Chiesa e Convento di S. Maria delle Grazie - complesso

Gravedona ed Uniti (CO)

Indirizzo: Via San Gusmeo (Fuori dal centro abitato, in posizione dominante) - Gravedona ed Uniti (CO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Il complesso architettonico è composto dalla chiesa, dal campanile e dal fabbricato dell'ex convento. La chiesa, con annessa piccola sacrestia sul lato nord, si sviluppa con pianta rettangolare ad unica navata e cappelle laterali, terminata da tre absidi; il campanile, nell'angolo nord est, è a pianta quadrata; il fabbricato dell'ex convento è a pianta quadrangolare con chiostro centrale. Le strutture murarie dell'intero complesso sono in pietra locale legata da malta di calce; le coperture sono a tetto con struttura lignea e manto misto in lastre di pietra e coppi

Epoca di costruzione: 1467 - 1468

Autori: De Donati Alvise, chiesa e convento, decorazione; De Donati Bernardino, chiesa e convento, decorazione; Giovan Pietro da Musso, chiesa, decorazione; Malacrida Battista detto Battista da Musso, chiesa e convento, decorazione; Quaglio Giulio, chiesa, decorazione; Rodari Tommaso, chiesa, decorazione

Comprende

Descrizione

Degli artisti che parteciparono all'impresa non conosciamo, purtroppo, i nomi, mai citati nei pochi documenti finora noti sulla chiesa: e il ciclo di Gravedona per molto tempo non ha avuto grande fortuna nella letteratura artistica, che si è limitata, per lo più, a fare un solo nome per tutti gli affreschi, quello di Sigismondo de Magistris. Solo di recente il ciclo è stato analizzato nel dettaglio e proposte diverse sono state avanzate per l'identificazione delle mani a cui spettano le singole parti .
La maggior parte della campagna decorativa fu realizzata tra il 1509 e i primi anni del decennio successivo: conosciamo le date, e l'esatta identità dei committenti, grazie alle scritte che compaiono, qua e là, sugli affreschi.
Le Storie di sant'Antonio Abate del secondo comparto di destra furono, probabilmente, le prime eseguite: commissionate dalla famiglia Stampa e concluse il 27 giugno 1509, hanno un'impaginazione sorprendente, che finge un complicato polittico in marmo ricco, nelle lesene, nelle colonne, nelle cornici, di raffinati motivi all'antica; un chiaro omaggio, è stato detto, alla scultura dei Rodari, e al gusto antiquario colmo di citazioni da Amadeo e da Bramante che andavano allora diffondendo nell'area comasca. Mostra, l'anonimo autore delle Storie di sant'Antonio, una formazione condotta sugli esempi di Vincenzo Foppa, e riferimenti culturali complessi: cita, ad esempio, nella scena della Tentazione, lo spazio architettonico bramantesco dell'incisione Prevedari, e conosce certamente le ricerche prospettiche di Zenale, di cui si vedono qua e là, vaghi riflessi; l'episodio, infine, con l'Incontro di sant'Antonio e san Paolo è ricalcato con precisione su un'incisione, d'analogo tema, di Dürer. L'attribuzione tradizionale, per questo ciclo, a Sigismondo de Magistris è stata talvolta mantenuta anche dalla letteratura critica moderna: prevale, tuttavia, tra gli studiosi, il nome di Alvise de Donati, o almeno di un suo collaboratore, come per primo ha proposto Rovetta (1988). L'ambito del De Donati, pittore di origine milanese, che dal 1494 risulta a capo di una ampia bottega e si stabilisce poi a Como, forse nei primi anni del Cinquecento, ben corrisponde, in effetti, alla cultura dell'autore del ciclo di Gravedona.
Caratteri non lontani dalle Storie di sant'Antonio rivela anche la Madonna col Bambino e i santi Pietro e Giovanni Battista sul pilastro presbiteriale destro, commissionata dalla famiglia Curti, e finita pochi giorni dopo le Storie, il 4 luglio 1509.
Non sappiamo esattamente quando fu dipinta la Crocifissione del primo comparto a destra, sormontata dalla lunetta con due Storie della Croce, la Visione di Costantino e il Ritrovamento della Croce: sappiamo, però, che la cappella era di patronato della famiglia Casati, come mostra lo stemma posto alla sommità della nicchia e che a più riprese, tra il 1516 e il 1517, i documenti citano lasciti e donazioni a favore della cappella; è quindi possibile che la commissione risalga a questi anni. La critica ha proposto, anche per questo ciclo, la mano di un collaboratore di Alvise de Donati, forse con l'aiuto del poco noto pittore comasco Giovanni Ambrogio Ghezzi.
Neppure delle Storie di san Giovanni Battista del quarto comparto di sinistra conosciamo la data d'esecuzione e non c'è accordo, tra gli studiosi, sull'identità dell'anonimo autore degli affreschi. Rovetta ha proposto di accostarli alle Storie dei santi Nicola da Tolentino e Agata, del 1520, che occupano la parete di fondo della zona presbiteriale di sinistra: il nuovo classicismo severo di Bramantino sembra infatti, per entrambi, il modello principale. Per tutti questi motivi, una data attorno al 1520 suggerisce, per entrambi i cicli, un'identica attribuzione: al de Donati, appunto, pittore milanese di educazione condotta forse sui modelli di Bramantino e Zenale, e interessato, più tardi, al classicismo sereno di Bernardino Luini.
Molte, comunque, sono le questioni critiche ancora aperte.

Notizie storiche

È un edificio semplice, la chiesa di S. Maria delle Grazie a Gravedona, fondata, a quanto sappiamo, nel 1467, sul luogo dell' oratorio paleocristiano di S. Salvatore (in uso dal VI al XV sec.): ad aula unica, con archi trasversali a suggerire la scansione dello spazio, ha pareti divise in comparti e disegnate da nicchie a sesto acuto, che delimitano le cappelle. All'esterno fanno sfoggio di sè i due portali rinascimentali marmorei scolpiti, uno dei quali nel fianco destro.
La ricchezza della chiesa è tutta nel vasto ciclo di affreschi che la ricopre quasi per intero, saggio di straordinario interesse degli orientamenti dell'arte tra Milano e Como attorno al secondo decennio del Cinquecento; negli anni, quindi, della dominazione francese.
Dello stesso periodo è il convento degli eremitani di S. Agostino, soppresso nel 1771, poi alienato ai privati e successivamente abbandonato per parecchi decenni fino al recupero ad uso biblioteca : si articola intorno ad un chiostro con portico ad archi ogivali su colonnine, per tre lati in pietra e uno in cotto, affrescato con Storie della vita di Gesù e Santi agostiniani da Domenico da Lugano e, forse, Bernardino de' Donati.

Uso attuale: campanile: campanile; chiesa: chiesa; ex convento: biblioteca

Uso storico: campanile: campanile; chiesa: chiesa; ex convento: convento

Condizione giuridica: proprietà mista pubblica/ecclesiastica

Accessibilità: Per informazioni:
tel. 034485261

Da Milano: da Viale Fulvio Testi proseguire per andare a prendere la Nuova Vallassina. Da qui prendere la SS 340 dir per Como/Menaggio. Costeggiare la sponda lecchese del lago fino a Gravedona.

Riferimenti bibliografici

Marocco Clerici, G., Recupero del Patrimonio Artistico della Provincia di Como, Schede degli interventi di restauro, Como 1990

Diocesi di Como, La Diocesi di Como. Dati e notizie per il 2005, Lipomo 2005

Pescarmona, D./ Rossi, M./ Rovetta, A., Alto Lario Occidentale, Como 1992

Fecchio, L., Notizie storico-religiose di Gravedona, Como 1893

Zecchinelli, M., Le tre Pievi: Gravedona Dongo Sorico, Menaggio 1995

Albonico Comalini, P./ Conca Muschialli, G., Gravedona. Paese d'arte, Gravedona 2006

Rossi, M./ Rovetta , A., Pittura in Alto Lario tra Quattro e Cinquecento, Milano 1988

AA. VV., Pittura in Alto Lario e in Valtellina dall'Alto Medioevo al Settecento, Cinisello Balsamo 1995

Guida Italia, Lombardia Guida d'Italia del Touring Club Italiano, L'Alto Lago: da Menaggio a Colico, Milano 2005

Zecchinelli, M., L'Alto Lario, Como 1966

Rovi, A., La Provincia di Como, Il percorso delle arti figurative in Provincia di Como dal V al XVIII secolo, Lipomo 2002

Rovi, A., Arte Sacra in territorio lariano, Como 2002

Fonti e Documenti

faldone 15 titolo IV 4.2.2

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Catalano, Michela (2007); Leoni, Marco (2007)

Aggiornamento: Galli, Maria (2009)

Descrizione e notizie storiche: Monaco, Tiziana; Ribaudo, Robert

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

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