Compreso in: Complesso plebano - complesso, Arsago Seprio (VA)
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Battistero di S. Giovanni
Arsago Seprio (VA)
Indirizzo: Via S. Vittore - Arsago Seprio (VA)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: battistero
Configurazione strutturale: L'interno del battistero contrasta con la semplicità dell'esterno. Un'ampia cupola su pennacchi a gradini coronata da sedici finestrelle ricopre lo spazio centrale, dilatando lo spazio in maniera molto suggestiva. Un matroneo su colonne dalle ampie aperture ad arco a tutto sesto costituisce il livello intermedio. Il livello inferiore è scandito da nicchie a sezione quadrangolare con eccezione di quella orientale che ospita l'altare e che è semicircolare. Semicolonne affiancano le nicchie e si elevano sino al livello delle imposte dove sono terminate da un capitello; da questo partono altre semicolonne che giungono sino alla conice di archetti che delimita il livello del matroneo. Interessanti capitellini scolpiti con soggetti di derivazione vegetale ed animale decorano queste colonne
Epoca di costruzione: secondo quarto sec. XII
Descrizione
Il battistero è l'edificio più notevole e giustamente famoso del complesso plebano di Arsago. Si tratta di una poderosa struttura a pianta ottagonale articolata all'interno su due piani. Quello inferiore è mosso da nicchie trapezoidali, prive di finestre, e da una cappella orientale semicircolare, come ricavate in spessore di muro e non accusate in pianta esternamente. Tra le nicchie il segmento di parete è pensato in modo "ambrosiano", imitato dai pilastri deboli della basilica di Sant'Ambrogio di Milano. Una semicolonna raggiunge la quota di imposta degli archivolti: dal suo capitello parte una seconda atrofica colonnina che genera la ghiera ad archetti pensili in laterizio della cornice marcapiano. La galleria superiore, voltata a crociera, è accessibile per mezzo di scale in spessore di muro poste alla sinistra degli ingressi, e si affaccia sullo spazio centrale, occupato dalla piscina battesimale ottagonale, tramite arcate sorrette da colonnine (e un cippo romano di reimpiego) con capitelli aniconici e pulvini. Piccole trombe a gradini nei pennacchi accelerano il ritmo perimetrale mediando il passaggio tra matroneo e tiburio a sedici facce, illuminato da finestrine di forma differente, ora a monofora, ora a oculo, ora a croce. Nella campata orientale della galleria una nicchia ricavata in spessore di muro riprende l'absidiola inferiore, e ricorda la soluzione già attuata al San Paolo di Castelseprio. All'esterno l'apparecchiatura mura-ria con conci di grande dimensione (grand appareil) in corsi orizzontali quasi sempre rispettati, non intervallata da risalti angolari tra le facce dell'ottagono, esalta la considerazione tettonica dell'architettura, la cui limpida geometria è appena scalfita da tre piccole bifore sui lati sud, nord e ovest (altre due piccole finestre a strombo semplice verso l'interno sono quasi invisibili da fuori) e dai due portalini. La struttura si anima solo nel tiburio: una sorta di corona modulata all'esterno da sedici profonde nicchie centinate.
Comune alla chiesa il motivo, quasi "sperduto" nella massa muraria, della teoria ininterrotta sommitale di archetti pensili. Agli angoli dell'ottagono le archeggiature non si collegano come ci si aspetterebbe a risalti della muratura ma vengono più semplicemente raccolti da larghe mensole. Anche i portali riducono all'essenziale il tema degli sguinci a risalti e colonnine: si conta qui una sola risega mediana che risvolta con elemento toroidale attorno alla lunetta.
Notizie storiche
il riconoscimento della sua valenza storico-artistica rimonta già agli anni '50 del XIX secolo insieme alle prime preoccupate segnalazioni sul suo stato di degrado, dovuto ai guasti del tetto. Un progetto di risistemazione delle coperture data al 1865 e prevede già la riapertura delle porte originarie e la chiusura del varco a est con la reintegrazione dell'antica abside e dell'altare di San Giovanni. I lavori verranno eseguiti qualche anno dopo, nel biennio 18731874, da Maciachini ma un più grave problema di cedimento strutturale, con ampie lesioni ai perimetrali e agli archi interni, si rilevò attorno al 1888. L'edificio venne allora puntellato e diversi elementi (colonnine e capitelli della galleria) vennero sostituiti senza l'accortezza, usata per i capitelli del San Vittore, di siglare i pezzi di ripristino. Soltanto nel 1905-1908 si giunse al consolidamento statico del battistero con sottomurazioni su base di calcestruzzo ai quattro lati meridionali della fabbrica. Nonostante la relativamente precoce iscrizione del complesso di Arsago nella lista dei monumenti nazionali da tutelare, non è possibile segnalare interventi critici di rilievo a meno dell'attenta e acuta analisi di Fernand de Dartein (1865-1882) sul battistero di San Giovanni. L'ingegnere francese notava soprattutto la compresenza nella fabbrica di elementi contrastanti: la possente e statica muralità del piano terra rispetto alla leggerezza della galleria superiore, la cui disposizione al di sopra delle nicchie trapezoidali inferiori aveva portato a un grande assottigliamento dei muri perimetrali; ancora, la qualità del progetto e la finezza della tecnica muraria rispetto alla rimarchevole irregolarità del tracciato planimetrico per non dire della povertà della scultura architettonica. Tra queste témoignages contradictoires de Dartein riusciva però a indovinare l'esatta cronologia del monumento, considerato grossomodo coevo alla rotonda di Almenno. Note interessanti riguardano, come usuale nell'Étude di de Dartein, le soluzioni di copertura adottate, in particolare l'adesione diretta delle lastre in scisto sull'estradosso della cupola e l'impiego di volte sussidiarie per l'appoggio diretto del tetto con risparmio di armature lignee anche per la galleria: soluzioni tipiche del romanico lombardo maturo, che de Dartein mette per la prima volta in evidenza. A differenza dello studioso francese che aveva avuto la possibilità di analizzare i monumenti arsaghesi non ancora toccati dai restauri, Arthur Kingsley Porter visitò invece Arsago Seprio una prima volta nel 1909 trovando il battistero in gran parte impedito dai ponteggi lignei dei lavori - apparentemente non in active progress! - e una seconda volta nel 1913 a lavori conclusi.
Lo studioso americano Porter ha avuto il merito di datare correttamente, sulla base del confronto con edifici veronesi come San Giovanni in Valle e San Pietro in Castello, la chiesa di San Vittore agli stessi anni del battistero (1120-1130 circa), laddove gli studiosi italiani (Bellini 1921 e ancora recentemente Mariotti 1991) hanno per lungo tempo sostenuto una cronologia carolingia. La datazione avanzata da Porter per il battistero di San Giovanni di Arsago può essere senz'altro accettata o appena corretta e portata verso la metà del XII secolo. Ci si è sovente spinti a confrontare il monumento varesino con altre architetture lombarde a pianta centrale del pieno XII secolo.
Nel corso del Settecento venne demolita la piccola abside est al piano terra, allo scopo di ricavare un accesso più diretto dalla basilica. Senz'altro in tale occasione furono murate le antiche porte a nord e a sud, in seguito ripristinate.
Uso attuale: intero bene: battistero
Uso storico: intero bene: battistero
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00769/
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