Compreso in: Palazzo arcivescovile - complesso, Milano (MI)
Palazzo arcivescovile - complesso
Milano (MI)
Indirizzo: Piazza Duomo - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: palazzo
Configurazione strutturale: Rifacimenti e trasformazioni rendono irregolare l'organismo articolato su due cortili
Epoca di costruzione: fine sec. XV
Autori: Tibaldi, Pellegrino, costruzione: cortile dei Canonici; Lonati, Bernardo, ampliamento: torre d'angolo; costruzione: carceri; Piermarini, Giuseppe, rifacimento; Nava, Cesare, rifacimento: corpo su Piazza Fontana
Descrizione
Le complicate vicende di rifacimenti e trasformazioni che hanno interessato nei secoli il palazzo Arcivescovile di Milano rendono alquanto complessa la ricostruzione delle prime fasi della sua storia architettonica e difficilmente leggibili quelle poche zone dell'edificio che ancora conservano l'aspetto gotico. La fabbrica più antica, probabilmente condizionata da preesistenti costruzioni romane, segue l'andamento delle antiche mura cittadine; l'ingresso principale doveva essere situato verso la basilica di S. Maria Maggiore, sulla quale in seguito si innestò la fabbrica dell'attuale duomo. L'odierna piazza Fontana costituiva il Viridarium (da cui "Verziere"), cioè il giardino del palazzo; accanto ad esso, tra le basiliche di S. Stefano e di S. Nazaro si estendeva il Brolio, una vasta area cintata destinata alla caccia privata dell'arcivescovo. Dopo le distruzioni causate dal Barbarossa, la Domus Sancti Ambrosii (così è ricordata la sede vescovile dagli scrittori più antichi) fu riedificata per volontà dell'arcivescovo Galdino negli anni 1168-71, gli stessi in cui si andavano ricostruendo anche le mura cittadine. In età viscontea una nuova, totale ricostruzione fu iniziata intorno al 1262 dall'arcivescovo Ottone e proseguita, tra il 1342 ed il 1354 da Giovanni ii. Risale al tempo di Ottone il blocco quadrilatero di edifici distribuiti intorno al cortile verso l'attuale piazza Fontana, mentre il nuovo palazzo trecentesco era costituito da quattro corpi di fabbrica articolati intorno all'ampio cortile quadrato, oggi detto dei Canonici, collocato verso il duomo. In questa zona in particolare intervennero ampi rimaneggiamenti verso la fine del Quattrocento per iniziativa di Galeazzo Maria Sforza e Ludovico il Moro e ulteriori consistenti aggiunte risalgono al tempo di san Carlo Borromeo.
È la fronte meridionale dell'edificio, prospiciente il duomo, la parte attualmente meglio leggibile della fabbrica viscontea. La zona del basamento, corrispondente al pianterreno, era costituita da una liscia stesura muraria con poche aperture. Dei portali originari, forse quattro, resta lungo l'attuale via palazzo Reale un unico avanzo oggi murato, sottolineato da una ghiera archiacuta a intarsio lapideo bianco e nero. Al piano superiore corre una sequenza di bifore in cotto (nove sono visibili sulla fronte verso la cattedrale) costituite da archetti trilobi entro un arco a pieno sesto, ornato da una larga ghiera pure in cotto.
Accentuava probabilmente l'austera compattezza del palazzo trecentesco la presenza di una torre situata verso l'attuale Contrada delle Ore. In questa zona sono ancora visibili, sulla parete esterna del palazzo, alcuni frammenti di pitture decorative a motivi geometrici policromi. Il cortile interno era dotato di un portico impostato probabilmente su archi ogivali. Al piano nobile esisteva verosimilmente un unico ampio salone coperto da travatura a vista, al quale possono essere forse riferite le parole del Petrarca che del suo soggiorno milanese ricordava "auro vestitis muris ac trabibus, insigni fulgore mirabilis".
Pochi ma preziosi frammenti restano delle decorazioni a fresco che dovevano contribuire all'antico splendore del palazzo, tanto celebrato dalle fonti locali. Alla fine dell'Ottocento, durante un intervento di ristrutturazione del palazzo, furono scoperti in parte gli affreschi trecenteschi che ornavano il salone al piano nobile dell'edificio, da cui nel 1950 furono staccati alcuni frammenti, oggi esposti in Arcivescovado insieme a sinopie di affreschi ricuperate in altre zone dell'edificio. I due frammenti di maggior consistenza raffigurano due Scene di giudizio, delle quali una è stata interpretata dubitativamente come un Giudizio di Salomone, che ornavano una stanza destinata probabilmente all'amministrazione della giustizia.
I principali referenti stilistico-cronologici dei dipinti sono da ricercare nell'ambito della cultura giottesca di metà Trecento.
Notizie storiche
Sull'antico sedime delle prime mura romane di tarda età repubblicana , che si collegavano in Via delle Ore col tratto di quelle successive. Queste vennero scorte nel 1969 durante i lavori per la costruzione di un ascensore in Arcivescovado, ravvisando così la struttura della cinta incernierata e rinforzata con rocchi di colonne tuscaniche della prima metà del I sec. In questa occasione sono comparsi anche 10 capitelli di un edificio sacro, in arenaria, forse appartenenti ad un tempio repubblicano.
Solo col vescovo Lorenzo (489-512), dopo le prime invasioni barbariche, si tentò un rilancio con un consistente ampliamento.
Dai documenti datati alla fine dell'XI sec. è attestata una chiesa all'interno del recinto, dedicata al primo vescovo e inviato di Pietro a Milano, Barnaba: erano forse addirittura due perché si parla di chiesa inferiore e superiore.
Nel 1168, dopo, la distruzione di Milano da parte di Federico Barbarossa, il rilancio e la ricostruzione della città partì proprio con la riedificazione di questo luogo-simbolo, sul luogo del precedente, ancor prima della cattedrale, iniziata l'anno dopo.
Ma nel 1334 viene costruito un nuovo Palazzo Arcivescovile accanto a quello di Azzone Visconti, che fino a quel momento aveva mantenuto la carica sia di Signore che di arcivescovo della città. Il cortile dei canonici (di Pellegrini) contiene pitture ed affreschi di questo periodo. Tuttavia, in occasione della costruzione del Duomo, nel 1393 una buona parte dell'edificio e l'antica cortina sull'antica piazza Duomo, viene abbattuta, e il materiale di spoglio tra cui le famose colonnine vengono vendute.
Bisogna aspettare la fine del XV sec, con l'arcivescovato di Guido Antonio Arcimboldi, perché ci si adoperi per la costruzione del nuovo palazzo. Infatti nel 1493 una lettera di Gian Galeazzo Sforza a Bartolomeo Calco testimonia questa nuova volontà con la quale viene concesso il palazzo del Capitano di giustizia e le annesse carceri per la costruzione del nuovo arcivescovado e delle case per i canonici a condizione che i lavori siano terminati entro 4 anni. L'atto di donazione è del 3 novembre successivo.
Dal 1650 viene costituita la galleria di pittura con il legato dell'arcivescovo Monti.
Alla fine del XVIII sec. vi sono rimaneggiamenti del Piermarini, autore anche della fontana sulla piazza antistante.
Tra il 1897 e il '99, l'arch. Nava restaura il cortile verso Piazza Fontana, con i tre lati terreni di foggia bramantesca; al secondo piano veniva riportata alla luce una loggia su colonnine e archetti. Nel contempo si svolgevano opere di sistemazione interna agli appartamenti superiori.
Presso la Curia arcivescovile ha sede, da fine Ottocento,una "Commissione d'Arte Sacra", voluta dal Cardinale Ferrari ed ampliata dal Cardinale Schuster. Aveva il compito di esaminare qualsiasi problema d'arte di chiese antiche o moderne, dall'architettura agli arredi, esprimendo pareri anche su nuove costruzioni. In tal modo veniva esercitata la sorveglianza su tutte le pietre della Diocesi. Dal 1936 diviene " Comitato cittadino per i Nuovi Templi", che doveva indicare le linee guida per la progettazione delle nuove chiese, e a cui il Cardinale Schuster diede anche il gravoso compito di reperire i fondi per le nuove imprese.
Da tempo inoltre è sede, oltre che dell'Arcivescovo e degli uffici più alti della Diocesi ambrosiana (la più grande del mondo!), anche della Curia e del Vicariato, nonché del Tribunale ecclesiastico, della Cancelleria, dell'Avvocatura e dell'Ufficio amministrativo. Vi hanno sede anche le Congregazioni, Commissioni arcivescovili, il Seminario del Duomo, ospitante i chierici chiamati alle funzioni nella Metropolitana.
Uso attuale: intero bene: arcivescovado
Uso storico: intero bene: palazzo arcivescovile
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: Solo su appuntamento.
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)
Aggiornamento: Alinovi, Cristina (2015)
Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia; Ribaudo, Robert
Fotografie: Bianchini, Fabio
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00078/
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