Oratorio dei SS. Nazaro e Celso - complesso
Garbagnate Monastero (LC)
Indirizzo: Via Gian Battista Butti - Garbagnate, Garbagnate Monastero (LC)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: L'oratorio attuale è costruito su un edificio preesistente del V-VI secolo del quale la chiesa attuale mantiene la pianta rettangolare terminante con abside. La facciata a capanna, che s'innalza al di sopra del corpo dell'edificio analogamente alla parete in cui si innesta l'abside, è stata modificata aprendo una finestra ad arco a tutto sesto al di sopra del portale originale. Quest'ultimo è coronato da una lunetta a doppia ghiera. La muratura è costituita da conci regolari in arenaria. L'abside, di cui recentemente sono state recuperate le monofore strombate, presenta una cornice di archetti pensili estremamente elegante: ad ogni blocco di pietra, infatti, corrisponde un archetto. Internamente le pareti, prive di intonaco, conferiscono alla chiesa un aspetto suggestivo.
Epoca di costruzione: sec. XII
Descrizione
La chiesa, in pietre squadrate di arenaria disposte in corsi regolari, sorge in posizione panoramica nel centro abitato, sul luogo di una struttura più antica del VI secolo che era caratterizzata da una tecnica costruttiva ad "opus incertum" con ciottoli e frammenti litici legati da malta leggera. A tale collocazione cronologica della primitiva fondazione corrisponde il ritrovamento di una tomba a inumazione con relativo corredo formato da un coltello, una fibbia e una moneta del VI-VII secolo. Al V-VI secolo risale, inoltre, una preziosa capsella d'argento che fu rinvenuta nel corso dell'abbattimento dell'altare in occasione di alcuni interventi di restauro di fine Ottocento. Essa era custodita, insieme ad un'altra capsella medievale in stucco, in un loculo per reliquie coperto da una lastra marmorea decorata da un croce.
L'odierno edificio si innesta su parte del lato meridionale della precedente e più piccola struttura di cui riprende lo schema a pianta rettangolare comunicante con l'abside quadrata. La facciata a capanna, ampiamente rimaneggiata a fine Ottocento, è più alta del corpo dell'edificio e presenta il portale - di fattura particolarmente accurata per la perfezione del taglio e le dimensioni dei conci - sormontato da lunetta a doppia ghiera e da una finestra centinata a tutto sesto. Il fianco sinistro è privo di finestre e presenta un piccolo portale sormontato da una lunetta. Un'apertura analoga si trova sul fianco destro dove sono visibili anche tre monofore una delle quali, verso est, è posta a un'altezza inferiore. Infine una piccola apertura a forma di croce si trova sulla testata orientale dell'edificio. A questa è addossata la parte absidale che ricorda la volumetria delle absidi di San Benedetto a Civate: un perfetto emiciclo coperto da un semicono rivestito da beole, interrotto da tre finestre strombate a tutto sesto e fregiato da un giro di archetti pensili nel sottogronda, ricavati singolarmente da un unico blocco di pietra. La parete, qui caratterizzata dall'inserimento di alcuni blocchi in serizzo, è impreziosita da una delicata tessitura cromatica chiaroscurale accentuata dallo strombo multiplo delle monofore che presenta una serie di cordoni a sezione alternativamente circolare e quadrangolare. Nelle finestre del fianco meridionale, invece, il motivo degli sguanci decorati si ripete solo nella strombatura interna della finestra più orientale. Nella chiesa, dove si trova un affresco con la "Madonna del Latte" datato 1526, i soli elementi decorativi di carattere plastico sono localizzati sulle pietre d'imposta dell'arco trionfale.
L'edificio è costruito prevalentemente con conci regolari di arenaria, intervallati nella parte absidale da inserti in serizzo
L'interno è particolarmente suggestivo in quanto, non essendo intonacato, favorisce la percezione della nuda parete muraria. La navata unica è separata dal presbiterio tramite un arco trionfale che è sorretto, nella parte destra, da un semicapitello decorato con fiere che si rincorrono e che cercano di azzannare la testa di un uomo collocata sulla congiunzione dei due lati. Questo soggetto è particolarmente diffuso nell'area comasca (S. Carpoforo e S. Abondio a Como; S. Maria Maddalena di Ospedaletto a Ossuccio), ma presenta affinità anche con alcuni elementi decorativi briantei come il S. Pietro ad Olgiate Molgora (capitello finestra absidale), il S. Salvatore a Barzanò (decorazione del portale) e l'abbazia benedettina di Brugora (portale). Le caratteristiche stilistiche del capitello e i parallelismi individuati, potrebbero suggerirne una datazione attorno alla metà del xii secolo che si accorderebbe anche con quella dell'edificio. La struttura infatti rivela una particolare maturità stilistica, individuabile particolarmente nella zona absidale dove la fattura è particolarmente elegante. Gli archetti pensili sono ricavati da singoli blocchi murari; le monofore, ripristinate dal restauro ottocentesco, hanno come punto di forza il chiaroscuro c
Notizie storiche
Goffredo da Bussero verso la fine del XIII secolo, citando il "loco garbagniate monasterii" nel suo "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani", indicò la presenza di una chiesa intitolata a San Martino (tuttora esistente) e tralasciò, invece, di citare l'oratorio dei Santi Nazaro e Celso. L'omissione, in questo caso, è forse dovuta al fatto che si trattava di un possedimento feudale dell'abbazia milanese di San Celso e, come tale, la sua segnalazione non risultava rilevante per le finalità di carattere fiscale probabilmente sottese alla compilazione del "Liber". La chiesa attuale è comunque datata alla metà del XII secolo, anche in base ai possibili referenti che sono stati individuati nel San Celso e nel San Giovanni in Conca di Milano, in Santa Maria del Tiglio a Gravedona e nel San Pietro a Beolco di Olgiate. L'attuale aspetto dell'edificio è dovuto a una campagna di restauri condotta dall'ingegnere Luca Beltrami e dall'architetto Giacomo Santamaria nel 1891. Tali interventi si aggiunsero ai precedenti lavori del 1661- che comportarono il rifacimento del tetto - e del 1754. Alla fine del XIX secolo l'edificio fu liberato dai fabbricati rustici che vi erano addossati e venne demolita la sacrestia, successivamente ricostruita nel 1901 insieme al campanile, aggiunto a pochi metri di distanza dal fianco nord. Nella stessa circostanza furono pure recuperate le monofore absidali, precedentemente tamponate, e fu aperta la finestra in facciata sul modello di quella della chiesa di Montorfano Novarese. Infine venne rifatto il tetto con il ripristino della primitiva copertura piana. Anche l'interno subì dei rifacimenti che risultarono particolarmente importanti per ricostruire la vicenda edilizia del monumento. Infatti, mentre si abbatteva l'altare per rendere più agevole lo spazio dedicato alla celebrazione, si rinvennero collocate in una fossa chiusa da una lastra, due capselle: una in argento, riferibile al V-VI secolo e una in stucco, più tarda. Inoltre, con l'intento di riportare il pavimento al livello originario, vennero alla luce le fondamenta di un edificio preesistente, a pianta rettangolare, con abside quadrata, più piccolo dell'attuale, ma su cui insiste parte dell'odierno lato meridionale. Venne inoltre rinvenuta una tomba ad inumazione corredata di un coltello, una fibbia e una moneta risalenti al vi-vii secolo. Questa datazione trova riscontri anche con la tecnica costruttiva dei suddetti lacerti murari, che è ad opus incertum, con l'impiego privilegiato di ciottoli di fiume. Tutti questi elementi, unitamente alla pergamena sopra ricordata, permettono di stabilire l'esistenza di un sacello molto antico (vi sec.), su parte del quale fu riedificata, ampliata, la chiesa odierna XII sec.), grazie al diretto intervento del cenobio milanese.
Di estremo interesse risultano i semicapitelli scolpiti alla sommità dei pilastri dell'arco trionfale. Mentre quello di sinistro presenta un motivo geometrico lineare, quello di destra propone la visione di una sequenza di belve che si avventano su una testa umana, ricavata sullo spigolo, caratterizzata da una folta e ispida capigliatura. Gli animali sono colti in atteggiamenti aggressivi, con denti appuntiti e la bocca aperta secondo modalità riscontrabili nelle decorazioni delle finestre della chiesa di Sant'Abbondio a Como, mentre raffronti stilistici più stringenti si colgono con l'ornamentazione scultorea di altre chiese di area lariana, come il rilievo murato nel portico presso la chiesa di Santa Maria Maddalena ad Ossuccio, il fregio nella chiesa di San Carpoforo a Como e alcuni animali sulla ghiera esterna del portale della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Brugora di Montesiro (Besana Brianza), tutte opere ascritte alla prima metà del XII secolo.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: oratorio
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Piefermi, Antonio (2006)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Virgilio, Giovanna
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LC120-00129/
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