Hospitalis di S. Maria Maddalena di Stabio - complesso

Tremezzina (CO)

Indirizzo: Via Giuseppe Somalvico (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Stabio, Tremezzina (CO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: ospizio per pellegrini

Configurazione strutturale: Il complesso architettonico è ubicato lungo l'antica via Regina (attuale via Somalvico) a quota inferiore rispetto alla Statale 340; comprende la Chiesa di S. Maria Maddalena, il Campanile, il Palazzo del Municipio, l'Edificio specialistico, il giardino e il muro di cinta che chiude i fronti Nord e Ovest; gli accessi principali sono ubicati a livello della strada ma si accede anche da via Somalvico; il complesso si sviluppa attorno ad un cortile con asse longitudinale Est-Ovest; il Municipio chiude il lato Ovest, l'Edificio specialistico quello Sud, l'Oratorio e il Campanile il Nord. Le murature degli edifici sono in pietra di Moltrasio sbozzata, intonacate nel Municipio e sul prospetto Sud dell'edificio specialistico e a vista per le restanti parti. Le coperture del Municipio e dell'Oratorio sono a falde, con capriate lignee e manto in lastre di serpentino verde della Valmalenco, in coppi quella dell'edificio specialistico

Epoca di costruzione: sec. XII - sec. XIII

Comprende

Descrizione

L'oratorio è a navata unica con abside semicircolare. L'attuale copertura lignea riprende quella originale, che venne sostituita con volte in epoca rinascimentale, durante un rimaneggiamento che comportò anche la chiusura delle finestre. L'aspetto odierno della chiesa è riferibile a un intervento voluto dalla Soprintendenza nel 1939. La facciata a capanna è caratterizzata da un portale con ghiera, delimitata da due lesene, ed è illuminata da due oculi laterali e un'apertura centrale cruciforme. Lungo le navate si aprono monofore strombate e lungo il sottotetto, per tutta la lunghezza del perimetro dell'edificio, corre una serie di archetti ciechi in tufo, proveniente dalle vicine cave della Val Perlana. La loro fattura, ricavata da un unico blocco, è particolarmente curata e, unitamente all'impiego di conci regolari, suggerisce un insieme armonico e lineare. Al termine della navata, sul lato sinistro, è innestato il campanile, elemento architettonico simbolo di questo edificio per la sua particolare e inconsueta soluzione stilistica. La struttura originaria è chiaramente riconoscibile fino al livello della bifora con colonnina e capitello a stampella.
La cella campanaria, dalle curiose decorazioni gotico-orientaleggianti, venne realizzata con l'impiego anche di elementi in cotto.
L'apparato decorativo del complesso si completa con un fregio marmoreo, murato nel portico antistante la chiesa e probabilmente impiegato come decorazione di una finestra. Presenta un soggetto diffuso in area comasca (S. Abondio e S. Carpoforo a Como, Ss. Nazaro e Celso a Garbagnate Monastero)(v.): animali feroci che si scagliano contro una timida preda. Un leprotto cerca di rifugiarsi sotto le lunghe e stilizzate foglie di un cespuglio, mentre un drago (?) e due lupi dalle fauci spalancate lo bloccano da entrambi i lati. Il modellato plastico, ma ancora stilizzato delle figure, suggerirebbe una datazione nella seconda metà dell'XI secolo.
All'interno dell'antico Hospitalis de Stabio, è ospitato l'Antiquarium, già ordinato nella sacrestia dell'oratorio di S. Giovanni sull'Isola e qui trasferito per iniziativa del Comune di Ossuccio nell'ambito dell'Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale "Magistri Comacini", in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. Vi sono riuniti i reperti archeologici e i manufatti artistici raccolti dall'architetto L.M. Belloni (1927-2004), in collaborazione con la moglie Mariuccia Zecchinelli (1917-2011), in quasi cinquant'anni di studi e ricognizioni sul territorio e in particolare sull'Isola Comacina. Oltre alle tre campagne di scavo sull'Isola (1958-1959; 1962-1963; 1968-1969) Belloni organizzò due indagini di archeologia subacquea (1970-1972; 1978) con il "Centro Sub Nettuno" di Como, con l'intento di indagare i fondali del lago lungo il perimetro dell'Isola.

Notizie storiche

Già nel toponimo è richiamata la presenza di una struttura assistenziale alla quale doveva appartenere l'edificio, citato per la prima volta in un documento del 1169, annesso ad un hospitale. Questo, confinante con la chiesa, è ancora menzionato nella visita pastorale del 1593 del vescovo Ninguarda. L'intero complesso era diventato già dal 1496 giuspatronato della famiglia Giovio di Como, che ne promosse un importante restauro per volontà del conte Gabriele nel 1506 (alcuni membri di questa famiglia sono ritratti in un affresco in controfacciata).
L'oratorio, alternativamente collocato dalla critica nell'XI o XII secolo.
L'apparato decorativo del complesso suggerirebbe una datazione nella seconda metà dell'XI secolo.
Successivamente, forse nel XIV secolo, venne innestata la cella campanaria.

Uso attuale: chiesa: chiesa; edificio specialistico: museo; palazzo del Municipio: uffici

Uso storico: chiesa: chiesa; edificio specialistico: xenodochio; Palazzo del Municipio: abitazione

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Riferimenti bibliografici

Belloni L. M./ Belloni Zecchinelli M., Hospitales e Xenodochi, Menaggio 1997

Belloni L. M./ Belloni Zecchinelli M./ Caporusso D, L'Isola Comacina e il territorio di Ossuccio. Cronache e ricerche archeologiche negli scritti di Luigi Mario Belloni e Mariuccia Belloni Zecchinelli, Milano 1998

Fasoli F./ Martino E., L'edificio specialistico dell'antico hospitalis di Stabio ad Ossuccio, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Corso di Restauro Architettonico, a.a. 1991-92.,

Magni M., Architettura romanica comasca, Milano 1960

Credits

Compilazione: Catalano, Michela (2005)

Aggiornamento: Galli, Maria (2010); Leoni, Marco (2014)

Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).