Palazzo Volpi
Como (CO)
Indirizzo: Via Armando Diaz, 82-84 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Como (CO)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: palazzo
Configurazione strutturale: La struttura architettonica di Palazzo Volpi, imponente nelle dimensioni, emerge dal tessuto edilizio circostante; si articola attraverso un corpo ad U, sopralzato rispetto al livello stradale, che gravita attorno ad un cortile centrale con loggiato; un ampio scalone conduce al primo piano dove è ubicato il salone principale; il secondo piano, probabilmente destinato agli appartamenti della famiglia, è invece suddiviso in piccoli ambienti. Il prospetto principale è caratterizzato da forme semplici e severe fatta eccezione per la presenza del portale a bugne dell'ingresso principale.
Epoca di costruzione: fine sec. XVI - inizio sec. XVII
Autori: Venturi, Sergio, progetto
Descrizione
Di particolare interesse è il ciclo di affreschi provenienti dalla chiesa di S. Giorgio in Borgovico.
Mantiene ancora funzione ideale d'introduzione e valico l'imponente portale a triplice ghiera da S. Margherita, edificio romanico demolito tra il 1897 e il 1898. La più esterna presenta una serie di animali feroci (tra cui si distinguono un drago, un leone, un grifone e un capro che si azzannano); un tralcio desinente a foglie lobate completa lo spazio di risulta snodandosi anche sui corpi degli animali. La ghiera mediana, con modanatura torica, presenta un motivo nastriforme con foglie lobate. Il motivo decorativo della ghiera più interna, con matasse di nastri ad andamento ondulato, si origina da un volto posto al centro della ghiera stessa. Tale motivo decorativo, detto green-man, è molto diffuso (un capitello di S. Abondio e portale settentrionale di S. Fedele). La ghiera mediana è sorretta da due colonnine in marmo, che a loro volta poggiano su leoni stilofori molto abrasi, di cui si può intuire la folta criniera, la bocca spalancata e, per quello di sinistra, una preda tra gli artigli. Possono essere avvicinati ai due esemplari di S. Fedele impiegati come acquasantiere. Gli elementi appena richiamati, a cui va aggiunto, per la ghiera esterna, un riferimento alle finestre di S. Abondio, fanno propendere per una datazione alla fine dell'xi secolo o ai primi anni del successivo.
Sempre dal complesso di S. Margherita proviene una lastra con una fiera di profilo. L'identificazione dell'animale non è certa (lupo o leone); farebbero propendere per la seconda ipotesi la forma rastremata del corpo, la coda attorcigliata, le fauci spalancate con i denti aguzzi, anche se la criniera è solo accennata e le zampe unghiate non sono di per sé discriminanti. Lo scarso risalto plastico, oltre al tratteggio sommario dei particolari, suggeriscono una datazione grosso modo coeva al portale.
Il nucleo più rilevante di manufatti proviene da S. Abondio, sia dalla fase carolingia sia da quella romanica (vol. i, pp. 109-110). Dalla stessa basilica proviene un'opera particolare, acquisita in museo fin dal 1897, ma sempre rimasta semisconosciuta nei depositi (dove venne individuata da R. Cassanelli che provvide a segnalarla alla direzione del museo). In un cassone ligneo erano conservati dei frammenti in gesso che, solo grazie ad un intervento di pulizia (2001) è stato possibile identificare come calchi, realizzati forse nel xix secolo, su originali in stucco ora scomparsi. Il gruppo più cospicuo è costituito da una serie di cinque figure umane, per lo più incomplete, alte poco più di 70 cm, identificabili come Profeti o Apostoli. Avvolti in tuniche dall'ampio panneggio, reggono con la mano sinistra un libro, mentre la destra è benedicente. Nonostante la superficie sia piuttosto abrasa, è ancora possibile individuare il modellato del volto e i capelli a calotta che potrebbero suggerire una datazione degli stucchi originari entro la prima metà del xii secolo. Questi frammenti, probabilmente inseriti in una cornice architettonica, furono smantellati in un periodo precedente le visite pastorali cinquecentesche, che non ne fanno memoria. Anche se la fragilità del materiale originario limita fortemente i confronti con altre opere simili, rimandi sono stati proposti alle figure di Apostoli in stucco conservate nelle chiese ticinesi di S. Giorgio a Castro e S. Remigio a Corzoneso (Casati).
Notizie storiche
L'odierno allestimento della Sezione Medievale della Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi risale al 2003, ultima tappa di un percorso di musealizzazione del patrimonio artistico cittadino che risale alla fine del XIX secolo. Grazie soprattutto ai materiali riemersi nel corso dei restauri della basilica di S. Abondio, diretti a partire dal 1863 da don Serafino Balestra, fu infatti possibile allestire nel 1897, nell'allora museo archeologico di Palazzo Giovio diretto da C. Poggi, la prima "Sala Cristiana". In un ambiente a piano terra del lato destro della corte prospiciente il giardino, che ricordava nelle forme una piccola cappella, i materiali altomedievali e romanici vennero disposti lungo pareti con intenti vagamente evocativi, senza la pretesa di ricostruire forme o funzioni originarie. Nel 1937 venne inaugurata, sul lato opposto, la nuova "Sala Cristiana" secondo l'allestimento curato da Luigi Perrone coadiuvato da Federico Frigerio. Al nuovo spazio espositivo si accedeva tramite un unico ingresso intorno al quale fu rimontato il portale proveniente dalla demolita chiesa di S. Margherita. La sistemazione si era resa necessaria anche in seguito all'acquisizione di nuovi pezzi frutto della seconda campagna di restauri di S. Abondio diretti da A. Giussani tra il 1928 e il 1936. Nella chiesa vennero in particolare smontati gli altari laterali, esito di un precedente assemblaggio di pezzi altomedioevali. Le lastre decorate, i capitelli e i pilastrini vennero ancorati alle pareti con l'intento di ricostruire, anche se in modo non filologicamente corretto, una recinzione presbiteriale. Al centro della sala, su un grande cubo, furono applicate altre lastre decorate e, al culmine, posizionata una grande acquasantiera (Cassanelli 1984).
Questo allestimento si mantenne fino al 1987, quando tutti i pezzi altomedievali e romanici, insieme ad altri materiali, tra cui emergono gli affreschi strappati trecenteschi di S. Margherita, vennero trasferiti al piano terreno di Palazzo Volpi, ridistribuiti per quanto possibile in ordine cronologico e per luogo di provenienza.
Nuove acquisizioni e un attento lavoro di inventariazione e studio hanno contribuito all'allestimento della nuova Sezione Medievale (2003). Il criterio espositivo è rimasto invariato; i manufatti sono stati integrati con i nuovi pezzi e collocati in spazi dedicati anche a tematiche specifiche come la lavorazione e il riuso della pietra.
Uso attuale: intero bene: pinacoteca
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Riferimenti bibliografici
Caniggia G., Il restauro di Palazzo Volpi. 1970-1986, Como 1986
Cani F. / Monizza G., Como e la sua storia. La città murata., Como 1994
Della Torre S., Il mestiere di costruire. Documenti per una storia del cantiere. Il caso di Como., Como 1992
Della Torre S., Microanalisi di una città. Proprietà e uso delle case della Città Murata di Como dal Cinquecento all'Ottocento., Como 1984
Martinelli L., Note sul restauro di Palazzo Volpi, Como 1986
Credits
Compilazione: Catalano, Michela (2002)
Aggiornamento: Galli, Maria (2010); Leoni, Marco (2014)
Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO160-00001/
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