Abbazia di Chiaravalle - complesso

Milano (MI)

Indirizzo: Via S. Arialdo, 102 - Chiaravalle, Milano (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: monastero

Configurazione strutturale: La distribuzione funzionale degli ambienti segue la pianta-tipo del monastero cistercense. Sopravvivono oggi solo la chiesa abbaziale e il chiostro, sul quale gravitano i principali edifici monastici, oltre al cimitero dei monaci

Epoca di costruzione: inizio sec. XIII

Autori: Pecorari, Francesco, sopraelevazione: guglia; Bramante, Donato, decorazione

Comprende

Descrizione

La fondazione dell'abbazia di Chiaravalle presso Milano è direttamente connessa con la figura di san Bernardo. Tra XII e XIII secolo il monastero vede confermata la protezione della Sede apostolica e riceve numerosi privilegi anche da parte imperiale. La data di consacrazione della chiesa nel 1221 sigilla la prima campagna di lavori, durata poco meno di un secolo. All'inizio del Trecento è attestata la punta massima di presenze di monaci (ottanta); è anche il momento in cui, allentatosi l'originario rigore, entra e si afferma con sempre maggiore forza il complemento pittorico delle strutture architettoniche, sino a quel momento austeramente nude, e si proietta verso l'alto la grande torre nolare all'incrocio del transetto. Nel 1412 si concludono i lavori alla cappella della sagrestia e si costruisce la cappella di S. Bernardo, a sinistra dell'ingresso al monastero.
Del vasto e articolato complesso originario sopravvivono oggi la chiesa abbaziale e il chiostro, sul quale gravitano i principali edifici monastici. La distribuzione funzionale degli ambienti segue infatti anche a Chiaravalle la pianta-tipo del monastero cistercense. La chiesa abbaziale è un organismo in laterizio ad andamento longitudinale, ripartito in tre navate, con ampio transetto. La facciata a capanna è frutto di un restauro stilistico condotto nei primi anni del Novecento, ed ha un portico addossato del XVII secolo (non si sa in quale misura rielaborazione di uno più antico). La cappella absidale ha terminazione rettilinea ed è affiancata per ciascun lato da tre più basse cappelle con affaccio sul transetto. Le navate sono spartite da poderosi pilastri cilindrici (1,8 m di diametro) con base semplicissima costituita da una risega e da una modanatura a toro, priva di capitello, sostituito da una svasatura che aumenta la base d'appoggio degli archi di valico a pieno centro. L'incrocio è invece delimitato da pilastri a sezione quadrangolare (in seguito modificati), come anche la prima coppia verso la navata. Sulla parete nord sono - attualmente otturate - finestrelle di affaccio nel sottotetto; più in alto, da entrambi i lati, sono altre semplici finestre, una per campata. Benché il piano dei sostegni si dislochi omogeneamente, l'ossatura strutturale è a sistema alternato, con copertura a volte a crociera cupoliforme costolonate, impostate su ogni seconda coppia di pilastri. Ad ogni grande campata centrale corrispondono così due minori campate per lato.
L'articolazione dell'interno è apprezzabile anche nell'assetto delle pareti esterne, scandite da muri di spina messi a rinforzo nei punti di maggior spinta delle volte. La critica recente ha sottolineato il legame tra un tale impianto e quello di Clairvaux II, direttamente ascritto a san Bernardo e definito "piano bernardino" (Romanini 1975).
Se la fase originaria della fabbrica, aderente al modello, si può individuare nel blocco del capocroce, rilevanti sono le addizioni successive, tra le quali emerge la realizzazione, al di sopra del tiburio, della vertiginosa torre nolare. Il chiostro aderisce per un lato al fianco sud della chiesa: sul lato est si trovano la sagrestia, il dormitorio e la sala capitolare; su quello sud, con andamento perpendicolare, il refettorio e la cucina; a ovest gli ambienti destinati ai conversi. Esterno al chiostro, tra il refettorio e l'ala dei conversi, è un edificio forse destinato a officina. Del chiostro è superstite il lato settentrionale, aderente al fianco della chiesa, e due campate del braccio orientale.
Addossate al transetto settentrionale sono due cappelle gentilizie edificate nell'ambito del cimitero dei monaci. A sinistra dell'ingresso è la semplice struttura in laterizi a vista della chiesa di S. Bernardo, conclusa nel 1412, che conserva all'interno un'interessante decorazione pittorica di discussa attribuzione.
Di estremo interesse è la decorazione interna del tiburio, che presenta tre serie di affreschi, frammentari e in parte piuttosto deperiti.

Notizie storiche

Fuori Porta Romana come mostra la famosa pittura del Borgognone.
Fondato da Bernardo di Chiaravalle nel 1135, per ospitare i monaci biancovestiti della regola cistercense, diviene da subito luogo, grazie alla prorompente personalità del monaco francese, di conversione monastica del patriziato milanese e quindi di accumulazioni fondiarie.
Nel 1187, il papa Urbano III, al secolo Uberto Crivelli, prende sotto la sua protezione l'abbazia.
Con l'episcopato di Enrico Settala, arriva la consacrazione della chiesa, nel 1221.
Nel 1281 alla morte di Guglielma la Boema, i cistercensi considerandola donna pia, anche se in odore d'eresia, ne ospitano le spoglie in una cappella che diviene ben presto luogo di culto, frequentato da seguaci e devoti. Ma l'intervento dell'Inquisizione circa venti anni dopo, nel 1300, interruppe il culto e consegnò al rogo i suoi resti mortali e i suoi seguaci, che arsi vivi, morirono condannati per eresia.
Nel 1322 Matteo Visconti, signore di Milano, muore scomunicato. Il suo corpo non è chiaro se fu sepolto qui o a S. Maria la Rossa a Crescenzago, perché non venisse dissepolto e bruciato come eretico.
Nel 1341, cadendo la scomunica ai Visconti, l'interdetto alla città e all'abate di Chiaravalle, per festeggiare l'evento, vengono commissionati gli affreschi che decorano il tiburio, con le figure dell'Assunta, Annunciazione, Sepoltura e Funerali della Vergine, databili entro la metà del sec. XIV.
Nel 1412 furono approntati la sacrestia, innestandola nel braccio destro del transetto e concepita come cappella profonda divisa in tre parti con tre campate differenti. Era illuminata dalle sole due finestre ogivali poste nelle pareti diagonali nell'abside. Si tratta di un prototipo per tutta una serie di cappelle rinascimentali successive, da quella Borromeo in S. Maria Podone alla cappella ducale in S. Gottardo, dove lavora per il campanile lo stesso Pecorari a cui è attribuita la guglia dell'Abbazia.
Nello stesso periodo, sempre grazie alla liberalità dell'abate Antonio Fontana, viene edificato l'oratorio di S. Bernardo, alla destra dell'ingresso principale e la foresteria, che occupava l'edificio d'ingresso, lungo il corso della Vettabbia. La stessa foresteria fu però rimaneggiata nel 1470, a spese di Filippo Archinto, come ricorda una scritta di una lapide letta dal Caffi.
Nel 1442, l'Abbazia fu trasformata in Commenda: le elevate elargizioni permisero di mettere mano al tiburio, che necessitava di importanti interventi di consolidamento, con la costruzioni di 4 arconi a sesto acuto, soluzione identica a quella usata dai Solari alla Certosa di Pavia e nel Duomo di Milano.
Nel 1477 viene imposta ai monaci la riforma che li porta ad accettare l'Osservanza cistercense, con la nomina a commendatario di Ascanio Sforza, fratello di Lodovico il Moro.
Nel 1490, viene chiamato Bramante a dipingere il Cristo alla colonna (oggi a Brera).
Tra la fine del secolo e l'inizio del XVI sec., venne costruito il Dormitorio, munito di portico di distribuzione a 40 celle per i monaci più quelle per i forestieri, con la relativa scala di accesso appoggiata al muro del transetto destro. Di questo antico impianto rimane poco, se non le parti prossime alla sala capitolare.
Negli stessi anni si cominciò a edificare il grande chiostro (simile e contemporaneo di quello del Bramante in S. Ambrogio), rimasto incompiuto: uno dei lati era ancora visibile nel 1861, anno della distruzione per permettere i lavori ferroviari della linea Milano-Genova, dietro l'abside.
Il complesso ben più esteso di quello che noi conosciamo, nel 1798 viene soppresso: l'Aspar ben ne ritrae la sua estensione edificata in una sua incisione dei primi dell'Ottocento, cioè nel periodo in cui cominciarono mutilazionie alienazioni.
Per ironia della sorta la costruzione del rilevato ferroviario dietro di essa e la risistemazione dell'antico cimitero fece in modo che ci si accorgesse di tale monumento, ridotto in condizioni misere.

Uso attuale: intero bene: monastero

Uso storico: intero bene: monastero

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Accessibilità: L'abbazia è aperta e visitabile liberamente dal martedì alla sabato dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17 e domenica dalle 15 alle 17.
Si effettuano visite guidate al complesso monastico: chiesa, chiostro, Mulino e cappella di San Bernardo. Per gruppi in settimana e nel week end è necessaria la prenotazione contattando l’info point allo 02.84930432. Per singoli si organizzano visite guidate nei week end e nei festivi con orari consultabili sul sito www.monasterochiaravalle.it. Presso il Mulino si organizzano corsi, eventi, servizi educativi, utilizzo spazi..
Per maggiori informazioni www.mulinochiaravalle.it

Il borgo di Chiaravalle è posto alla periferia sud-est di Milano. Si raggiunge facilmente dalla Tangenziale Est, uscendo a Rogoredo oppure a S. Giuliano Milanese, oppure dalla Tangenziale Ovest, uscendo a Milano Vigentina-Val Tidone e imboccando la direzione Milano Vigentina.
Si raggiunge inoltre dalla via Emilia, oppure da via Ripamonti, svoltando a sinistra in via Sant'Arialdo; oppure da corso Lodi e piazzale Corvetto, percorrendo viale Martini e viale Omero, poi via San Dionigi e via Sant'Arialdo; oppure ancora dalla stazione di Rogoredo, imboccando via Sant'Arialdo.
Un'altra possibilità, sempre da via Ripamonti, è prendere via dell'Assunta e percorrere via Vaiano Valle, che passa in mezzo ai campi e sbuca in via sant'Arialdo all'altezza del cimitero di Chiaravalle.

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)

Aggiornamento: Bianchini, Fabio (2015)

Descrizione e notizie storiche: Cassanelli, Roberto; Ribaudo, Robert

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

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