Villa Visconti Citterio (Carminati Celesia)
Brignano Gera d'Adda (BG)
Indirizzo: Via Palazzo, 34-36 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Brignano Gera d'Adda (BG)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Configurazione strutturale: Notevole complesso in origine fortificato, ma che rimodellato in forme barocche, ha assunto le fogge di una fastosa residenza nobiliare di campagna, con ornati cortili, un giardino all'italiana, due coffee-houses e un gran numero di ambienti ricchi di decorazioni barocche.
Epoca di costruzione: sec. X - sec. XX
Autori: Ruggeri, Giovanni, rifacimento
Descrizione
I fratelli Visconti agirono con tempestività e già nella seconda decade del secolo assegnarono l'incarico del riassetto della loro "villa di delizia" all'architetto Giovanni Ruggeri, che da Roma era approdato nel capoluogo lombardo nel 1709. Fu una scelta pionieristica soprattutto nel panorama culturale di quegli anni, perché contribuì a ridare ossigeno all'architettura milanese.
A Brignano l'intervento del Ruggeri fu coraggioso e cambiò radicalmente la natura dell'edificio. Da un lato ne inglobò le preesistenze e dall'altro, spostandone l'asse principale d'accesso sul "palazzo nuovo", lo trasformò da fortilizio - in origine circondato dal corso d'acqua - a "villa di delizia" nella quale questo elemento divenne esclusivamente ornamento. Un arredo architettonico integrato ai giardini circostanti che ridisegnavano e addomesticavano ampie aree di natura secondo il gusto del tempo.
L'ampia area destinata ai giardini era caratterizzata da camminamenti disegnati in modo da creare prospettive spesso ornate da statue. Questi percorsi confluivano verso fontane di diverse fogge e culminavano in un belvedere scenografico (ancora visibile), notevolmente rialzato grazie a due rampe laterali, elaborate per i materiali utilizzati ed eleganti nel decoro. Ai lati, collocate come quinte a chiusura del fondale di scena, emergono dalla natura le coffee houses, una curiosa invenzione del Ruggeri che trasforma gli antichi bastioni medievali in oggetti di arredo architettonico dalle caratteristiche decorative, in sintonia con un rococò legato a modelli ispirati alle residenze nobiliari austriache. La fortuna di questo straordinario "palagio campareccio" fu sancita in primis dal Dal Re. Nelle sue diverse incisioni stigmatizzò l'intervento del Ruggeri a Brignano sottolineando l'esistenza dei due palazzi antistanti secenteschi uniti mediante un notevole impianto a U e una corte a due ordini, quello inferiore marcato da un loggiato ritmato da archi a tutto sesto che poggiano su colonne binate, quello superiore caratterizzato da doppie colonne trasformate in elementi decorativi (impreziositi da capitelli ionici), addossate all'apparecchiatura muraria. Il Ruggeri intervenne anche sui coronamenti delle facciate, con decorazioni sinuose, dalla qualità dinamica e vivace, prossime a quelle del Castellazzo di Bollate, coeve all'impresa di Brignano e delle torri, soprattutto in quella detta "dell'orologio" collocata al centro del corpo mediano. Infine molta cura venne destinata alle parti costruite esterne al palazzo. Un esempio su tutti è dato dal primo cortile delimitato da una parete perimetrale- quinta scenografica concava. Grazie all'invenzione di questo elemento architettonico, Ruggeri trasferì l'ingresso principale della residenza dal Palazzo Vecchio a quello Nuovo. Anche gli ambienti interni non vennero risparmiati dall'intraprendenza dell'architetto romano. Se la struttura e la distribuzione degli spazi presenta diverse analogie con la tradizione lombarda seicentesca (a fare scuola è ancora il Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno), più attinenti al linguaggio del Ruggeri sono: la distinzione fra spazi padronali e della servitù (collocata ormai in edifici ben differenziati) e - nel main building di Palazzo Nuovo - la presenza di quattro sontuosi scaloni situati ai rispettivi angoli della fabbrica. Sono contesti che, con i saloni e le numerose stanze del palazzo, insieme generarono estese superfici murarie destinate ad accogliere, nei decenni seguenti, le imprese degli artisti più rinomati del tempo.
Emergono gli interventi eleganti e pieni di coraggiosa inventiva, per esempio di Giuseppe Antonio Castelli, detto il Castellino, e di Giovan Battista Sassi che insieme, secondo la Bossaglia (1989) e la critica successiva, affrescarono con un'impronta ancora tardobarocca l'ampio Salone al piano nobile affacciato al giardino. Dal terzo-quarto decennio del XVIII sec. interverrà il frescante più prolifico a Brignano, il biellese Giovan Antonio Cucchi.
Notizie storiche
Nel 1716, con la morte del marchese Marc'Antonio Visconti, ultimo discendente del ramo di Sagramoro, l'intera residenza e il feudo passarono nelle mani dei Visconti di Pierfrancesco, i fratelli Pirro, Annibale e Luigi. Loro furono i committenti della radicale ristrutturazione settecentesca della residenza di Brignano, oggi apprezzabile in parte e nella sua compiutezza dalle incisioni di Marc'Antonio Dal Re (1726, 1743). Venne ristrutturata e parzialmente realizzata a partire dagli anni 1710-20 dall'architetto romano Giovanni Ruggeri unendo i due corpi originari: il "palazzo vecchio" sede attuale del Comune nella quale sono custodite le tracce di fabbriche più antiche (recenti lavori di restauro hanno messo in luce decorazioni architettoniche quattrocentesche in uno dei saloni a pianterreno, mentre i documenti tramandano notizie di una domus e di un palatium inserito in un contesto urbano, rispettivamente nel 1517 e nel 1523) e il "palazzo nuovo" di fondazione seicentesca.
Si ha l'immagine di un cantiere in grande attività già nel Seicento, orientato nelle scelte dei temi iconografici e degli artisti ad assecondare una tendenza autocelebrativa molto diffusa nella Lombardia di tardo Seicento.
A Brignano uno degli ambienti più suggestivi e meglio conservati in "palazzo vecchio" è il Salone del Trono. Il ciclo decorativo, coerentemente ai fasti della famiglia, celebra le gesta dei suoi discendenti che da secoli vantava suoi rappresentanti sia nella vita politica del capoluogo lombardo che fra le fila degli uomini d'armi. Il tono aulico - legato al modello della Galleria molto in voga nel Milanese ma diffuso anche nell'Europa delle grandi casate aristocratiche - assecondava le aspirazioni del patriziato locale che, nonostante fosse costretto ai margini della vita di corte, finì per adottarne usi, gusti e costumi plasmandoli sulle proprie ambizioni.
All'inizio del Settecento, quando scoppiò la contesa del Ducato milanese fra i franco-spagnoli e i rappresentanti dell'Impero austriaco, i Visconti di Brignano si trovarono in prima linea. Fu merito soprattutto dei fratelli marchesi Pirro (1651-1725) e Annibale (1661-1747), entrambi schierati al fianco degli Austriaci e del loro rappresentante Eugenio di Savoia (giunto a Milano nel 1706), se la famiglia riconquistò un posto di rilievo nell'esercizio del potere politico e militare sulla città e sul territorio. La villa-castello di Brignano divenne lo specchio del ritrovato prestigio.
Di grande interesse dovevano essere anche gli arredi originali della residenza dispersi in una vendita all'asta avvenuta nel 1892 quando si estinse il ramo brignanese della famiglia.
Uso attuale: intero bene: abitazione/spazio espositivo
Uso storico: intero bene: castello
Condizione giuridica: proprietà privata
Accessibilità: Visibile negli orari di apertura
Credits
Compilazione: Bigoni, Federica (2007)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2011); Morandini, Lucia (2014)
Descrizione e notizie storiche: Bianchi, Federica
Fotografie: Ardiani, Paolo; BAMS photo Rodella /Jaca Book; BAMS photo Rodella/Jaca Book; Morandini, Lucia
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/BG020-00144/
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