Palazzo Carmagnola
Milano (MI)
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Indirizzo: Via Rovello, 2 - Milano (MI)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: palazzo
Configurazione strutturale: Poco resta della costruzione quattrocentesca, se non i capitelli scolpiti e gli affreschi, ritrovati nel cortile nel corso del recente restauro, e riferibili a interventi diretti di Bramante e Leonardo da Vinci. Il cortile minore, su via Rovello, appartiene a un rifacimento dei primi del '500. È a pianta quadrata e presenta un porticato a sei arcate a tutto sesto per lato su colonne. Il portico è caratterizzato dalla presenza di un importante soffitto ligneo di epoca quattrocentesca, con travi in rovere per l'orditura principale; mensole, travetti e tavolato originale sono realizzati in abete rosso, con sostituzioni più recenti in abete bianco. Un altro cortile porticato più piccolo su via Rovello e uno su via S. Tomaso completano l'articolazione degli spazi aperti intorno ai quali ruota l'intero complesso
Epoca di costruzione: fine sec. XV
Autori: Bramante, Donato, decorazioni cortile maggiore; Leonardo da Vinci, decorazioni cortile maggiore; Rogers, Ernesto Nathan, progetto Piccolo Teatro; Zanuso, Marco, progetto Piccolo Teatro
Descrizione
Palazzo Carmagnola, sede del Comune di Milano dal 1515 al 1860 (Broletto Nuovissimo) è un palazzo di origine quattrocentesca nel centro di Milano, più volte rimaneggiato nei secoli successivi.
Il grande edificio è organizzato attorno a due cortili, dei quali il chiostro "minore", nucleo più antico del Palazzo, trasformato e alterato dai numerosi interventi subiti nel corso degli anni, ricopre particolare interesse artistico per la recente e inaspettata scoperta di dipinti murali, caratterizzati da elementi architettonico-decorativi d'impostazione rinascimentale.
Il cortile minore è a pianta quadrata e consta di un porticato a sei arcate a tutto sesto per lato di inizio '500, impostate su colonne in serizzo e granito, ingentilite da capitelli quattrocenteschi in pietra calcarea ornati da particolari scultorei-decorativi con rappresentazioni vegetali e di piccoli mascheroni. Il portico presenta un importante soffitto ligneo di epoca quattrocentesca, originariamente dipinto, almeno in parte, a motivi geometrico-decorativi ripetitivi e policromi dei quali, nel corso del recente restauro, se ne è rinvenuta sostanzialmente un'impronta e piccole tracce di colore che suggeriscono la qualità artistica originaria dell'opera.
Pregevoli sono anche i dipinti sugli intonaci soprastanti le arcate e sui rispettivi sottarchi, raffiguranti elementi architettonico-decorativi che ripartiscono lo spazio ed evidenziano arcate e specchiature: tondi, riquadri con intrecci geometrici e floreali, cornici a modanatura semplice, a foglie, a fusaiola.
Un altro cortile porticato più piccolo su via Rovello e uno su via S. Tomaso completano l'articolazione degli spazi aperti intorno ai quali ruota l'intero complesso, che ospita la Sala Grassi del Piccolo Teatro.
Notizie storiche
Il nucleo originario dell'edificio viene realizzato nei primi anni del '400 dai Visconti che lo impiegarono come residenza secondaria, avendone a disposizione di più grandi e sfarzose.
Già nel 1415 viene donato da Filippo Maria Visconti al Carmagnola che si impegnò nella sua radicale ristrutturazione (1420-25), cercando di dar forza al progetto della strada Solata dalla Curia Ducis.
Alla sua morte (1432), il palazzo viene ereditato dalle figlie.
Nel 1485 il Palazzo viene confiscato e perviene alla Camera Ducale. Nel 1494 Lodovico il Moro ne rivendica la proprietà, incamerandolo a titolo di regalia, in seguito alla morte di Piero dal Verme.
Nello stesso periodo l'edificio viene interessato da importanti lavori, che vedranno la realizzazione del cortile maggiore, il rinnovamento di quello più piccolo, con pregevoli colonnati di scuola bramantesca molto simili a quelli del Monastero di S. Maria del Lentasio, e il rifacimento della loggia superiore.Non è noto il nome dell'architetto. Nel 1497 la proprietà passa all'amante del duca, Cecilia Gallerani. Spodestato il Moro, il Re di Francia subentra nel 1499 nei suoi beni e nello stesso anno dona il palazzo al conte di Ligny e, dopo la morte di questi, nel 1504 lo dona al Gran Maestro di Francia Carlo D'Amboise il quale si affretta a venderlo a Francesco Beolchi, che a sua volta lo vende al Generale delle Finanze Sebastiano Ferrerio.
Dopo l'effimero ritorno sforzesco (1512-15) passa al Comune di Milano che vi trasferisce il broletto con il mercato delle farine e gli annessi vasti granai. Chiamato Broletto Novissimo, rimarrà sede del Comune fino al 1860, a parte la parentesi napoleonica.
Nel 1714 alcuni locali vengono riadattati per ospitare gli uffici del Banco di Sant'Ambrogio. Nel 1770 il palazzo è oggetto di un radicale restauro, su iniziativa dello storico Giorgio Giulini per adattarlo a nuova sede dell'Archivio Civico, mentre nel 1773 è il Tribunale di Provvisione, massimo organo del governo comunale, che viene trasferito qui da piazza Mercanti. Nel periodo napoleonico vengono avviati nuovi lavori di ristrutturazione, per ospitare anche la Prefettura Dipartimentale.
Con l'Unità d'Italia il palazzo viene sottoposto a numerose manomissioni per divenire sede, dopo il trasferimento al Demanio dello Stato in cambio di Palazzo Marino, dell'Intendenza di Finanza.
Tra il 1890 e il 1893, in concomitanza con la realizzazione di via Dante, viene riedificato il corpo su via Rovello, cercando di mantenere più possibile l'aspetto originario del cortile interno quattrocentesco, che ne risultava comunque amputato per l'allargamento di via Broletto. A partire dal 1910 ospita anche l'Ufficio del Bollo e del Registro, precedentemente ubicati nell'ex-monastero del Bocchetto demolito in quel periodo.
Tra il 1927 e 1931, grazie a una convenzione tra Stato e Comune, viene nuovamente ceduto alla municipalità.
Nuovi restauri, scarsamente attenti alla valenza storica-architettonica, si attuano tra il 1937 e il 1939, per adeguare la struttura a sede del Dopolavoro Civico. Una novità rilevante è la creazione di uno spazio per lo spettacoli teatrali e cinematografici.
Nello stesso periodo, i sotterranei vengono utilizzati per i servizi di controspionaggio e dal 1944 si insedia la Legione Muti, estromessa solo il 26 aprile 1945.
Nel 1947 il Comune approva la trasformazione dell'ex-cinema Broletto in teatro, gestito direttamente dal Comune, che prenderà il nome di Piccolo Teatro della città di Milano, primo teatro stabile italiano.
Nel 1952, su progetto degli architetti Rogers e Zanuso, il Piccolo viene ristrutturato.
Fra il 2008 e il 2009 il palazzo subisce un restauro di tipo conservativo. Dopo la scoperta di affreschi del '400 riconducibili a Bramante e forse anche a Leonardo, è stato deciso di recuperare completamente anche il chiostro.Negli ambienti verso il cortile di via S. Tomaso è stata scoperta una porzione di muratura tardo medievale, con decorazione tipica delle residenze sforzesche.
Uso attuale: ala sinistra e corpo principale: teatro, libreria; corpo su Via S. Tomaso: uffici
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Accessibilità: Piccolo Teatro
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)
Aggiornamento: Bianchini, Fabio (2015)
Descrizione e notizie storiche: Bianchini, Fabio
Fotografie: Bianchini, Fabio; Ribaudo, Robert
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00371/
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