Compreso in: Basilica di S. Ambrogio - complesso, Milano (MI)
Basilica di S. Ambrogio - complesso
Milano (MI)
Indirizzo: Piazza Sant'Ambrogio (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: basilica
Configurazione strutturale: Complesso assai articolato costituito da: basilica di tipo ambrosiano, tripartita, che rappresenta il prototipo delle basiliche paleocristiane padane e poi romaniche (longitudinale, volte a crociera sostenute da pilastri con capitelli decorati ed archi a tutto sesto) e due campanili. Monastero a più chiostri, canonica con edifici intorno a portico e chiesa di S. Sigismondo
Epoca di costruzione: inizio sec. IX - fine sec. XIV
Autori: Solari, Guiniforte, costruzione: Oratorio della Passione; Bramante, Donato, rifacimento e ampliamento complesso; Richini, Francesco Maria, rifacimento; Cagnola, Luigi, ampliamento e restauro: Basilica; Landriani, Gaetano, restauro; Muzio, Giovanni, ampliamento; Reggiori, Ferdinando, restauro; Zacchi, Adolfo, ampliamento e restauro: monastero
Comprende
- Canonica di S. Ambrogio, Milano (MI)
- Monastero di S. Ambrogio (ex), Milano (MI)
- Basilica di S. Ambrogio, Milano (MI)
- Campanile dei monaci di S. Ambrogio, Milano (MI)
- Atrio della Basilica di S. Ambrogio, Milano (MI)
- Oratorio di S. Sigismondo, Milano (MI)
- Campanile dei canonici di S. Ambrogio, Milano (MI)
Descrizione
A cominciare dal 1492 e sino al termine del suo soggiorno milanese, nel 1499, Donato Bramante è attivo a un vasto, unitario progetto di ampliamento e rinnovamento del monastero di S. Ambrogio a Milano, che prevede in particolare la realizzazione di due nuove prestigiose sedi per il clero secolare della basilica e per i monaci: la canonica, a nord della chiesa, rimasta incompiuta dopo il suo trasferimento a Roma, e i chiostri, a sud del corpo di fabbrica della basilica, soltanto progettati dall'urbinate e costruiti dopo la sua partenza seguendone fedelmente il modello ligneo, quindi completati dal solenne intervento del Richini a inizio Seicento (atrio e scalone).
Dell'ampio sforzo di rinnovamento del cenobio ambrosiano furono promotori il duca di Milano Ludovico il Moro e il fratello, cardinale Ascanio Sforza. Già nel 1489 quest'ultimo era divenuto, per desiderio di Ludovico, commendatario dell'abbazia; nel 1492, su incarico del Moro, Bramante aveva progettato la canonica. Nel 1497, poi, Ascanio aveva chiamato i cistercensi di Chiaravalle (presso il monastero); il 9 maggio dell'anno successivo venne inaugurata la nuova costruzione, con la posa della prima pietra.
A causa degli interventi seicenteschi, è difficile ricostruire con precisione le soluzioni architettoniche proposte in origine per le abitazioni dei canonici, raggiungibili probabilmente dal portico al pianterreno attraverso scale di salita alle singole unità residenziali e, forse, illuminate da finestre inquadrate da lesene in corrispondenza degli archi del cortile. Il porticato al pianterreno è costituito da una sequenza di arcate a pieno centro, di proporzioni estremamente armoniose, impostate su colonne di accurata fattura, con entasi classica e capitelli raffinatamente lavorati, separati dalle arcate per mezzo di splendidi pulvini. L'inserimento di quattro colonne a protuberanze nodose (laboratas ad tronchonos) attirava già nel Cinquecento, per la sofisticata invenzione, l'attenzione ammirata del Vasari.
I due chiostri per i cistercensi, l'uno di ordine dorico, l'altro ionico, richiamano in molte scelte formali e stilistiche quello sperimentalismo di matrice classica che è tipico dell'attività di Bramante a fine Quattrocento.Tutti questi elementi mostrano come Bramante, intendendo reinterpretare la tipologia tradizionale dei chiostri conventuali, adotti però una scala metrica di maggiore grandiosità e magnificenza raggiungendo un esito di grande importanza per la cultura architettonica milanese dei secoli successivi.
Oltre a queste opere principali, gli interventi tardoquattrocenteschi nel complesso ambrosiano comportarono anche una radicale trasformazione della basilica stessa, in adeguamento alle nuove esigenze liturgiche e funzionali e in risposta alla fervida fioritura delle donazioni gentilizie, particolarmente testimoniata in S. Ambrogio, come in altre chiese milanesi, nel tratto finale del Quattrocento: i muri laterali nord e sud della basilica, tra i contrafforti, furono demoliti per creare sette cappelle quadrangolari a nord e tre a sud; l'abside della navata destra fu smantellata per fare posto alla costruzione della cappella e della porta di S. Giustina; infine furono creati passaggi tra la chiesa, i chiostri e la canonica. Così come avviene nel medesimo periodo in altre chiese milanesi (S. Simpliciano, S. Eufemia, S. Marco e S. Eustorgio), anche in questo caso un antico edificio viene riqualificato per essere assimilato a quel tipo ideale di chiesa a tre navate con cappelle laterali che trova realizzazione nelle chiese solariane. Sebbene l'ipotesi della paternità bramantesca degli interventi sul corpo della basilica non sia confermata a livello documentario, sul piano stilistico, poi, essa risulta avvalorata anche dalla concezione fortemente organica del progetto, che nella sua essenzialità strutturale scongiura ogni pericolo di incoerenza con le preesistenze.
Notizie storiche
Canonica di S. Ambrogio (alla sinistra della basilica)
Grazie alla donazione del nobile Alberico da Soresina, nel 1075, si stabilisce la vita comune tra i canonici di S. Ambrogio a Milano, anche per contribuire alla messa al bando delle idee patarine contro il clero concubinario e simoniaco.
Sin dal XII sec, nella canonica, era organizzata una casa lavoro, che ospitava giornalmente i poveri senza un'occupazione.
Nel 1128, per dirimere la controversia tra canonici e monaci di S. Ambrogio circa l'uso del campanile, il vescovo Anselmo V Posterla, fa valere la sua prerogativa di detentore dell'uso delle campane in città, facendo dono di un nuovo campanile ai canonici (quello oggi visibile sulla sinistra della facciata). Queste controversie, in realtà ricorreranno spesso nell'arco del secolo XII, divenendo simbolici atti di forza tra poteri civici, vedendo schierate le autorità cittadine a favore dei monaci e quelle ecclesiastiche a favore dei canonici.
Nel 1129, l'imperatore Corrado III Hohenstaufen concede ai canonici di S. Ambrogio i suoi diritti sul palazzo imperiale aderente alla canonica, permettendo così un notevole incremento delle proprietà.
Nel luglio 1339, l'arcivescovo Aicardo d'Intimiano, rientrato in Milano, dopo lungo esilio, fissa qui la sua nuova residenza.
L'ampliamento fu voluto da Ludovico il Moro e dal fratello Ascanio (anche se quest'ultimo impiega più mezzi per il monastero) e ideato, anche se non del tutto realizzato tra il 1492-99 dal Bramante. Qui realizzò i più bei capitelli corinzi del Rinascimento lombardo, imitati per decenni nell'edificazione dei portici dei cortili dei più bei palazzi milanesi, oltre alle gigantesche paraste su piedistallo e alle originali colonne naturalistiche, a forma di tronchi con nodi e rami tagliati. Nello stesso portico, vengono poi aperte le cappelle realizzate negli stessi anni. Tale area viene terminata nel 1513.
Dal 1883 si discuteva dell'opportunità di isolare la basilica dal tessuto di casupole canonicali che si era affastellato sul lato nord, a ridosso del cortile bramantesco: solo nel 1892 hanno inizio i lavori, conclusi nel 1926 per fare largo al Monumento ai Caduti del '15-18.
Monastero di Sant'Ambrogio
La sua fondazione, la si fa risalire all'epoca del vescovo Pietro, con un documento del 23 ottobre 789, il cui possesso dei beni viene ratificato da Carlo Magno nel 790.
Risulta da un documento del 1034 che il vescovo Ariberto d'Intimiano, prima della sua partenza alla conquista della Borgogna, faccia donazioni a questo monastero con pochi altri in Milano, sottolineandone l'importanza.
Nel XII sec.si ha la vicenda dei due campanili, spiegata sopra, che è stata più volte presa a pretesto per scontri fra istituzioni, così aspri da arrivare persino una scomunica da parte del vescovo Robaldo nei confronti dei monaci.
Nel 1186, nel brolo del monastero vengono organizzate le nozze del figlio del Barbarossa, Enrico VI con Costanza d'Altavilla. Contemporaneamente Enrico è associato all'impero con una solenne cerimonia nella basilica.
Nel 1403, morto Gian Galleazzo, e creandosi un pericoloso vuoto di potere anche alla guida della chiesa ambrosiana, il papa Benedetto IX affida in commenda il monastero al cardinale Cosimo Migliorati.
Nel 1487 l'abbazia è in piena decadenza e con pochi monaci: viene affidata in commenda al cardinale Ascanio Sforza, fratello di Lodovico il Moro. Per sua iniziativa saranno avviati numerosi lavori di ammodernamento e ampliamento del monastero (iniziato nel 1497).
Nel 1630, viene costruito un secondo chiostro.
Dopo le soppressioni di fine Settecento, i chiostri bramanteschi divengono sede di una caserma e poi dell' ospedale militare.
Nel 1908, l'arch. Zacchi costruiva una nuova palazzina abbaziale, collegata tramite un piccolo portico alla portineria e alle sagrestie e negli anni '30 restaurava e completava la foresteria bramantesca.
Nel 1932 l'Ente universitario della Cattolica acquistava l'area del Monastero.
Uso attuale: basilica: chiesa; canonica: abitazione/ servizi; monastero: università
Uso storico: intero bene: monastero
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: Ingresso in chiesa libero durante gli orari di apertura:
dal lunedì al sabato 10:00-12:00, 14:30-18:00
domenica 15:00-17:00
Percorsi tematici:
- Architetture del Rinascimento lombardo
- Architetture del Gotico lombardo
- Quattro passi per Milano. Memorie di una città che cambia
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)
Aggiornamento: Uva, Cristina (2015); Zanzottera, Ferdinando (2015)
Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia; Ribaudo, Robert
Fotografie: BAMS Photo Rodella; Uva, Cristina
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00028/
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