Compreso in: Chiesa di S. Martino - complesso, Valsolda (CO)
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Chiesa di S. Martino
Valsolda (CO)
Indirizzo: Via San Martino - Castello, Valsolda (CO)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Edificio a pianta rettangolare composto da un'unica navata coperta da volta a botte e sei cappelle laterali. Le murature perimetrali sono in pietra e mattoni e sono rivestite da intonaco. Il tetto è a falde con copertura in coppi
Epoca di costruzione: 1578 - 1602
Autori: Pagani, Paolo, decorazione
Descrizione
La parrocchiale di Castello, ricostruita nell'ultimo quarto del Cinquecento sull'area di un edificio più antico, è a navata unica, con ampie cappelle laterali e coro rettangolare; sorge in una posizione panoramica su di un terrazzamento soleggiato affacciato sul Ceresio, a pochi passi dalla casa avita dei Pagani. Per volontà e a spese di Paolo Pagani venne dunque rimodellato lo spazio interno, mediante la copertura con volta a botte continua della navata, iniziativa finalizzata al rivestimento ad affresco, offerto dal pittore. Il risultato è una straordinaria invenzione prospettica costituita da due cupole illusionistiche raccordate da arconi trasversali, che inquadrano una complessa composizione, nella quale differenti temi iconografici, a loro volta raccordati narrativamente alle vite dei santi dedicatari delle cappelle laterali, fanno corona al tema centrale della gloria della Vergine Assunta, raffigurata sulla volta della finta cupola della seconda campata. In particolare, in corrispondenza della cappella del Battista, è affrescata la predica del Battista; sul lato opposto della volta, al di sopra della cappella dedicata alle sante Apollonia, Caterina e Lucia, è affrescata la condanna a morte delle tre martiri, trasportate in gloria da angeli sulla volta della prima campata. La fantastica, vertiginosa irruenza della volta di Castello costituisce una vera e propria summa delle esperienze figurative elaborate dal pittore a Venezia e nell'Europa centrale, dalle ricerche chiaroscurali e naturalistiche dei "tenebrosi" veneziani, all'impatto col barocco rubensiano, alla riflessione su modelli michelangioleschi, tintoretteschi e manieristici, integrate da un precoce aggiornamento sull'illusionismo prospettico di Andrea Pozzo. Esempio eccellente della "grande invenzione, e stravagante maniera" riconosciuta a Paolo Pagani fino dal Settecento da Pellegrino Orlandi, è al tempo stesso l'omaggio, devoto e orgoglioso insieme, del maestro alla chiesa del borgo nativo, nella consolidata tradizione degli artisti migranti: lo dichiara esplicitamente la dedica in lettere dorate sottoscritta dal Pagani, in veste di affiliato e priore della confraternita del Rosario, accompagnata dalla data 1697, che ricorre altre due volte nel campo affrescato.
Notizie storiche
Il valsoldese Paolo Pagani (1656-1717), oggi ritenuto uno dei maestri più geniali e innovativi della pittura lombarda nella stagione fra Sei e Settecento, trascorse buona parte della vita lontano dalla terra natale, a Venezia dapprima, dove si trasferì fra i dodici e i tredici anni e dove rimase, alternando la permanenza con brevi ritorni in patria, fino al 1690, per poi partire per un lungo soggiorno di lavoro in Austria, in Moravia (dove fu al servizio del principe vescovo di Olomouc Carl Liechtenstein Castelcorno) e in Polonia, secondo la consuetudine delle maestranze artistiche della regione dei laghi, protagoniste di una plurisecolare vicenda migratoria che ha coinvolto cantieri italiani ed europei. Un registro della confraternita del Rosario di Castello Valsolda attesta che "l'anno 1696 del mese di marzo arrivò in patria da Moravia il signore Paolo Pagani [...] et subito fece per sua divotione involtare la nostra chiesa parochiale di San Martino di Castello a sue spese e di sua propria mano la depinse, et nel termine di un anno e mezzo il tutto si ridusse a perfettione come oggi si vede".
La Valsolda, fino alle soglie dell'età moderna alle dirette dipendenze dei vescovi milanesi investiti anche del potere temporale, è una vera e propria enclave ambrosiana nel territorio della diocesi comasca; la ricostruzione della parrocchiale di Castello rientra nell'estesa campagna di rinnovamento dell'edilizia religiosa portata avanti in epoca borromaica, con il coinvolgimento delle maestranze artistiche locali.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Catalano, Michela (2005)
Aggiornamento: Galli, Maria (2010); Leoni, Marco (2014)
Descrizione e notizie storiche: Coppa, Simonetta
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO180-00253/
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