Compreso in: Badia di S. Gemolo - complesso, Valganna (VA)
Badia di S. Gemolo - complesso
Valganna (VA)
Indirizzo: Via Ugo Perego 3 (Nel centro abitato, isolato) - Ganna, Valganna (VA)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: monastero
Configurazione strutturale: Si tratta di un complesso architettonico composto dalla chiesa, dal campanile, dal chiostro, dalla foresteria e dalle circostanti abitazioni dei monaci
Epoca di costruzione: sec. XI - sec. XII
Comprende
- Chiesa di S. Gemolo, Valganna (VA)
- Campanile della chiesa di S. Gemolo, Valganna (VA)
- Chiostro della Badia di S. Gemolo, Valganna (VA)
- Foresteria della Badia di S. Gemolo, Valganna (VA)
Descrizione
La chiesa, trinavata e divisa da due file di tre pilastri, conserva ampie porzioni di una fase romanica. La terminazione presbiteriale rettilinea è tarda ma al suo innesto, a sud, è possibile intravedere dall'esterno l'aggancio dell'originario catino absidale.
Le navate laterali sono formate da quattro campate con volte a crociera, le cui nervature ricadono direttamente, senza mensole o fasce capitellari, su gruppi di lesene (a tre riseghe) annessi ai muri perimetrali e al nucleo dei sostegni rettangolari di navata. La navata maggiore presenta copertura lignea. Il cleristorio è scandito sul lato meridionale da cinque piccole aperture a doppia spalla dritta, scaglionate a distanze irregolari e che paiono testimoniare una fase primitiva della costruzione.
Alcune anomalie sono evidenti anche nel partito decorativo di facciata. A sinistra una specchiatura che in antico doveva essere conclusa superiormente da sette archetti rampanti occupa per intero lo spazio corrispondente alla navata nord. Una stretta lesena la separa dal campo centrale, ove sopravvivono due soli archetti, e il motivo è andato perduto in seguito all'apertura di un'ampia finestra termale. Le specchiature proseguivano forse fino a terra, e ricordano da vicino il disegno della facciata di S. Maria di Campagna a Ligurno, e di altre facciate a capanna di aule uniche del Canton Ticino, come Rovio e S. Michele di Arogno. Sorprende però il modesto scarto di altezza tra la specchiatura laterale e quella centrale corrispondente alla navata maggiore: in facciate a spioventi di chiese trinavate, come S. Giustina di Sezzadio, le campiture centrali, dovendo raggiungere il tetto, sono molto più slanciate di quelle laterali. Non si può poi fare a meno di rilevare, passando all'analisi dell'interno, la disomogeneità dei pilastri di navata, i cui nuclei rettangolari hanno differenti dimensioni, e la mancanza di allineamento tra le due file di sostegni. Le arcate laterali che precedono il presbiterio, sensibilmente più alte, costituiscono una sorta di pseudotransetto, non accusato esternamente. Si potrebbe allora ipotizzare che la chiesa iniziale, di metà xi secolo, aderisse a un tracciato planimetrico, tipicamente monastico, ad aula unica e transetto sporgente, che negli stessi decenni nel nord Italia si trovava nel S. Lorenzo a Cremona, nei Ss. Stefano e Libera a Rocca d'Arazzo e, forse, nel S. Calocero di Civate, prima delle trasformazioni, e che poi alla fine del secolo avrebbe caratterizzato tre edifici cluniacensi: S. Benedetto di Portesana, la prima fase di S. Egidio di Fontanella, trasformata a tre navate attorno al 1130, e fors'anche la prima fase di S. Giovanni Battista di Vertemate.
A questo episodio potrebbe legarsi l'erezione della poderosa torre campanaria, che si addossa alla porzione destra della facciata nascondendola. Si tratta di uno dei più bei campanili del Varesotto. Lo schema decorativo è quello consueto a specchiature sovrapposte, con l'unico "vuoto" in corrispondenza della cella, sul tipo dei campanili milanesi dell'xi e inizio xii secolo (Baggio, S. Celso)(v.). La tecnica muraria è insolitamente raffinata per il territorio del Seprio e confrontabile con quella della plebana e della torre campanaria di Arsago. La struttura è serrata tra quattro risalti angolari dalla muratura in conci ben squadrati di grandi dimensioni. Le specchiature sono invece in petit appareil di una varietà locale rosata che crea un gioco cromatico suggestivo con corsi orizzontali molto ordinati. Gli archetti pensili sono ricavati ognuno in un unico concio di pietra. I confronti nella zona, contenuti nell'arco di un cinquantennio, vanno dal campanile di S. Maria Assunta di Domo al S. Lorenzo di Canonica Valcuvia, al campanile appunto del S. Vittore di Arsago. Nei territori limitrofi si possono ricordare il campanile di Mergozzo e quello di S. Siro di Paruzzaro, nel Novarese, quello di S. Carpoforo a Como (v.) e la bella torre campanaria di S. Eufemia a Incino d'Erba.
Notizie storiche
Sono molti gli interrogativi che scaturiscono dall'osservazione del monumento su cui la tradizione storiografica non fa chiarezza. Alla prima fondazione della chiesa è legata la leggenda di Gemolo: qui trovarono sepoltura le spoglie del nobile giovane d'Oltralpe, martirizzato dai fratres rapaces Ugo e Berengario, signori del luogo, nella prima metà dell'XI secolo, secondo la narrazione del Martirologio di Ganna (forse della fine dell'XI secolo, edito da A. Ratti) integrata dal Liber Notitiae. La chiesa fiorì presto come cella memoriae del santo, tanto da divenire rifugio negli anni finali del secolo di tre diaconi milanesi, Ghizone, Arderico e Attone, che chiesero e ottennero da Arnolfo iii, arcivescovo di Milano, nel novembre del 1095, un privilegio di esenzione dalla chiesa plebana di Arcisate e il diritto di scegliere il clero per officiare la chiesa (v. ora Lucioni 2011, per la parentela di Arderico con il cancelliere arcivescovile Ariprando, della famiglia dei Rozonidi). In tale occasione l'edificio era ricordato come "paupercula ecclesia sancti Gemuli". Si è pensato così che la chiesa originaria fosse di modeste dimensioni e che solo dopo il 1095 si fosse provveduto alla costruzione dell'impianto trinavato giunto fino ad oggi. F. Reggiori ipotizzò per primo che l'aula iniziale coincidesse con la navata mediana, i cui muri laterali sarebbero stati successivamente sfondati per l'addizione delle navatelle. A. Finocchi (1966) non poteva fare a meno di rilevare nella fabbrica la compresenza di elementi aggiornati e di formule arcaiche, non coerenti con l'ipotesi di una ricostruzione integrale della cappella alla fine del secolo. S. Mazza aggiungeva alcune considerazioni sulle murature della facciata, del cleristorio e del lato meridionale. Lo studioso notava ad esempio la sensibile variazione di spessore tra la porzione centrale della facciata, più massiccia, rispetto alle laterali. Anche la tipologia delle monofore del cleristorio, a spalle dritte e linea fungata dell'archivolto, farebbe pensare a un'epoca molto anteriore a quella del privilegio di Arnolfo III.
L'ampliamento del S. Gemolo con navatelle dotate di volte a crociera può essere avvenuto negli ultimi anni dell'xi secolo, come suggeriscono anche le fonti documentarie. Wart Arslan riteneva le volte delle navatelle della metà dell'xi secolo, in fase con il resto dell'edificio, ed è eventualità che verrebbe ad avvicinare Ganna al S. Michele di Carpignano, al S. Vincenzo di Pombia o alla di poco più tarda S. Maria di Rado a Gattinara per il tipo di raccordo delle nervature delle crociere alle riseghe dei muri perimetrali e dei pilastri. Più prudentemente, e forse con più ragione,
A. Finocchi pensava alla fine del secolo, ma restano ancora molti punti oscuri nella stratificazione architettonica del S. Gemolo. Si consideri infine che l'entrata della chiesa nell'ordine fruttuariense, che alcuni ritengono immediatamente successiva al privilegio vescovile, aggiunge altre ipotesi di committenza e altre ragioni per un riallestimento architettonico del complesso, e rimane inoltre il ricordo di una consacrazione avvenuta nel 1160 ad opera dell'arcivescovo Oberto i de Pirovano (1146-1166).
Uso attuale: intero bene: monastero
Uso storico: intero bene: monastero
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Riferimenti bibliografici
Comolli B., Rivista della società storica varesina, La Badia di S. Gemolo in Ganna, 1960, pp. 122-134
Frecchiami M., Rivista della società storica varesina, Badia di Ganna restauri e ricerche, 1962, pp. 121-128
Comolli B., Rivista della società storica varesina, Documenti inediti per la storia del monastero benedettino di S. Gemolo M. in Ganna, 1962, pp. 157-179
Frecchiami M., Archivio storico della Badia di S. Gemolo in Valganna, Appunti sulle trasformazioni edilizie della millenaria chiesa di S. Gemolo, 1967, pp. 7-16
Ferrari G., Archivio storico della Badia di S. Gemolo in Valganna, Architettura romanica nel campanile della Badia di Ganna, 1967, pp. 17-24
Frecchiami M., Varese: vicende e protagonisti, Il Museo della Badia di Ganna, Bologna 1977, 3, pp. 278-287
Mazza S., Rivista della società storica varesina, Prime indagini sulla chiesa altomedievale di S. Gemolo di Ganna, 1979, pp. 93-105
Comolli R./ Zanzi L., Tracce di storia dell'Abbazia di S. Gemolo in Valganna, Gavirate 1999
Comolli R., Monumenta Gannensia, Gavirate 2008
Schiavi L.C., Storia dell'arte a Varese e nel suo territorio, Chiese romaniche nel territorio di Varese (secoli XI-XII), Varese 2011, 1, pp. 60-105
Schiavi L.C., Lombardia Romanica. Paesaggi monumentali, San Gemolo a Ganna, Milano 2011, pp. 82-85
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)
Aggiornamento: Caspani, Pietro (2015)
Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Caspani, Pietro
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00780/
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