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Chiesa di S. Maria delle Grazie
Milano (MI)
Indirizzo: Piazza Santa Maria delle Grazie (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Pianta longitudinale con cappelle laterali, con grande tribuna in sostituzione del transetto e abside
Epoca di costruzione: post 1465 - ante 1498
Autori: Solari, Guiniforte, costruzione; Bramante, Donato, rifacimento; Beltrami, Luca, restauro (Ottocento); Portaluppi, Piero, restauro
Descrizione
Sui terreni siti "in suburbio porte Verceline" che il conte Gaspare Vimercati, comandante delle milizie ducali e familiare di Francesco Sforza, aveva donato ai domenicani della congregazione pavese di S. Apollonia, sorse a partire dall'agosto 1463 il convento di S. Domenico, poi intitolato a S. Maria delle Grazie. La cappella dedicata alla Vergine del Rosario, tuttora esistente sul lato sinistro della chiesa, costituì probabilmente il primo nucleo del complesso, voluto dal Vimercati per dare ricovero a una miracolosa immagine della Madonna. Stando alla testimonianza seicentesca del padre Gattico, la fabbrica era già quasi completata nel 1476, e in tempi ancora più brevi sorgeva l'attiguo convento, edificato seguendo rigorosamente le regole tipologiche delle costruzioni dell'Ordine.
Solari rappresenta la personalità di architetto più qualificato e autorevole nella Milano degli anni Sessanta e Settanta del Quattrocento; risulta perciò del tutto plausibile l'idea di associare al suo nome un cantiere di rilievo come quello dei domenicani delle Grazie.
La chiesa appartiene alla tipologia quattrocentesca della pianta longitudinale con cappelle laterali. Solari risponde con una ulteriore semplificazione dell'impianto che prende spunto dalla tipologia della chiesa cosiddetta 'a sala' (o Hallenkirche), in quella particolare variante padana che è la 'sala a gradonature', ovvero con le volte centrali più alte delle laterali. Ne risulta un edificio prevalentemente sviluppato in orizzontale, la cui larghezza è pari quasi al doppio dell'altezza e a circa tre quarti della lunghezza; di luminosa, dilatata spazialità.
L'interno della chiesa sottende una rigorosa impostazione geometrica, ricca di precisi rapporti proporzionali. Un'acuta attenzione ai valori metrici è presente anche nella facciata, del tipo a capanna, interamente rivestita in laterizio come il fianco sud della chiesa, l'unico visibile. La suddivisione della facciata in cinque zone, per mezzo di sei contrafforti aggettanti, rivela con semplicità la struttura interna articolata in navate e cappelle. Anche sul fianco la sequenza dei contrafforti rivela la scansione interna delle cappelle, che prendono luce ciascuna da due ampie finestre a ogiva e da un occhio centrale.
A partire dal 1489, poco dopo la conclusione della fabbrica solariana, venne intrapresa una vasta opera di rinnovamento della chiesa in direzione rinascimentale, voluta da Ludovico il Moro. Un primo intervento interessò la facciata, con l'inserimento di un protiro marmoreo di timbro classicheggiante. A partire dall'agosto 1492, in cinque anni di lavoro, si procedette all'ampliamento della chiesa verso est e nord-est con la costruzione della grande tribuna, in sostituzione del transetto e dell'abside originaria. L'anno seguente furono eretti un nuovo chiostro e l'ampia sagrestia rettangolare, coperta da una volta lunettata con terminazioni a ombrello e chiusa da un'abside semicircolare. Non si sa se fin dall'inizio dei lavori o solo dopo la morte della moglie Beatrice d'Este (1497), Ludovico il Moro coltivò l'idea di realizzare nella tribuna bramantesca il mausoleo della famiglia ducale; certo è che tra il 1497 e il '98 Cristoforo Solari eseguì la ricca sepoltura del duca e della moglie. Smembrata in epoca borromaica, l'opera fu trasferita alla Certosa di Pavia.
Lo spazio nuovissimo della tribuna, la sagrestia e il chiostrino adiacente, seppure in assenza di prove documentarie, sono concordemente assegnati a Donato Bramante, del quale rappresentano uno dei più rilevanti impegni milanesi. La tribuna delle Grazie vide forse la presenza, accanto all'urbinate, di Giovanni Antonio Amadeo. E neppure si può escludere la presenza, magari come consulente alla fabbrica, di Leonardo.
Un Libellus Sepulchrorum, steso tra il 1526 e il 1539, consente di documentare la complessa vicenda del patronato delle cappelle laterali della chiesa, legata alle più insigni famiglie dell'aristocrazia milanese.
Notizie storiche
Costruita sui terreni occupati da caserme di Francesco Sforza di cui Gasparo Vimercati era generale delle milizie. I Domenicani, per avere un'area per il loro convento, si rivolsero proprio allo stesso Vimercati, che regalò l'area in oggetto e fece dipingere una cappelletta dedicata alla Madonna col Bambino (protettrice dell'ordine), laddove poi sorse la chiesa delle Grazie (si trova oggi posta su un arco sorretto da colonne laterali). Prossimo alla morte, lo stesso generale raccomandò al Moro, gli aiuti per la costruzione della nuova chiesa e la moglie Beatrice d'Este ordinò al Bramante di costruire sopra ad essa una cupola maestosa.
Diede il nome all'intero quartiere, detto quindi borgo delle Grazie, che diviene uno dei più importanti della città, con i nuovi insediamenti dei più fidi cortigiani degli Sforza: gli Atellani, i Botta, i Guiscardi, gli Stanga, i Sanseverino, nonché la casa dei Medici.
Nel 1463, dopo l'approvazione da parte di Pio II, per la nascita del convento, si ha la posa della prima pietra della chiesa, dedicata in un primo tempo a S. Domenico, su progetto di Guiniforte Solari. I lavori però proseguono lentamente fino agli anni '80 del XV sec..
Chiamato Donato Bramante, già impegnato nel restauro di San Lorenzo, il progetto è ispirato dall'originale impianto della vecchia Basilica, soprattutto per la cupola circolare, allora ancora nel suo aspetto originario simile a S. Sofia, le quattro esedre e i quattro campanili angolari.
Dal 1490, scaturisce la decisione di considerarla la cappella Sforza e di collocarvi i sepolcri ducali.
Nel 1492 iniziano i lavori per la costruzione del tiburio, terminato nel 1497.
Tra il 1497 e il '98 Cristoforo Solari eseguì la ricca sepoltura del duca e della moglie. Smembrata in epoca borromaica, l'opera fu trasferita alla Certosa di Pavia.
Dalla fine del Quattrocento inizia la costruzione delle cappelle gentilizie, alla cui decorazione partecipano spesso le migliori maestranze della Milano rinascimentale e tardo-cinquecentesche. Tra queste si possono citare quella della famiglia Bolla (la prima cappella a sx), quella dei Marliani ( sulla dx) e quella degli Atellani.
Sin dal Settecento, la chiesa era sussidiaria di San Vittore al Corpo; ma dal 1797 l'intero complesso diviene caserma.
Nel 1852 si eseguono lavori di consolidamento strutturale del tiburio della chiesa, che fin dal XVI sec. era soggetto a opera di concatenamento.
Nel 1864, il Comune faceva abbattere alcune casupole addossate all'abside, approntando provvedimenti più consistenti tendenti all'isolamento del monumento.
Nel 1881, l'arch. Colla predisponeva un piano per il restauro e completamento esterno, che veniva subito, in fase iniziale, arrestato.
Nel 1901 si avviava il restauro del chiostro grande, della sala capitolare, della biblioteca, del chiostrino bramantesco, della sagrestia bramantesca. Veniva, per altro costruita la nuova sagrestia per i monaci che intanto avevano il solo uso dei locali della chiesa, restando il complesso di proprietà statale.
Nel secondo decennio del XX sec. iniziano i restauri interni alla chiesa: interventi sulle pitture sulle volte, nella cappella degli Atellani ed in quella del Rosario, rinsaldo di un pilone della cupola, opere nel presbiterio.
Nel 1924, i Padri domenicani riprendendo possesso del cortiletto detto "del rettore" e dell'intero primo piano, sfrattano la Soprintendenza e da lì a poco riescono ad ottenere l'uso di tutto il complesso, ad eccezione del Cenacolo, che rimane proprietà inalienabile dello Stato.
Tra il 1934 e il 1937, si compiono i lavori sostenuti dal senatore Ettore Conti e diretti dal Portaluppi, in accordo con la Soprintendenza, finalizzati al discusso disvelamento delle decorazioni interne quattrocentesche.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: Ingresso in chiesa libero durante gli orari di apertura:
giorni feriali 7:00-12:00, 15:00-19:30
giorni festivi 7:30-12:30, 15:30-21:00
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)
Aggiornamento: Uva, Cristina (2015); Zanzottera, Ferdinando (2015)
Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia; Ribaudo, Robert
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Uva, Cristina
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00014/
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