciare spazio ad una ariosa terrazza che si sviluppa lungo l'intero affaccio. I due prospetti su via Salvini hanno altezza più contenuta, con un piano in meno.
La facciata maggiore rivolta ad ovest, aperta dall'arcone, è caratterizzata da una composizione classica con lesene e riquadrature; l'alzato, suddiviso in senso orizzontale in tre parti, è impostato sull'asse di simmetria determinato dalla via Salvini, con un cannocchiale prospettico che si allunga verso i giardini di Porta Venezia.
Concorrono alla definizione architettonica dell'edificio molteplici elementi decorativi, citazioni stilistiche che si ripetono nelle architetture coeve di Portaluppi; accanto ai pilastri d'ordine dorico si contemplano cornici e statue, forme e linee di derivazione secessionista e déco che geometricamente si affiancano e sovrappongono sino a coinvolgere anche la galleria del passaggio stradale, caratterizzata dal ricorso a losanghe delle linee della controvolta.
L'ingegnere e architetto Renzo Gerla illustra gli aspetti peculiari dell'edificio nel 1931, rimanendo pressoché senza seguito sino agli anni Ottanta, quando una rinnovata attenzione, non sempre riflesso di positive valutazioni, conduce alla rivalutazione critica del palazzo con l'arcone, come viene comunemente chiamato.

Notizie storiche

Il palazzo prende nome dalla Società Buonarroti-Carpaccio-Giotto, proprietaria dell'area, che nei primi anni Venti avvia l'edificazione del nuovo quartiere Excelsior, sull'area dell'antico giardino dei Cappuccini.
Promotori dell'iniziativa immobiliare sono Enzo Bonzi, Carlo Civita e Leone Sonnino; i tre imprenditori siglano con il Comune di Milano una convenzione basata su un piano che prevede la parziale edificazione dell'area. In base agli accordi l'area è suddivisa in diciotto lotti, assegnati in parti uguali ai tre imprenditori; a Sonnino, titolare delle Società Immobiliari Buonarroti, Carpaccio e Giotto, sono attribuiti i sei lotti più prossimi al corso Venezia, sui quali è edificato il palazzo.
Secondo la specifica richiesta formulata nella convenzione, l'edificazione dell'area deve prevedere una adeguata soluzione dello sbocco sul corso, garantendo l'accesso dall'importante asse stradale al nuovo quartiere in formazione; nel piano sottoscritto, tale accesso deve essere garantito attraverso un passaggio ricavato nell'edificio. Nel 1925 la proprietà affida l'incarico per un primo progetto architettonico a Giovanni Battista Milani, già autore del piano particolareggiato del nuovo quartiere; l'opposizione della Soprintendenza, che contesta l'eccessiva altezza della facciata su corso Venezia, e disaccordi sullo stile della composizione architettonica inducono la proprietà ad abbandonare il progetto di Milani, al quale subentra Piero Portaluppi.
L'architetto in una prima ipotesi progettuale prevede un collegamento con il corso Venezia attraverso un triplice passaggio a serliana, con due varchi pedonali a lato ed un passo carrabile centrale. La soluzione è però avversata dalle proprietà confinanti per le visuali che si determinerebbero tra la via Salvini ed il corso. Dopo aver proposto un arco molto ribassato, col quale si sarebbe salvaguardato il maggiore sfruttamento edilizio del piano soprastante il passaggio, Portaluppi giunge alla definitiva configurazione dell'edificio: un grande fabbricato organizzato attorno a due corpi simmetrici e contrapposti lungo la via Salvini, collegati alla testata affacciata a corso Venezia, quest'ultima caratterizzata dal passaggio risolto in forma monumentale mediante un imponente arco voltato a tutto sesto aperto nel palazzo, al di sotto dei piani alti dell'edificio.

Uso attuale: intero bene: abitazione

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Riferimenti bibliografici

Portaluppi P., Aedilitia, Milano-Roma 1930

Grandi M./ Pracchi A., Milano. Guida all'architettura moderna, L'architettura del Novecento, Bologna 1980, p. 156

Guida d'Italia del Touring club italiano. Milano, Milano 1985, p. 319

Ottagono, 1985, n. 79

Ciucci G./ Dal Co F., Architettura italiana del Novecento, Milano 1990, p. 88

Irace F., Milano. Guida d'archittettura, Torino 1999, scheda n. 154, p. 213

Bossaglia R./ Terraroli V., Milano Déco, Milano 1999

Gramigna G./ Mazza S., Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Milano 2001, p. 117

Molinari L., Portaluppi. Linea errante nell'architettura del Novecento, Milano 2003, p. 82

Fonti e Documenti

Archivio Civico Milano, Edilizia privata, atti n° 83457/1937

Percorsi tematici:

Collegamenti

Credits

Compilazione: Garnerone, Daniele (2007)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

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