Compreso in: Monastero di S. Abbondio - complesso, Como (CO)
Monastero di S. Abbondio - complesso
Como (CO)
Indirizzo: Via Regina, 33,35,37 - Como (CO)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: monastero
Configurazione strutturale: Venne costruita su una basilica paleocristiana 1000 metri circa fuori le mura, oltre il fiume Cosia, lungo la Via Regina. La basilica presenta cinque navate assai slanciate e due campanili gemelli posti nella zona absidale, soluzione piuttosto comune nella zona renana, ma eccezionale in Italia. Il coro sembra sporgere tra le due torri per terminare in un'alta abside. Accanto alla basilica, il monastero medioevale è stato restaurato ed è la sede della facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi dell'Insubria.
Epoca di costruzione: post 1050 - ante 1095
Autori: Piotti, Giovanni Antonio, detto da Vacallo, rifacimento volte e finestrature; Tazzini, Giuseppe, ristrutturazione monastero; Orsenigo, Luigi, ampliamento monastero: ala su Via Regina; Giussani, Antonio, restauro
Comprende
- Basilica di S. Abbondio, Como (CO)
- Campanile settentrionale della Basilica di S. Abbondio, Como (CO)
- Campanile meridionale della Basilica di S. Abbondio, Como (CO)
- Chiostro (ex) della Basilica di S. Abbondio, Como (CO)
- Seminario (ex) della Basilica di S. Abbondio, Como (CO)
Descrizione
Di molto ridimensionato rispetto al complesso originario.
Addossati alle lesene centrali della facciata della Basilica, sono ancora visibili i sostegni del portico esterno (già attestato alla fine del XII secolo), costituiti da quattro semicolonne con capitello cubico in marmo, decorato con un motivo vegetale.
Provenienti dal complesso di Sant'Abondio sono gli elementi scultorei recuperati durante i restauri ottocenteschi e ora conservati nella sezione medievale della Pinacoteca civica di Palazzo Volpi, che si ritengono esemplificativi per il ruolo che ha ricoperto il bene per la pratica scultorea medioevale.
Preziosa testimonianza della ricchezza decorativa che contraddistingue il complesso di Sant'Abondio, è il capitello marmoreo con scene dell'infanzia di Cristo, detto dei "Magi". Tradizionalmente ritenuto proveniente dal chiostro dell'attiguo monastero (poi seminario), si differenzia dai capitelli delle navate per il vigore del modellato, l'espressività dei volti e la ricchezza della gestualità. I recenti restauri non hanno fornito elementi decisivi riguardo alla sua collocazione originaria. Vi sono raffigurati l'Adorazione dei Magi, l'Annuncio dell'angelo a Giuseppe, la Fuga in Egitto; le scene si sviluppano uniformemente sui tre lati (l'episodio dei Magi ne occupa due), con una sequenza di tre personaggi per lato. I personaggi sono caratterizzati dalle grosse teste, dallo sguardo fisso, dovuto anche agli occhi impiombati, dai capelli a calotta divisi in ciocche e da mani grandi e tozze. Queste peculiarità avvicinano il capitello all'Ultima Cena del pulpito di Sant'Ambrogio a Milano, ma anche alla scuola wiligelmica, come suggerirebbe la somiglianza tra il primo Re Mago e l'imperatore Gioviano che offre doni a san Geminiano nel bassorilievo della Porta dei Principi del duomo di Modena (DeFrancovich). È stato però evidenziato (Segagni) che la ricchezza del drappeggio e la plasticità del modellato, che stacca le figure dal fondo, devono essere considerate come uno sviluppo successivo, e indurrebbero a datare il capitello entro la seconda metà del XII secolo. Affinità possono essere individuate con alcuni esempi stranieri, in particolare con un rilievo (oggi al Victoria and Albert Museum di Londra) proveniente dalla cattedrale di Vic in Catalogna, dove l'apostolo Giuda ha spiccate somiglianze con il secondo Re Mago e con San Giuseppe che regge Gesù (particolare iconografico inconsueto). Questi parallelismi con opere datate attorno al 1120 farebbero anticipare il nostro entro la fine del 1130 e riconoscerebbero alle maestranze comasche contatti non solo nell'area padana, ma anche Oltralpe, seguendo i percorsi scanditi dalle vie di pellegrinaggio.
Notizie storiche
La critica ha sempre considerato le fasi costruttive dell'edificio scandite dalle donazioni sopra ricordate e, per tale motivo, si è ritenuto da parte di alcuni che il progetto originario abbia subìto delle modifiche o, almeno, delle interruzioni nel processo edificatorio a cui debbano riferirsi porzioni precise della struttura architettonica.
Infatti nel 1010 la chiesa ospita una comunità benedettina e riceve un'ingente donazione, arricchita da ulteriori rendite negli anni immediatamente successivi (1027 ad opera di importanti notabili milanesi; 1063 ad opera del vescovo di Como Rainaldo). Tale disponibilità di denaro fu, probabilmente, alla base della decisione assunta dai monaci di ricostruire l'edificio, consacrato nella sua veste attuale da papa Urbano II nel 1095, e realizzare il primo nucleo del monastero.
A tale periodo va inoltre riferito l'apparato decorativo esterno. Resta ancora aperta la questione riguardante l'effettiva successione cronologica del cantiere, al punto che si è avanzata l'ipotesi di una priorità esecutiva delle navate della basilica rispetto al coro e all'abside, avvalorata dal fatto che le porzioni terminali appaiono maggiormente curate rispetto alle navate di tono piuttosto severo. Si è così ipotizzata (Magni) una realizzazione delle prime negli anni 1050-1070 e della parte terminale attorno al 1085. Per quanto concerne i possibili apporti esterni, si è richiamata una varietà di modelli che si concentrano nell'area borgognona o in quella renana, anche se è stata più volte sottolineata la perizia dei maestri comaschi che sperimentarono nuove soluzioni edilizie raggiungendo un altissimo livello nell'esecuzione dei commenti plastici. Testimonianza dei rimandi a queste aree d'Oltralpe sono, per quella francese, i grandi pilastri cilindrici e il nartece, mentre per quella tedesca il coro profondo e le torri campanarie. Come si è visto, il coro è uno degli elementi più significativi dell'edificio, la cui importanza è sottolineata all'interno da un prezioso ciclo trecentesco che ne decora le pareti.
L'abbazia venne data in commenda nel 1475.
Ultimo commendatario fu il cardinale Angelo Maria Durini, seppellito in basilica nel 1796, un anno prima della soppressione degli ordini monastici ad opera della Repubblica Cisalpina. degli ordini monastici ad opera della Repubblica Cisalpina.
Nel 2006 si concluse il restauro dell'intero complesso del chiostro attiguo, ora sede dell'Università degli Studi dell'Insubria.
Uso attuale: corpo principale: chiesa; monastero: università
Uso storico: chiesa: cattedrale; intero bene: monastero
Condizione giuridica: proprietà mista pubblica/ecclesiastica
Accessibilità: A pagamento
Per informazioni:Tel: 031/269563
Come arrivarci:
Con Autobus della linea urbana
La Linea C9 del trasporto pubblico locale, in direzione Via Regina, collega il Centro con la sede di Sant'Abbondio.
Con Automobile
1. dall'uscita dell'autostrada A9 Milano-Como, uscita Como Sud proseguire per Como Centro
2. passare la piazza Camerlata e scendere sul viale Napoleona, proseguire direzione Cernobbio
3. Al 6° semaforo svoltare a sinistra direzione Stazione e svoltare ancora a sinistra
4. Proseguire lungo via Regina fino alla chiesa di Sant'Abbondio. L'ingresso pedonale della sede universitaria è a sinistra dell'ingresso principale della chiesa.
Con Treno
Con le Ferrovie dello Stato scendere alla fermata Como San Giovanni. Proseguire a piedi per via Regina o con autobus CC10 (cimitero monumentale). L'ingresso pedonale della sede universitaria è a sinistra dell'ingresso principale della chiesa
Con le Ferrovie Nord scendere alla fermata Como Nord Borghi, attraversare Piazzale Gerbetto e imboccare via Giulini, percorrerla fino in fondo, attraversare via Milano e proseguire diritto percorrendo via Cigalini, via Croce Rossa e via Gramsci; attraversare infine viale Innocenzo XI ed imboccare via S. Abbondio: la sede dell'Università è a poche decine di metri, sul lato destro.
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Catalano, Michela (2004)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2009); Galli, Maria (2010)
Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO180-00072/
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