Compreso in: Complesso plebano - complesso, Arsago Seprio (VA)
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Basilica di S. Vittore
Arsago Seprio (VA)
Indirizzo: Via S. Vittore - Arsago Seprio (VA)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: La chiesa presenta una struttura basilicale a tre navate, terminate ad Est da tre absidi. La facciata è a salienti interrotti. Unico elemento decorativo sono le sequenze di archetti pensili, costituiti di piccoli conci attorno ad un unico blocco a lunetta. All'altezza della lunetta del portale, settecentesco, si notano dei fori quadrati, forse le sedi delle travi di un porticato ora scomparso. L'interno della chiesa è a sostegni alternati. Le finestre della navata sono posizionate molto in alto lasciando un'ampia superficie tra di loro e gli archi longitudinali. In origine questa superficie doveva essere ricoperta di affreschi.
Epoca di costruzione: secondo quarto sec. XII
Descrizione
La chiesa di San Vittore ha un semplice impianto basilicale orientato, a tre navate concluse da absidi, privo di transetto e di cripta presbiteriale. La lunghezza all'interno è di 29 metri circa, la larghezza complessiva di 15 metri circa. La facciata è a salienti con unico portale centrale rifatto alla metà del XVIII secolo e due monofore affiancate nel registro centrale. Nella seconda metà dell'Ottocento era già sparito, forse da tempo, il portico ligneo che doveva estendersi per tutta la larghezza della facciata e la cui esistenza giustamente de Dartein (1865-1882) desumeva dalla presenza, ancora visibile, di una sequenza di buche quadrate disegnate da conci lapidei e di dimensioni maggiori rispetto alle buche pontaie, al di sopra del portale. All'interno le navi sono coperte da capriate lignee, e sono spartite da pilastri a sezione quasi quadrata alternati a colonne. I primi esibiscono un paramento in grossi conci ben squadrati, simile a quello del vicino battistero. Le colonne sono invece di reimpiego così come i capitelli corinzi messi in opera, ad eccezione dei due di restauro più orientali (vedi infra). La mancanza di basi fa supporre che l'attuale pavimento sia più alto di quello originario. Un recentissimo intervento di restauro (2007-2008) ha rimesso in vista una decorazione neoromanica al di sopra dei varchi longitudinali di navata eliminando un uniforme monotono scialbo del 1938. Non resta ad ogni modo traccia di decorazione medievale ma, benché i valori architettonici della basilica risultino impoveriti dal rivestimento moderno, non si rimane insensibili di fronte alla possente muralità della nave maggiore, esaltata dai bassi varchi longitudinali e dalla ritmica pausata delle semplici monofore del cleristorio. Molto accurata appare la tessitura muraria in corsi orizzontali di pietre sbozzate a mo' di laterizi, con risalti angolari di contenimento in grossi conci ben connessi. Alla sommità delle navatelle e del cleristorio, in cui si aprono cinque grandi monofore a doppio strombo lieve per lato, quasi tutte di ripristino, corre ininterrotta una teoria di archetti pensili, che incorniciano pietre semicircolari, anch'essi ampiamente reintegrati durante i restauri di fine Ottocento. Lo stesso motivo decorativo percorre le testate orientali delle navi, e cinge l'abside maggiore, in cui si aprono tre grosse finestre. A nord del presbiterio si erge la torre campanaria: sopra un alto zoccolo liscio si susseguono due campiture terminate da una frangia di archetti pensili e una cornice a denti di sega, e una terza specchiatura conclusa in alto dalle originarie bifore della cella campanaria tamponate alla fine del XIX secolo. È curiosa e inedita la sostituzione delle normali monofore a feritoria, tipiche dei campanili romanici nel territorio del Varesotto con oculi, uno per campo, del tutto identici - a conferma anche della contemporaneità delle due fabbriche - a quelli posti sopra le absidiole del San Vittore (oggi visibile solo quello sud).
Comune al battistero il motivo, quasi "sperduto" nella massa muraria, della teoria ininterrotta sommitale di archetti pensili. Agli angoli dell'ottagono le archeggiature non si collegano come ci si aspetterebbe a risalti della muratura ma vengono più semplicemente raccolti da larghe mensole. Anche i portali riducono all'essenziale il tema degli sguinci a risalti e colonnine: si conta qui una sola risega mediana che risvolta con elemento toroidale attorno alla lunetta.
Notizie storiche
Arsago Seprio fu già in età romana pagus di una certa importanza, a mezza via tra Olona e Ticino, tra Milano e il Lago Maggiore, al centro di un territorio strategico, durante tutto il Medioevo, per il controllo di assi viari e valichi alpini principali.
Ad Arsago la presenza di un edificio di culto pubblico già in età paleocristiana testimonia poi di un processo di cristianizzazione precoce del sito, in linea con quanto verificato grazie allo studio delle epigrafi cristiane per altre zone del Varesotto. Un indizio ulteriore di tale precocità giunge dalla dedicazione della matrice al martire Vittore, tipica di alcune tra le più antiche pievi milanesi, al cui culto dette grande impulso lo stesso Ambrogio. Lo scavo di un drenaggio attorno al perimetro dell'edificio ha consentito nel 1991 di identificare, a est dell'abside maggiore dell'edificio attuale, una porzione di un'abside precedente, con muratura in blocchi di granito e ciottoli legati con tenace malta biancastra, assegnata ad età tardoantica. Tracce dell'impiego altomedievale della basilica possono poi riconoscersi nei frammenti di lastre, decorate con motivi geometrici e a intreccio, murate nell'abside e raccolte nella vicina canonica: quasi certamente elementi dell'arredo liturgico di VIII-IX secolo. Il distretto plebano formatosi in età carolingia attorno ad Arsago doveva essere ben più ampio dell'attuale.
La basilica di San Vittore aveva subìto modifiche già molto prima della seconda metà dell'Ottocento. Nel corso del XVI secolo erano state murate quasi tutte le monofore romaniche delle absidi, del cleristorio e delle navatelle ed erano state aperte ampie finestre rettangolari, ancora documentate da alcune foto dei primi anni Novanta del XIX secolo. Forse in epoca borromaica vennero murati gli intercolumni più orientali per isolare maggiormente lo spazio del santuario. Erano cinquecentesche anche due cappelle gentilizie rettangolari emergenti a nord e a sud dai fianchi della basilica circa a metà della sua lunghezza. Nel 1661 venne poi distrutta parzialmente l'absidiola nord per creare un passaggio diretto dal presbiterio verso la nuova sagrestia. Modifiche di minore entità sono da registrare attorno alla metà del Settecento tra cui, nel 1759, il rifacimento del portale d'ingresso occidentale. Nel 1872, a pochi anni ormai dall'avvio dei restauri, un nuovo più ingombrante castello campanario venne posizionato alla sommità del campanile il cui tetto fu trasformato in terrazzo, e per ragioni statiche vennero occluse le grandi bifore della cella originaria.
In San Vittore i restauri iniziarono nell'aprile 1890 con il rifacimento del tetto, dopo traversie e lungaggini burocratiche dovute, paradossalmente, al già avvenuto riconoscimento dell'edificio come monumento nazionale. Nel quadro di questo primo intervento venne redatto dall'ingegner Valerio un progetto integrale di restauro della fabbrica romanica, poi realizzato entro l'ottobre del 1892 sotto la supervisione di Luca Beltrami direttore dell'Ufficio Regionale. Si provvide al ripristino delle antiche monofore centinate al posto di quelle rettangolari moderne, alla soppressione delle cappelle laterali cinquecentesche e alla riapertura dell'ultima campata est con la posa in opera di due colonne recuperate dalla tribuna occidentale dell'organo, e di due capitelli in stile romanico, esemplati sul tipo famoso di quelli della navata di San Vincenzo in Prato e della cripta del Santo Sepolcro di Milano. Nel rispetto delle teorie sul restauro "filologico" propugnate da Boito, Beltrami fece siglare i capitelli di restauro con la data di esecuzione per renderli immediatamente riconoscibili. È invece assai più difficile, come si diceva, riconoscere oggi i ripristini delle murature dei fianchi delle absidi e del cleristorio.
Lo studioso americano Porter ha avuto il merito di datare correttamente, sulla base del confronto con edifici veronesi, la chiesa di San Vittore agli stessi anni del battistero (1120-1130 circa).
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00770/
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