Compreso in: Canonica di S. Salvatore - complesso, Barzanò (LC)
Canonica di S. Salvatore - complesso
Barzanò (LC)
Indirizzo: Via Castello - Barzanò (LC)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Impianto planimetrico in muratura suddiviso in tre parti, avancorpo con copertura cassettonata lignea, aula centrale con copertura a cupola e presbiterio con volta a botte. L'impianto dell'edificio sfrutta la conformazione terrazzata del terreno che ha dettato la realizzazione di una cripta seminterrata di sostruzione alla chiesa superiore. La cripta ha forma irregolare con pilastro centrale ellittico mediante il quale lo spazio viene suddiviso in due ambienti; uno rettangolare a copertura lignea piana, uno quadrangolare con volta a botte ed un altare. Adiacente la sacrestia cinquecentesca posta in ampliamento del piano seminterrato stesso. Il presbiterio è sopraelevato sulla cripta con uguale ampiezza e forma quadrangolare, la navata è invece leggermente più ampia. Torre campanaria in muratura a forma quadrangolare in pietra irregolare e malta con angolari squadrati; la cella campanaria presenta inserti, volte delle aperture e cornice di gronda in mattoni pieni di laterizio.
Epoca di costruzione: fine sec. X - inizio sec. XI
Comprende
- Chiesa dedicata al Salvatore, Barzanò (LC)
- Campanile della Chiesa dedicato al Salvatore, Barzanò (LC)
Descrizione
Barzanò si trova nel cuore della Brianza, equidistante tra Monza, Como e Lecco, nel territorio dell'antica pieve di Missaglia.
L'ex canonica di S. Salvatore si erge sul colle che domina l'abitato, in prossimità dell'unica torre rimasta del castello (rovinato nel 1222 secondo Galvano Fiamma), configurandosi quale fondazione castrense.
L'odierna S. Salvatore allinea due campate quadrate, la prima con soffitto ligneo, la seconda coperta da una cupola emisferica, e un'abside quadra voltata a botte su cripta fuori terra, che asseconda il sito scosceso come in S. Salvatore ad Almenno. L'ulteriore vano orientale è un'aggiunta post-medievale. Un impalcato ligneo prolunga l'area presbiteriale, innestandosi nel muro in cui si aprono i due accessi alla cripta e cui si addossano i cinque scalini che colmano il dislivello con la navata. Appartengono forse all'antica canonica le fondazioni, tagliate da sepolture, rinvenute nel xix secolo a nord della chiesa, nel giardino di casa Mantovani.
In merito alla chiesa, l'osservazione degli elevati e dei rapporti stratigrafici suggerisce una sequenza cronologica relativa di fasi costruttive. La primitiva cappella era limitata alla campata mediana non ancora cupolata e all'abside quadrata su cripta. In pianta si configura la tipologia altomedievale della chiesa a sala con presbiterio quadrato, che trova esteso riscontro in area tedesca, ma anche nell'Italia del Nord, in elevato (S. Pietro e S. Maria Maddalena alla Novalesa, S. Martino a Deggio) o in fondazione
(S. Nazaro a Garbagnate Monastero, S. Giovanni Battista a Cividino, S. Giorgio a Credaro, ecc.). Lecito è presumere che il presbiterio di S. Salvatore prospettasse a due livelli sulla navata (Scirea), per un'articolazione sconosciuta ai casi citati ma avvicinabile a quella di viii secolo di S. Giorgio a Montichiari (Viotto 2008-2009). L'incerta tecnica muraria e le monofore, irregolari e con arco oltrepassato, collocano la prima fase in età preromanica, probabilmente nel secolo X. In seguito fu aggiunta una campata, non immorsata ma solo addossata al primitivo prospetto, sbrecciato per aprirvi l'arcata. Contestuale è la torre campanaria. Da chiarire restano le motivazioni dell'ampliamento e l'articolazione del rinnovato assetto interno. La primitiva quota pavimentale della nuova campata sembrerebbe coincidere con l'attuale, ma ciò implicherebbe un anomalo raccordo con il presbiterio, preceduto da una trincea poi colmata con l'impalcato ligneo. La muratura e le aperture (in facciata e nel muro sud, con la problematica accoppiata monofora-bifora), simili a quelle di prima fase, non paiono successive all'inizio del secolo xi.
In terza fase, nella campata mediana fu inserita la cupola emisferica su trombe e quattro arcate a tutto sesto, solo addossate ai perimetrali e senza occludere le monofore sud. Con un diametro di cinque metri e una struttura in conglomerato priva di nervature o costoloni, quell'enorme ciborio autoportante costituisce un'impresa di grande complessità, improbabile prima del terzo quarto del secolo xi, quando in Lombardia si sperimentano le torri sottocupolate cluniacensi (S. Giovanni Battista a Vertemate, S. Salvatore a Capodiponte, S. Valeriano a Robbio).
Contestuale è il decoro dipinto, restaurato nel 2009, ma riemerso sotto lo scialbo in parte nel 1941, in parte nel corso del restauro 1980-85. Nei fianchi nord e sud, in cui le pitture non proseguono dietro le arcate (e quindi non precedono la cupola), si riconoscono storie di Cristo su due o tre registri: a sud, l'Annunciazione in alto e la Presentazione al Tempio sotto a destra; a nord, un miracolo di Cristo in alto (forse la Guarigione del cieco), due episodi incerti e la Crocifissione sotto. Nella cupola, Cristo a mezzobusto in clipeo è circondato dagli apostoli scanditi da bande ornamentali. L'imposta è ornata da un meandro assonometrico che a oriente cinge la Vergine con il Bambino, mentre le quattro trombe ospitano aquile, come in S. Ambrogio a Milano.
Notizie storiche
Con la struttura ricoperta dagli intonaci, S. Salvatore di Barzanò trasse in inganno Porter (1915-17), che in virtù della cupola ne attribuì la fondazione a maestranze di cultura bizantina di vi secolo. Anche gli studi successivi hanno faticato nella lettura dell'edificio, oggetto di un lungo intervento conservativo (2004-2010) di cui si attendono i risultati (parzialmente anticipati in Selmi 2009).
Con un diploma del 5 ottobre 1015 il vescovo di Como ottenne dall'imperatore Enrico ii la cessione di "quamdam curtem cum omnibus suis pertinenciis, que dicitur Villa Barzanorum, que fuit hereditas, et proprietas filiorum comitis Sigifredi Berengarii et Ugonis" (mgh, dd h 2; Giulini 1854-57).
Una perduta epigrafe nei pressi della chiesa avrebbe recitato: "galdinus pirovanus archiep [iscopus] mediol [anensis] basilicam hanc construxit". Che i Pirovano abbiano avuto larga parte negli affari di S. Salvatore è indubbio: preposito nel 1255 e nel 1282 risulta il giurisperito Rainerio de Pirovano, e nel 1302 Pietro de Pirovano (Baroni, Perelli Cippo 1998; Baroni 2002, 2005); nel 1398 su nove canonici quattro erano Pirovano (Magistretti 1900); nella Visita Pastorale di Gabriele Sforza del 1455 (asmi, Notarile, cart. 141; ricerche di Marco Gerosa) è documentato il loro giuspatronato sulle cappellanie di S. Biagio e di S. Salvatore. La presunta epigrafe non è però degna di fede, sia per l'appellativo "basilica", sia perché i Pirovano diedero a Milano tre arcivescovi, Oberto (1146-1166), Algisio (1176-1185) e Oberto ii (1206-1211), mentre Galdino (1166-1176) era un della Sala. Il prepositus attestato nel 1255 è indizio di una canonica, esplicita alla fine del secolo xiii (Magistretti, Monneret de Villard 1917).
La cronologia del decoro dipinto è oggetto di dibattito. Chi su base formale propone la diretta filiazione da S. Vincenzo a Galliano (cfr. vol. i, pp. 49ss.) non tiene conto del problema di una datazione così precoce per la cupola (da ultimo Rossi 2009). D'altro canto, il tardo xii secolo (Bruno 2004, 2006), che pur si accorderebbe al repertorio ornamentale, pare troppo avanzato in riferimento alla tecnica di costruzione delle figure. Più plausibile sarebbe una datazione a cavallo dei secoli xi e xii, a completamento della ristrutturazione dell'edificio, che potrebbe legarsi all'ottenimento di diritti battesimali. Resta tuttavia incertezza sulla primitiva collocazione della vasca battesimale, ora fra prima e seconda campata. Le otto lastre in marmo di Verona recano sui bordi lettere incise utili al montaggio, che orientano al secolo xiii. Non si tratterebbe perciò della vasca originaria, la cui ragionevole collocazione sotto il vertice della cupola contrasta con il relativo scarto di quote pavimentali.
"Qui fecit hoc opus apellatur Serin Petrus" è inciso sulla chiave della lunetta del portale strombato di facciata, che l'iscrizione ormai illeggibile sotto il timpano datava al 1231. Sempre al secolo xiii risalgono le due mutile figure lato sud della prima campata, mentre alla prima metà del xiv il lacerto del lato nord della campata mediana e le stelle a otto punte fiorite e le corolle pentalobate riemerse sulla volta sud della cripta. Di rilievo è la coscienza storico-critica del cardinal Federico Borromeo, che trovando nel 1611 la chiesa in cattive condizioni ordinò di restaurarla nel rispetto delle forme antiche (come nel caso del S. Ambrogio di Milano).
Uso attuale: intero bene: oratorio
Uso storico: intero bene: battistero, chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Accessibilità: Apertura a richiesta presso il Comune di Barzanò
Riferimenti bibliografici
Bassani, Paola, Le sequenze di evoluzione architettonica di S. Salvatore in La Canonica di S. Salvatore a Barzanò, Missaglia 2013
Credits
Compilazione: Piefermi, Antonio (2006)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013); Piefermi, Antonio (2014)
Descrizione e notizie storiche: Scirea, Fabio
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LC120-00003/
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