Compreso in: Basilica di S. Babila - complesso, Milano (MI)
‹ precedente | 1 di 2 | successivo ›
Chiesa di S. Babila
Milano (MI)
Indirizzo: Piazza S. Babila - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: L'interno è a tre navate (con la centrale a botte) divise da pilastri a fascio e tre absidi, conserva qualche superstite elemento medioevale (alcuni capitelli), emergente dalla selva di richiami e di stilemi neo-romanici ed ecclettici, frutto dell'intervento della fine del XIX sec.
Epoca di costruzione: metà sec. XVII - inizio sec. XX
Autori: Ambrogio, progetto nucleo centrale; Trezzi, Aurelio, costruzione ultima campata e facciata; Cesa Bianchi, Paolo, rifacimento facciata; Nava, Cesare, rifacimento facciata
Descrizione
Riprendendo il programma del vescovo Eustorgio, Ambrogio, progetta di fondare santuari nei pressi delle otto porte, ottenendo così un ottagono sacro che faceva di Milano una città celeste. Fa così costruire presso il cimiterium presso la Posterla di Monforte, la grande Basilica sopra una precedente basilichetta protocristiana ad Concilia Sanctorum, chiamata così perché luogo di raccolta dei primi cristiani di Milano, tra cui S. Barnaba, che qui celebrò la prima messa. Questa a sua volta era stata edificata su un tempio pagano dedicato al Sole.
Dopo Ambrogio, il vescovo Marolo la dota delle reliquie del vescovo di Antiochia, Babila, già martire nel 250 d.C. e del martire Romano, ma è solo col vescovo Lorenzo (489-512), dopo le invasioni barbariche e il rovinoso incendio della chiesa, che si tenta un vero e proprio rilancio.
All'inizio del VII sec., con i longobardi Agilulfo e Teodolinda viene ricostruito l'antico sacello Concilia Sanctorum.
Nel 1393, il ricco mercante Marco Carelli, attraverso un lascito beneficia insieme alla Fabbrica del Duomo, anche questa basilica di mezzi per la costruzione di una sagrestia nella chiesa di S. Babila.
Su progetto di Aurelio Trezzi viene iniziata nel 1601, la costruzione di una nuova campata sul cimiterino antistante la chiesa e della nuova facciata (distrutta). I lavori si protraggono fino al 1613. Però nel 1636 Melchiorre Gherardini incide la Veduta di corso di Porta Orientale, dove si vede la vecchia facciata di S. Babila. Quindi la facciata disegnata da Aurelio Trezzi non risulta ancora edificata.
A metà dell'Ottocento si hanno i lavori di ripristino stilistico di San Babila.
Tra il 1883 e il 1907, venivano compiuti ampi rimaneggiamenti sia interni (asportazione delle superfetazioni decorative settecentesche per rimetter in luce i capitelli e gli elementi romanici, introduzione elementi d'arredo finto-antico, costruzione di nuove absidi) che esterni (invenzione nel 1883 di una nuova facciata neo-romanica a firma Cesa Bianchi e Nava che sostituiva quella ben più armoniosa seicentesca).
Il campanile ottocentesco (1820) sul fianco di sinistra, viene trasformato in torre in stile romanico dal Bruni nel 1926.
Nell'agosto 1943 subì una feroce devastazione a seguito dei violenti bombardamenti che colpirono la città.
Notizie storiche
Secondo il cronista Landolfo Iuniore (Historia Mediolanensis), fu una predica contro il clero simoniaco di papa Urbano ii in S. Tecla a Milano nel 1096 a indurre il chierico Nazaro Muricola a costruire, presso la chiesa di S. Romano (menzionata nelle fonti come "concilium sanctorum", chiesa stazionale extramurana visitata nelle litanie triduane, che proseguì a svolgere funzioni parrocchiali sino al 1567), un "novum habitaculum", una basilica dedicata a Babila, vescovo di Antiochia, martirizzato nel III secolo nella persecuzione di Decio, ed esempio in quel momento di rettitudine episcopale. Milano tra iv e v secolo, nel periodo in cui aveva ricoperto il ruolo di capitale dell'Impero romano d'Occidente, aveva visto d'altra parte la presenza di un folto gruppo di siriani; la chiesa maggiore del gruppo episcopale era stata dedicata a due sante siriache, Tecla e Pelagia, mentre la grande basilica di fondazione imperiale dedicata a san Lorenzo è con tutta probabilità da attribuire ad un architetto di origini siriane.
L'edificio - divenuto intramurano nel XII secolo, dopo l'ampliamento delle mura a seguito delle distruzioni di Federico Barbarossa - dovette sorgere con notevole rapidità: a tre navate, concluse da tre absidi semicircolari estradossate (le attuali sono di restauro), ciascuna formata da quattro campate (la prima attuale, verso la facciata, è aggiunta moderna), spartite da pilastri a fascio con capitelli in pietra d'Angera (dolomia). La navata maggiore presenta una copertura a botte (forse frutto di una variante di progetto), mentre le laterali sono coperte a crociera nervata.
Sulla seconda campata originaria della navata centrale si innalza il tiburio ottagonale.
La basilica è stata radicalmente rimodellata nel XVII secolo (atterramento delle absidi e ridecorazione dell'interno) e poi ancora nell'Otto-Novecento, con incisivi restauri diretti (dal 1880) da Paolo Cesa-Bianchi, che hanno cancellato gli interventi di età barocca e provveduto all'allestimento di una nuova facciata in stile neoromanico
(C. Nava, 1906). Per riguadagnare almeno il suo profilo esterno originario è perciò necessario rivolgersi a una preziosa fonte: un disegno, oggi conservato nella Graphische Sammlung di Stoccarda, di un anonimo artista olandese della seconda metà del XVI secolo convenzionalmente definito Anonymus Fabriczy. Accanto alla facciata si ergeva l'originario campanile, alta torre campanaria a pianta quadrata, crollata nel 1575.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: basilica
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)
Descrizione e notizie storiche: Cassanelli, Roberto; Ribaudo, Robert
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00235/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).