Compreso in: Abbazia di Chiaravalle - complesso, Milano (MI)
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Chiesa dell'abbazia di Chiaravalle
Milano (MI)
Indirizzo: Via S. Arialdo, 102 - Chiaravalle, Milano (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: E' costruita in laterizio, rivolta a ponente, di tipo basilicale, a croce latina e a tre navate, con la centrale più ampia sopraelevata rispetto a quelle laterali, così da prender luce sopra il tetto della navate minori da grandi finestre a pieno centro. Il transetto è costituito da una sola navata, fiancheggiata a est da sei cappelle. La facciata è a capanna con portico. Appare "una superba costruzione gotico-cistercense" (vedi Raffaele Bagnoli, L'abbazia di Chiaravalle, Moneta, Milano 1973), per vari elementi: dal rosone della facciata alla bifora, dalla navata centrale con i suoi contrafforti alla torre che s'innalza sulla crociera alle finestre a sesto acuto; anche se sovrapposizioni lombarde inquadrano la costruzione nella produzione romanico-lombarda del Duecento, con le volte gotiche che lasciano intravedere la pesante struttura romanica, l'uso del mattone al posto della pietra e del marmo lavorato, la cupola ottagonale "lombarda nel gusto, nella struttura, nell'ornato"
Epoca di costruzione: secondo quarto sec. XII - inizio sec. XV
Descrizione
La chiesa, costruita in laterizio, segue il tipo detto "bernardino": tre navate "basilicali" e un transetto sporgente, ai cui bracci si attestano tre cappelle per parte, sui lati della cappella maggiore (santuario). Quest'ultima ha nella parete di fondo tre monofore e tre oculi soprastanti (questi di ripristino), che gettano luce verso la navata.
Le cappelle laterali sono a terminazione rettilinea e sono coperte con volte a botte spezzata. Altrettante "cappelle" sorgono al di sopra delle prime, ma come ha mostrato la Fraccaro De Longhi queste appartengono a una seconda fase (fra XIII e XIV secolo). Oggi solo le cappelle di destra sono accessibili grazie a un ballatoio di età moderna, ma in origine lo erano forse tramite scale lignee.
A quattro grandi campate della navata centrale corrispondono otto campate minori in ciascuna navatella, secondo il "sistema connesso" di tradizione lombarda (Sant'Ambrogio). La navata centrale, i bracci del transetto e il santuario sono coperti con volte a crociera dalle diagonali rinforzate con costoloni torici, una pratica costruttiva che non può essere anteriore alla seconda metà del XII secolo. Le navate laterali hanno semplici volte a crociera nervata, salvo l'ultima campata a nord, che ha una volta costolonata. Mentre i semi-pilastri perimetrali nord sono semicircolari, quelli a sud sono rettangolari. Il sistema di volte è rinfiancato a sud dal chiostro, a nord da contrafforti alternatamente a muro rampante (in corrispondenza della ricaduta delle ogive delle volte maggiori) e a pilastro semplice. L'incrocio del transetto è a volta domicale a otto spicchi su tamburo e trombe d'angolo, ma in origine doveva avere l'ennesima volta a costoloni torici. La Fraccaro De Longhi (1958) ha ben documentato che tutta la zona dell'incrocio (pilastri rinforzati, arconi di scarico, archi acuti di sostruzione) è frutto di almeno due tempi di ricostruzione, dovuti all'aggiunta della trecentesca torre gotica esterna, alta 63 metri. Gli statuti cistercensi vietavano in origine la presenza di torri e pitture murali, che pure decorarono nel XIV secolo l'incrocio di Chiaravalle.
Nessuna delle ipotesi convince pienamente. Un secondo ordine inferiore di finestre illuminava la navata centrale ma è ora esternamente celato dal rialzo dell'inclinazione del tetto delle navatelle. Sono da segnalare infine, senza scendere all'analisi delle singole finestre, i fregi di archetti pensili su fondo bianco che percorrono l'intero edificio. I pilastri reggenti le arcate doppie di ogni campata sono grandi sostegni cilindrici (1,80 di diametro, 3,54 di altezza), interrotti fra la terza e la quarta campata da muri pieni (non originari), che servono non tanto da appoggio dei sedili del coro quanto come superfici da affrescare, cosa che accadde nel XVII secolo (Fraccaro De Longhi 1958, p. 53). Sui pilastri poggiano, in sistema alternato, fasci di salienti che ricevono gli archi di parete, gli archi trasversali e i costoloni delle volte.
La zona inferiore del fianco nord del vestibolo si lega organicamente alla facciata stessa. L'assetto attuale del prospetto ovest è dovuto alle massicce eliminazioni della "superstruttura barocca" che, agli inizi del Novecento, riguardò anche la torre nolare (Marrucci 1992). La Fraccaro De Longhi ha fatto notare che volte a crociera con costoloni a toro non sono ammissibili prima della navata di Pontigny (1150-1180) e di altre costruzioni cistercensi della seconda metà del XII-inizi XIII secolo. I costoloni torici sono anche paralleli a quelli delle cattedrali protogotiche (fondate sul precedente delle volte normanne), tuttavia a differenza di quelli francesi non sono strutturalmente portanti, cioè utilizzati come centine per la costruzione delle vele. La sostanza della chiesa di Chiaravalle è dunque ancora tutta romanica, nonostante le "citazioni" gotiche (ogive, fasci di salienti, portale maggiore). Essa adotta la "pianta bernardina" e la "riempie" progressivamente di "sostanza" lombarda.
Notizie storiche
In realtà non esiste una data certa per la fondazione di Chiaravalle Milanese, anche se un'iscrizione più tarda sulla porta fra il chiostro e la chiesa pone la fondazione al 1135 (in questo caso Bernardo stesso sarebbe il fondatore) e la consacrazione della chiesa il 2 maggio 1221. Il 14 ottobre 1135 il monastero è detto constructum in loco Roveniano, certo con fabbriche provvisorie ed essenziali.
Chiaravalle è uno dei rari edifici medievali (assieme ai Frari di Venezia) che conservano l'originaria posizione del coro ligneo in fondo alla navata centrale (quasi ovunque fu trasferito dietro l'altar maggiore al tempo della Controriforma). Si tratta però di un coro del 1645, in seguito prolungato di una mezza campata eliminando la precedente chiusura trasversale del 1571. Non sappiamo a quale altezza si ponesse in origine il tramezzo divisorio fra monaci e conversi, anche se verrebbe da supporlo all'altezza degli ultimi pilastri prima dell'incrocio, che non sono più cilindrici ma rettangolari (una soluzione frequente in età romanica, come nelle chiese della congregazione di Hirsau), o meglio dei pilastri precedenti (come lasciano credere le paraste piatte invece dei fasci di salienti sopra i pilastri stessi). Il coro avrebbe potuto occupare anche parte dell'incrocio. La testimonianza di sette altari "per mezzo alla chiesa" (Fraccaro De Longhi 1958, p. 53) fa sospettare uno jubé a due piani piuttosto che una semplice parete (tuttavia possibile). La zona occidentale della navata era occupata in origine dal coro dei conversi, dato che i laici non avevano accesso alle chiese cistercensi. Nel braccio destro del transetto è posta la "scala notturna", che serviva a scendere dal dormitorio al coro per officiare le ore notturne. Un vestibolo di età moderna (ante 1625) protegge i tre ingressi alla chiesa, di cui solo il centrale - a fitti elementi torici lapidei - è ancora in opera. L'originario portale nord, in laterizio, è leggibile nella muratura, mentre quello meridionale è stato sostituito da un'alta apertura dipinta trecentesca. Esisteva comunque un portico medievale, a tre campate a giudicare dagli innesti ancora visibili.
La chiesa sarebbe stata iniziata verso il 1150-1160 da oriente, secondo Wagner-Rieger e Fraccaro De Longhi, e continuata verso ovest fino al 1221 (consacrazione). Wagner-Rieger e Hahn postularono un progetto iniziale ("bernardino") che prevedesse volte a botte, non solo sulle cappelle absidali ma in tutto l'edificio. Sulla base degli studi della Romanini, si è pensato in seguito di collocare un primo progetto e un inizio di cantiere già al tempo della fondazione, con ripresa dei lavori verso il 1170-1180. La Savi (1992) respinge l'idea di volte a botte inizialmente previste nel braccio nord del transetto, ma attribuisce alla prima fase "bernardina" la parte inferiore della cappella maggiore, le cappelle minori, la prima versione dell'incrocio, un'ipotetica prima versione del braccio sud del transetto, i due pilastri rettangolari della navata centrale (che sarebbe stata progettata a botte), e la navatella sud con semi-pilastri similmente rettangolari. Nella riprogettazione della seconda fase sarebbero state decise le volte a ogive e i pilastri cilindrici, e "corrette" parti già realizzate. Queste due fasi sembrano tuttavia rispondere in parte più a schemi precostituiti che a una lettura autoptica dell'edificio, senza considerare che i due pilastri rettangolari della navata grande potrebbero dipendere solo dalla volontà di connotare il coro liturgico. Untermann (2001, p. 398) giustamente ritiene che il "tipo borgognone" abbia agito solo per pochi anni, e che già peril transetto si rinunciasse ai bracci bassi voltati a botte. È comunque un dato di fatto che i tempi lunghi del cantiere causarono più di una dissonanza, anche se è difficile tradurre questo dato in termini cronologici. Per i pilastri cilindrici sono state evocate ascendenze anglo-normanne, come al duomo di Piacenza.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa abbaziale
Condizione giuridica: detenzione Ente religioso cattolico
Accessibilità: La chiesa abbaziale è visitabile per i gruppi su prenotazione: tel. 02.574034.4 - fax 02.5393534 - visitechiaravalle@gmail.com.
http://www.monasterochiaravalle.it/
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2011)
Aggiornamento: Bianchini, Fabio (2015)
Descrizione e notizie storiche: Piva, Paolo
Fotografie: BAMS photo Rodella/Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00427/
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