Chiesa di S. Maria alla Fontana - complesso
Milano (MI)
Indirizzo: Piazza Santa Maria alla Fontana (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Il complesso religioso è costituito da un piccolo sacello a pianta quadrata cui sono accostati due chiostri pure quadrati e sul quale poggia la chiesa superiore, circondata da un portico sui quattro lati. Dietro al sacello una piccola sagrestia a volta lunettata occupa quattro campate in larghezza e due in profondità. Fulcro compositivo del santuario, il sacello inferiore, fu ristrutturato significativamente da Ferdinando Reggiori nel 1956; presenta una complessa e originale volta dodecagonale che utilizza, su base circolare, il principio costruttivo delle voltine a vela largamente applicato su ambienti rettangolari. La volta del sacello pare in relazione a modelli dell'antichità romana, con particolare riferimento alle strutture termali
Epoca di costruzione: inizio sec. XVI - sec. XVII
Autori: Amadeo, Giovanni Antonio, costruzione; Busti, Agostino detto il Bambaja, decorazione; Ricchino, Francesco Maria, ampliamento; Griffini, Enrico Agostino, rifacimento; Mezzanotte, Paolo, rifacimento
Comprende
Descrizione
Oltre a costituire un luogo di forte richiamo devozionale, legato alla presenza della miracolosa immagine mariana 'alla fontana', il complesso svolgeva un importante ruolo nel sistema sanitario e assistenziale della capitale del ducato, accanto alle più note istituzioni dell'Ospedale Maggiore e del Lazzaretto. Situato in aperta campagna e addossato a un pendio naturale, il santuario crebbe per aggiunte successive a partire da un originario assetto a chiese sovrapposte,
mai terminato, costituito da un piccolo sacello a pianta quadrata cui sono accostati due chiostri pure quadrati e sul quale poggia la chiesa superiore, circondata da un portico sui quattro lati e ricostruita nel 1922 da Griffini e Mezzanotte. Dietro al sacello una piccola sagrestia a volta lunettata occupa quattro campate in larghezza e due in profondità. Fulcro compositivo del santuario, il sacello inferiore fu ristrutturato significativamente da Ferdinando Reggiori nel 1956; presenta una complessa e originale volta dodecagonale che utilizza, su base circolare, il principio costruttivo delle voltine a vela largamente applicato su ambienti
rettangolari. La volta del sacello pare in relazione a modelli dell'antichità romana, con particolare riferimento alle strutture termali; secondo le letture più recenti dell'edificio tali suggestioni, mediate probabilmente per il tramite della cultura antiquaria del Bramante, non sarebbero da intendersi come espressione di un generico gusto archeologico, ma come testimonianza di una precisa coscienza del modello antico, con valenza non soltanto formale ma anche iconografica. I confronti con modelli romani possono essere estesi ad altri elementi del complesso, come i capitelli dorici che richiamano quelli a parete del tempietto bramantesco di S. Pietro in Montorio, o le paraste rastremate del secondo ordine che, sovrapposte ai piloni, costituiscono la struttura portante dell'edificio, conclusa da un architrave aggettante e da archi ciechi con cerchi inscritti.
Nonostante sembri inequivocabile la lettura dei documenti degli anni 1508-09, che legano alla fabbrica il nome dell'Amadeo, altri artisti sono stati evocati come responsabili del progetto del santuario, dal Bramante al Bramantino, da Cristoforo Solari allo stesso Leonardo. Quest'ultima, suggestiva ipotesi (Adorni) si basa in particolare sulla considerazione dei rapporti tra il maestro e Charles d'Amboise e su alcune analogie strutturali e distributive tra il santuario e i progetti leonardeschi per la villa del governatore francese, contenuti nel Codice Atlantico e risalenti agli anni 1506-08, nei quali l'elemento dell'acqua gioca, come
in S. Maria alla Fontana, un ruolo di primaria importanza.
La sospensione dei lavori documentata per il 1509 potrebbe in tal caso corrispondere a una rinuncia, o allontanamento,
dell'Amadeo dal cantiere.
Nel sacello, nei portici e nella volta della sagrestia sopravvivono alcuni brani di pittura decorativa originaria, seppure in condizioni di grave deterioramento, i cui ornati sembrano richiamare quell'esuberante gusto decorativo diffusosi vastamente a inizio Cinquecento in seguito alla straordinaria scoperta degli antichi apparati decorativi romani, da quelli contenuti nella Domus Aurea di Nerone a quelli della villa adrianea di Tivoli.
Dalla descrizione seicentesca del Lanovius risulta che la chiesa fosse dotata di tre fontane: due interne, presso l'altare maggiore, la terza nel grande piazzale antistante, meta di ammalati. A quest'ultima struttura sono stati riferiti, in via ipotetica, due disegni del Civico Gabinetto del Castello Sforzesco (Fondo Amati) attribuibili al Bambaja e contenenti progetti per fontane monumentali: si tratta di complesse strutture architettoniche arricchite da statue e rilievi a tema mariano; qualora confermata, l'ipotesi potrebbe illuminare il percorso giovanile del Bambaja, confermando lo spiccato orientamento di gusto in direzione
classicista del cantiere e l'alto livello degli artisti coinvolti.
Notizie storiche
Prende il nome dalla cinquecentesco edificio sacro omonimo, cui fu aggiunto nel seicento la chiesa superiore.
Anche se il primo nucleo fu completato nel 1508, è probabile che si tratta di un progetto nato in anni precedenti, all'interno del clima fervido della corte sforzesca di Lodovico il Moro.
Già nota per il fontanile dalle acque miracolose,detto 'dei Visconti', fuori Porta Comasina, nel 1507, Carlo d'Amboise, governatore della città, sembrò guarire completamente dalla malattia e dispose che sopra la fonte fosse costruita una chiesetta dedicata alla Madonna. Ma di lì a poco, a soli 38 anni, Carlo d'Amboise morì.
I suoi piani di rendere sacra la fonte che lo aveva illuso di salvarsi non si arrestarono, grazie anche ai monaci di S. Simpliciano, che curavano l'amministrazione del luogo, ottennero da Giovanni Gaspare Visconti la donazione di un terreno per la costruzione del santuario e degli edifici annessi
Il santuario originario, quello che ancora oggi si può visitare in un cortile della chiesa di Santa Maria della Fontana, dove ancora si trova la fonte in cui Carlo d'Amboise si bagnò, è stato per anni attribuito a un progetto di Leonardo. In seguito si identificò invece la mano del Bramante. Oggi, più prosaicamente, si attribuisce con certezza questa parte più antica a un architetto locale, molto probabilmente Giovanni Antonio Amadeo.
La zona fu affidata dagli spagnoli ai minori francescani che nel '600 edificarono una nuova chiesa, che nella parte absidale sussisteva sul sacello della sacra fonte. Pare che a questa operazione non fosse estraneo il Richini. Santa Maria alla Fontana divenne uno dei santuari più sacri di Milano e contava centinaia di pellegrini che ogni giorno si bagnavano nelle sue acque.
All'inizio del XX sec., la zona fu interessata e sconvolta da un forte insediamento artigianale e industriale, tanto che nei pressi della chiesa era stata insediata dalla Società Edison, una sottostazione principale che serviva la parte nord della città, fino alla Bovisa.
Intorno al 1920 la chiesa subiva una pesante trasformazione da parte degli architetti Griffini e Mezzanotte, soprattutto in facciata.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: santuario
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: Per informazioni, tel. 02.6887059
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2009)
Aggiornamento: Marino, Nadia (2016)
Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia; Ribaudo, Robert
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Barbalini, Fabio
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00093/
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