Palazzo Terzi
Bergamo (BG)
Indirizzo: Piazza Terzi - Bergamo (BG)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: palazzo
Configurazione strutturale: Caratterizzato da un cortile-terrazzo che domina la pianura su cui è aperto un atrio colonnato. Originariamente, per entrare nell'abitazione bisognava percorrere un vicolo largo non più di quattro metri. In seguito, l'Architetto Filippo Alessandri, diventato parente dei Terzi nel 1747 si rese conto dell'esigenza di modificare il vicolo. Dunque ha fatto asportare una porzione del terrapieno di proprietà del Conte Ricuperati, creando questa magnifica piazza in cui tutt'oggi si può notare il segno della precedente situazione. Tuttavia non è stato semplice, in quanto era necessario trovare un accordo con le decorazioni del palazzo: ecco quindi la soluzione della nicchia-ninfeo inserita nella parete di fronte all'ingresso, che racchiude la statua dell'Architettura, la quale a sua volta è sormontata da due puttini che rappresentano la Primavera e l'Estate.
Epoca di costruzione: sec. XVI - sec. XVIII
Descrizione
Ricco di opere plastiche, realizzate dal poliedrico e celebre scultore Giovanni Antonio Sanz, testimoniano la volontà dei committenti di rendere più preziosa ed esclusiva la celebrazione della casata arricchendola di attributi e connotazioni. Se nel Seicento a prevalere era il bisogno esclusivo di affermazione, presente sia all'esterno che all'interno dell'edificio con la profusione di motivi araldici, un secolo più tardi, pur sentendo il bisogno di riaffermare la propria eccellenza in pubblico - decorando per esempio la facciata del palazzo con busti all'antica posti in nicchie sovrastanti le finestre del piano nobile -, i Terzi si adeguarono alle nuove tendenze. Si mostrarono ricettivi a un'idea di cultura più varia e sofisticata che troverà nella creazione di ambienti interni intimisti, stupefacenti ed unici per eccellenza, la sua cifra espressiva più convincente.
Le famiglie emergenti quali i Moroni e i Terzi, per emulazione, divennero a loro volta parti dello stesso prestigioso consiglio del Consiglio di Reggenza della Basilica di S. Maria Maggiore (MIA). Luigi Terzi, assecondando l'interesse dimostrato dalla MIA per la pittura lombarda contemporanea, apprestandosi a decorare gli ambienti del suo palazzo all'inizio degli anni Quaranta convocò Cristoforo Storer, un pittore di Costanza formatosi presso la bottega milanese di Ercole Procaccini il giovane. Dello Storer sono gli affreschi raffiguranti l'Astronomia (ovato centrale), i Quattro elementi e le Quattro parti della Terra nel Salottino degli Specchi (così chiamato dopo le trasformazioni di primo Settecento di cui si dirà e che coprirono le quadrature originali del bergamasco Domenico Ghislandi) e quelli risalenti al 1645 nella Sala rossa.
Nello stesso salottino di Palazzo Terzi si sono conservate anche le parti di architettura illusionista del già menzionato Ghislandi.
Negli ambienti di Palazzo Terzi affrescati all'indomani dell'impresa in Palazzo Moroni (dove lo stesso artista tornò a lavorare sui ponteggi con il suo primo maestro, il cremasco Gian Giacomo Barbello, 1650-1653), il Ghislandi sfodera un'audacia nuova e personale. Nel Salone d'onore, per la prima volta, inventa una quadratura nella quale a mutare è l'idea stessa di spazio. Non più statico e ripiegato su se stesso entro i limiti fisici dell'architettura, ma uno spazio che attraverso le aperture illusioniste fa affiorare brani "del grande paesaggio" esterno, di un Creato vastissimo di cui si colgono alcuni passaggi, alcuni frammenti.
Appartengono allo stesso ciclo decorativo del salone d'onore anche le quattro grandi tele eseguite da Cristoforo Storer (1655-57), coeve e vicine stilisticamente per ridondanza compositiva a quelle realizzate per la Basilica bergamasca di Santa Maria Maggiore, la cui commessa fu favorita dalla mediazione della famiglia Terzi.
Allo stesso periodo risalgono alcuni arredi del palazzo fra cui il camino addossato alla parete maggiore del Salone d'onore. È un'opera plastica dalle dimensioni ragguardevoli che celebra la potenza e l'eccellenza della famiglia. Lo testimoniano i leoni laterali di sostegno e soprattutto lo stemma araldico collocato al centro del frontone curvilineo appoggiato alla cappa. Quanto alla paternità dell'opera, attraversata da racemi a girale e da diversi motivi naturalistici, per la generosità del disegno e la carnosità delle forme presenta significative affinità stilistiche con le opere degli stuccatori luganesi Sala, attivi in quegli anni nei principali cantieri cittadini seguiti, fra gli altri, dai Terzi (in particolare quello della MIA). La condizione attuale della maggior parte degli ambienti del palazzo risale agli interventi architettonici settecenteschi di cui s'è accennato e riflette l'ottica nuova e barocchetta che li ha prodotti. Tutte le stanze, nelle quali attorno alla metà del secolo si avvicendarono frescanti, stuccatori, indoratori ed ebanisti, offrono prove di eccellenza nell'accostare materiali diversi.
Notizie storiche
La particolare esiguità degli spazi edificabili nella città alta fu un problema spinoso per l'aristocrazia locale che, sull'onda di una generale fortuna su scala europea delle casate nobiliari sollecitate ad occupare nel tempo e nello spazio un ruolo di spicco, fra Cinque e Seicento sentì l'esigenza di dotarsi di residenze degne dell'immagine che di se stessa volle trasmettere alla collettività e ai posteri. Palazzo Terzi costituisce un caso particolarmente interessante, sia per le problematiche logistiche che esso rappresenta (venne costruito su un sedime occupato da preesistenze rinascimentali parzialmente inglobate negli ampliamenti sei-settecenteschi), sia perché rientra a pieno titolo in questo clima di affermazione sociale. Infatti, l'edificio sul fronte piazza risulta stretto da un lato dal parco di Palazzo Recuperati, mentre su quello opposto è condizionato dal limite della rocca sulla quale sorge la città Alta, al sommo di una pendenza parecchio scoscesa. Questa particolare ubicazione non impedì ai Terzi di predisporre nel tempo un giardino distribuito sui vari livelli del terreno (i progetti più recenti, e dei quali sussiste una traccia, sono quelli commissionati dal marchese Antonio Terzi a Simone Cantoni nel 1783). La prima fase della costruzione del palazzo, che coincise con le nozze fra il marchese Luigi Terzi e la giovanissima Paola Roncalli (1631), interessò la facciata e l'ala meridionale della dimora. Fino agli anni Settanta, le stanze di questa ala furono oggetto di svariati interventi eseguiti, come vedremo, da mani diverse. La seconda fase dei lavori, preceduta da una serie di acquisizioni immobiliari corrispondenti alla parte settentrionale dell'edificio, ebbe inizio un secolo dopo in occasione dell'unione fra il marchese Gerolamo Terzi e Giulia Alessandri (1747). In questa occasione venne ampliata la piazza antistante e, su un progetto di Giovan Battista Caniana poi ripreso e modificato alla morte di quest'ultimo (1754) dal fratello di Giulia, l'architetto Filippo Alessandri, vennero realizzate la fontana addossata al muro sottostante il giardino di Palazzo Recuperati e la nicchia centrale con al centro la statua raffigurante l'allegoria dell'Architettura.
Uso attuale: intero bene: abitazione
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà privata
Credits
Compilazione: Scaburri, Luca (2007)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2011)
Descrizione e notizie storiche: Bianchi, Federica
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/BG020-00545/
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