Palazzo Archinto
Milano (MI)
Indirizzo: Via Olmetto, 6 - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: palazzo
Configurazione strutturale: Caratterizzato dagli eleganti cortili a portici, unica parte sopravvissuta dell'antico edificio. Si aprono in una successione scenografica fino al giardino. La fronte principale era verso via Olmetto e si sviluppava in tre piani con tredici aperture, portale con spalle di bugnato, finestre al primo piano con cimasa piana, retta agli estremi da piccole maschere leonine, ricca grondaia di pietra con mensoloni abbinati e decorati da mascheroni. Al primo piano l'appartamento padronale, distrutto dai bombardamenti del '43, si ornava di grandi affreschi settecenteschi anche del Tiepolo (sala detta dell'Archivio, sala col Trionfo d'Aurora, quella con la liberazione di Andromeda e quella con l'allegoria nuziale) Era famoso nella Milano sette-ottocentesca per le collezioni, le raccolte e la ricca biblioteca, esaltata dal Latuada.
Epoca di costruzione: sec. XVI - sec. XVII
Autori: Ricchino, Francesco Maria, progetto; Zanoia, Giuseppe, rifacimento interno ed esterno; Amati, Carlo, rifacimento interno ed esterno; Dodi, Luigi, restauro e rifacimento ala su Via Piatti
Descrizione
I bombardamenti dell'agosto del 1943 hanno distrutto quasi interamente Palazzo Archinto in via Olmetto con gli affreschi di Andrea Lanzani, Vittorio Maria Bigari e Giambattista Tiepolo, la cui memoria rimane oggi affidata a pochi frammenti, alle fotografie d'epoca e al referto delle fonti scritte: una perdita tanto più grave in quanto si trattava di un complesso tra i più ragguardevoli e meglio documentati del Settecento milanese, circostanza che si spiega anche alla luce della storia familiare, dal momento che fu tra Sei e Settecento che il casato degli Archinto giunse al vertice della sua affermazione sociale ed economica, e poté contare su di un personaggio come Carlo III (1670 -1732), che svolse un ruolo importante nella vita culturale del tempo. Fra il 1730 e il 1731 Carlo III commissionò al bolognese Vittorio Maria Bigari e a Giambattista Tiepolo una vasta campagna decorativa per celebrare le nozze del figlio maggiore Filippo con Giulia Borromeo; le nozze furono benedette a Milano dal cardinale Vitaliano Borromeo, delegato dall'arcivescovo Benedetto Erba Odescalchi, il 22 aprile del 1731 nella chiesa di Santa Maria Podone (la "chiesa di casa" dei Borromeo, prospiciente il palazzo avito medievale). Suggeritore del programma iconografico fu quasi sicuramente il dotto bibliotecario degli Archinto, Filippo Argelati. Nell'Apoteosi di Romolo del Bigari veniva con buona probabilità rispecchiato il cursus honorum di Carlo III Archinto, culminato col conseguimento nel 1700 della onorificenza del Toson d'Oro e nel 1703 col titolo di Grande di Spagna, mentre nella Incoronazione di Bacco e Arianna era esplicita l'allusione alle nozze Archinto- Borromeo. Anche nel ciclo del Tiepolo la celebrazione del committente Carlo III Archinto si univa con quella delle nozze Archinto-Borromeo. Se nella medaglia di Giunone con la Fortuna e Venere si riconoscono nell'angolo inferiore destro, retti da uno zefiro alato e significativamente additati da Giunone, dea del matrimonio, gli stemmi delle due famiglie, agli interessi filosofici, scientifici e letterari di Carlo III, membro della Società Palatina ed estimatore del Muratori, fa chiaramente riferimento il tema del Trionfo delle Arti e delle Scienze, nel quale la figura del Genio alato che regge una lente allude alla passione di Carlo III per il collezionismo dei cristalli. Per la sala, che ospitava una ricchissima libreria, "tutta chiusa dentro i cristalli nel- le grandi scanzie di noce, ornate d'oro con braccialetti pure di cristallo" (secondo quanto rievoca la guida del Latuada del 1737), lavorò intorno al 1730 anche Alessandro Magnasco, autore di quattro sovraporte con le Allegorie dei quattro Elementi (pure perdute nei bombardamenti del 1943), soggetto che riflette sempre gli interessi scientifici di Carlo III, mentre la scelta tanto del Magnasco quanto del Tiepolo conferma la vivacità e l'aggiornamento culturale del committente e del suo entourage. A questo riguardo, va tenuto presente che la madre della sposa, Clelia Borromeo del Grillo, era la fondatrice e l'animatrice dell'Accademia Clelia dei Vigilanti, uno dei più importanti cenacoli intellettuali della Milano settecentesca, in cui si intrecciavano dibattiti scientifico-tecnici e filosofici. Il ciclo del Tiepolo (che comprendeva cinque sale) fu eseguito in due tempi, in una prima fase fra l'aprile e l'agosto del 1730 e, in una seconda, nel 1731, data segnata sull'unico frammento superstite, conservato oggi nelle Civiche Raccolte d'Arte del Castello Sforzesco.
Notizie storiche
Ristrutturata a metà del XVII secolo. Era stato uno dei più importanti edifici di Milano, continuamente arricchito di opere d'arte, fra cui un ciclo di affreschi realizzato nel 1731 dal Tiepolo. questi insieme a Vittorio Maria Bigari giunge a Milano per affrescare i saloni del Palazzo in occasione delle nozze di Filippo IX Archinto con Giulia Borromeo.
Carlo Archinto fonda nel 1702 l' Accademia dei Cavalieri che si occupa di scienze. A Carlo Archinto si deve anche la fondazione di una celebre biblioteca e di un museo di strumenti scientifici. Si scioglie nel 1706.
Goldoni è sovente ospite della famiglia Arconati, nel cui palazzo sono recitate le sue commedie.
Nel 1825 passava dai conti Archinto, che acquistano la proprietà di Via Passione su cui poi si fanno costruire il palazzo ai Tinelli e da qui, nel 1854, alla Congregazione di Carità, Ex Luoghi Pii che vi si trasferiva. Ma nel 1937 con l'approvazione della legge n.847 che istituisce gli ECA (Enti comunali di assistenza) vengono soppresse le Congregazioni di Carità.
Così anche il palazzo passa al Comune che vi compie vari lavori interni, rivolti soprattutto a salvaguardare le sale affrescate dal Tiepolo. Definitivamente perdute però con i bombardamenti del 1943. Venne interamente ricostruito dal 1960. Il progetto dell'arch. Dodi prevede il rifacimento di tutta la parte destra verso via Piatti. Le altre parti sono restaurate.
Oggi conserva l'Archivio e dei Beni Culturali delle IPAB (l'Istituto regionale che si occupa dei Beni di Assistenza Benefica).
Uso attuale: intero bene: uffici
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
Accessibilità: Per informazioni rivolgersi all'IPAB.
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)
Descrizione e notizie storiche: Coppa, Simonetta; Ribaudo, Robert
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00220/
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