Compreso in: Monastero di Voltorre, Gavirate (VA)
Monastero di Voltorre
Gavirate (VA)
Indirizzo: Piazza Chiostro, 23 (Nel centro abitato, isolato) - Voltorre, Gavirate (VA)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: monastero
Configurazione strutturale: E' situato lungo una delle direttrici di penetrazione tra il nord Europa e il Contado del Seprio, verso Milano. Fu un complesso monastico fiorente, avamposto nelle Prealpi della riforma benedettina promossa da Guglielmo da Volpiano, fondatore della potente Abbazia di Fruttuaria. Nel 1519, passò ai Canonici Lateranensi di Santa Maria della Passione di Milano, i quali trasformarono Voltorre in una vera e propria azienda agricola. La loro gestione portò rinnovato vigore con svariate sistemazioni, tra cui quelle del terreno digradante verso il lago e della corte rurale, che fu estesa intorno agli edifici del monastero, per meglio supportare la funzione ormai preponderante del complesso. Tra Seicento e Settecento venne inoltre ristrutturata la chiesa, che fu sopraelevata, ingrandita con l'aggiunta di una cappella e dotata di una nuova facciata e di un apparato decorativo barocco. Il complesso oggi comprende oltre alla chiesa con torre-campanile, un singolare chiostro
Autori: Lanfranco da Ligurno, costruzione chiostro
Comprende
- Chiesa di S. Michele di Voltorre, Gavirate (VA)
- Chiostro di Voltorre, Gavirate (VA)
- Torre campanaria di S. Michele, Gavirate (VA)
Descrizione
Dell'antico complesso sopravvivono: alcune porzioni della chiesa ad aula unica di S. Michele, in particolare l'abside ancora decorata da una frangia continua di archetti pensili (seconda metà-fine XI sec.), la liscia e compatta torre campanaria, e il chiostro, per le cui particolarità architettoniche non è ancora stata trovata esauriente spiegazione.
Ad impianto quadrilatero irregolare, il chiostro presenta quattro lati morfologicamente distinti: i lati sud ed est sono definiti da colonne sorreggenti una trabeazione. Il fianco ovest ha un partito identico ma in dimensioni maggiori e ritmica dilatata, per l'impiego di colonne più alte poste a intervalli ampi. Sul lato sud la teoria di colonnine è interrotta da una sezione liscia di parete. I capitelli sud ed est montano pulvini. La singolarità maggiore è però rappresentata dal fianco settentrionale ove le colonne supportano archi in laterizio a tripla ghiera, sormontati da una cornice di archetti intrecciati.
La critica più recente, che rovescia il percorso del cantiere, individua una prima fase proprio nella galleria occidentale, dai capitelli più antichi, e un termine, posticipato da A. Finocchi addirittura alla metà del XIII secolo, nel lato settentrionale, generalmente accostato così nella struttura come nella tipologia dei capitelli al chiostro di Piona e al S. Alberto di Butrio. Parrebbe invece di dover distinguere più nettamente tra i capitelli del lato sud e quelli del lato est che, per quanto si può giudicare oggi, dopo i danni del 1913, appaiono legati agli elementi della galleria settentrionale. Le tipologie sono del tutto affini, benché la loro esecuzione sia stata affidata a maestranze diverse. Lo scultore del lato nord inserisce con più insistenza elementi zoomorfi e antropomorfi. A parte il capitello recante la firma di Lanfranco con testine angolari, di rozzo ma solido carattere, i pezzi della galleria orientale sono più tradizionali, e variano soprattutto sul tema base del corinzio. Si hanno qui in prevalenza riprese arcaizzanti del capitello scantonato con quattro foglie angolari incise.
Sul lato occidentale i capitelli di dimensione maggiore sono affini a quelli del lato nord, e ne ripropongono la ripartizione in due fasce orizzontali, quella inferiore fogliata e quella superiore con animali, protomi o sirene. Tangenze stilistiche si avvertono nella declinazione dell'elemento vegetale con i semicapitelli dell'abside di S. Carpoforo a Como, con alcuni capitelli della loggia absidale di S. Fedele e di S. Maria Maggiore di Bergamo, ma anche con alcuni capitelli della cripta di S. Teodoro a Pavia. Capitelli più ricercati, con combinazioni curiose e originali, sono invece in opera nel fianco sud (si confrontino i capitelli di S. Pietro a Gallarate e di S. Egidio di Fontanella al Monte). Le testine angolari si trasfigurano a volte in astrazioni inconsuete. Il gusto ostentato della variazione grammaticale, sommato alla definizione ormai gotica delle foglie aggettanti arrotolate, quasi à crochet, farebbe pensare a un'epoca un po' più tarda.
Nel complesso i capitelli del chiostro si conformano a uno stile provinciale, ma colorito e vivace, per il quale non è agevole trovare puntuali confronti al di là di un generico e, bisogna riconoscere, insufficiente riferimento alla produzione comasca del XII secolo.
Notizie storiche
La prima attestazione della chiesa risale al 1154, ed è contenuta in un privilegio papale rilasciato a Fruttuaria in cui la chiesa varesina compare tra le dipendenze di S. Benigno. Non vi è modo di stabilire se il legame con l'abbazia piemontese fondata da Gugliemo da Volpiano fosse più antico, si sa però che a partire dagli ultimi decenni del xii secolo l'importanza di Voltorre crebbe enormemente, in concorso con il declino del primo priorato fruttuariense in diocesi ambrosiana, quello di S. Nicolao di Padregnano. Con l'intero patrimonio fondiario di Padregnano (1197) finì in mano ai priori di Voltorre anche la funzione vicariale sulle dipendenze di Fruttuaria collocate a est del fiume Ticino, fino all'Adriatico. Il legame con l'abbazia madre si strinse al punto che in questi anni ben due priori di S. Michele assursero alla carica di abati generali di S. Benigno.
Recenti indagini archeologiche hanno messo in luce una complessa stratificazione del sito della chiesa a partire da età tardoantica, e la presenza di un primo luogo di culto, una semplice cappella absidata, già nel v secolo, facendo di Voltorre uno dei più antichi centri religiosi del territorio archeologicamente documentati. Nel VI sec. la prima cappella venne sostituita da un più imponente edificio ad abside oltrepassata di circa 9 m di diametro, con spessi contrafforti esterni, e pastophoria laterali, dotata di bema absidale. Depositi di crollo testimoniano una lunga fase di abbandono e di deterioramento della chiesa di vi secolo, sulle cui macerie venne a costruirsi, nel più ristretto perimetro corrispondente a parte dell'aula antica, la cappella romanica.
La torre venne costruita qualche decennio dopo a est dell'abside, con differente orientamento.
Non sembra dagli scavi che vi sia stato per la sua erezione il reimpiego di strutture altomedievali, come qualcuno ha ipotizzato, piuttosto va rilevato come l'anomala posizione della torre, che indirizza, almeno come orientamento generale della pianta, la costruzione del chiostro di fine XII, sembra implicare quasi la rinuncia alla vecchia chiesa, sentita ormai come troppo piccola per il monastero, e alludere a una ricostruzione del S. Michele, che avrebbe potuto riguadagnare, sul fianco nord del chiostro, un più armonico e normale rapporto con gli ambienti monastici.
Si aggiunga infine che nei tre lati architravati il paramento murario, costituito da grossi conci ben squadrati in perfetti corsi orizzontali, non prosegue con continuità da un lato all'altro. Si deve di conseguenza immaginare uno scarto cronologico tra le singole parti del chiostro o, almeno, tra il lato nord e gli altri?
La questione è connessa con evidenza alla datazione del complemento plastico e al ruolo giocato a Voltorre da Lanfranco da Ligurno e dalla sua bottega. I nomi di Lanfranco da Ligurno e del padre Domenico fanno infatti capolino a Voltorre, ove Lanfranco incide la propria firma di artefice in un capitello del chiostro, gravemente danneggiato da un incendio che nel 1913 distrusse la porzione orientale del chiostro. Reca la dicitura magister che farebbe pensare a qualcosa di più che non la sola esecuzione materiale dei capitelli. Non si può escludere che a Lanfranco si debba allora la progettazione dell'intero organismo. Certo è che, se anche l'ideazione del chiostro fu unitaria, il cantiere venne comunque diviso in squadre che operarono con ampia autonomia, tanto nei lavori di muro quanto nell'esecuzione dell'apparato decorativo.
Pochi decenni più tardi Porter riconobbe il chiostro come architettura ascrivibile con sicurezza agli ultimi due decenni del XII sec.. Al di là di una sostanziale identità di stile tra i capitelli del chiostro, lo studioso vedeva poi nel lato nord indizi di una certa anteriorità: il cantiere si sarebbe dunque mosso attorno al 1180 da nord, per poi eseguire i lati est e sud e infine, attorno al 1195, quello ovest.
La critica più recente pone il termine addirittura alla metà del XIII sec..
Uso attuale: chiostro: culturale
Uso storico: intero bene: monastero
Condizione giuridica: proprietà mista pubblica/ecclesiastica
Accessibilità: dal martedi alla domenica (festivi inclusi) dalle ore 14,00 alle ore 18,00 - Lunedi chiuso
Riferimenti bibliografici
Ghiringhelli G., Rivista archeologica dell'antica provincia e diocesi di Como, Il chiostro di Voltorre. La sua storia, la sua arte attraverso i secoli, 1908, pp. 97-158
Porter A.K., Lombard Architecture, New Haven 1917
Pecorella C., Archivio storico lombardo, Ricerche sul priorato di Voltorre, 1957, pp. 290-316
Finocchi A., Architettura romanica nel territorio di Varese, Milano 1966
Voltorre. Una proposta di recupero, Varese 1989
Lucioni A./ Viotto P., L'anima e le pietre. La storia secolare del chiostro di Voltorre, Gavirate 1999
Gavirate. Luoghi e genti di una storia in riva al lago, Gavirate 2004
Viotto P., Arte lombarda del secondo millennio, Domenico e Lanfranco da Ligurno, scultori varesini alla fine del XII secolo, Milano 2004
Borroni L., Acme, San Michele a Voltorre. L'architettura di un chiostro medievale alla svolta del 1200, 2006, pp. 261-282
Schiavi L.C., Lombardia Romanica. Paesaggi monumentali, San Michele a Voltorre, Milano 2011, pp. 85-87
Schiavi L.C., Storia dell'arte a Varese e nel suo territorio, Episodi di scultura dall'Alto Medioevo alla fine dell'età romanica, Varese 2011, 1, pp. 106-131
Credits
Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)
Aggiornamento: Caspani, Pietro (2015)
Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Caspani, Pietro
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00781/
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