Chiesa di SS. Maria e Sigismondo

Rivolta d'Adda (CR)

Indirizzo: Piazza Vittorio Emanuele II 20 - Rivolta d'Adda (CR)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: La facciata è a capanna, in origine con un unico portale centrale con una lunetta rappresentante Cristo redentore, al quale vengono affiancati altri due minori, nel 1700. L'edificio, all'inizio del XX sec., è stato ricostruito secondo i canoni romanici, mantenendo la struttura a capanna, più bassa rispetto alla facciata, con tre archi d'accesso, i due laterali minori e quello centrale maggiore. Le murature sono realizzate quasi interamente in opus spicatum, ovvero in mattoni disposti a lisca di pesce. Sulla navata centrale si affacciano sette piccole aperture, in corrispondenza delle volte a crociera, mentre su quelle laterali, a feritoia. Particolare è l'esterno dell'abside maggiore, con finestre strombate, paraste cordonate, archetti pensili e tetto a ventagli. Internamente presenta tre navate: la centrale, maggiore, è divisa in tre campate, due coperte da volte a crociera e una a botte. Quelle laterali sono divise in sei campate con volte a crociera. Tutte terminanti con un'abside

Epoca di costruzione: primo quarto sec. XII - sec. XVIII

Descrizione

La basilica costituisce - insieme al complesso di Agliate - uno dei casi più estesi e complessi di "restauro stilistico" di un monumento romanico lombardo, nonché - per alcuni aspetti - un edificio del tutto "moderno".
La chiesa, a corsi regolari di mattoni disposti a spinapesce, sorse a tre navate concluse da tre absidi, di cui la centrale maggiore, scandita all'esterno in cinque campi e traforata da un inconsueto, profondo loggiato su colonnine con coronamento ad archetti. Il sistema delle campate è alternato, in rapporto 1:2, con copertura a crociera costolonata e pilastri polistili con capitelli in parte rifatti su cui si è esercitata la critica più recente alla ricerca delle parti originali. La campata più a est della nave maggiore è invece coperta da due più strette volte a botte che ne frazionano l'unità. L'alta torre campanaria, molto rimaneggiata, è stata ultimata nel XIX secolo.

Notizie storiche

Rimaneggiata largamente alla fine del XVIII secolo da Marcellino Segré, agli inizi del Novecento "si presentava nel suo interno in condizioni estetiche deplorevoli: di proporzioni tozze, era afflitta da un enorme cornicione che girava tutt'attorno alla navata maggiore, poggiando su colossali piloni; le volte, in parte a crociera ed in parte a botte, apparivano anche più sciatte che non fossero per l'enorme sporgenza del cornicione stesso; delle finestre a semicerchio illuminavano scarsamente l'ambiente" (Nava 1903, pp. 3-5). Nell'agosto 1902 il parroco Agostino Desirelli, adducendo motivi d'igiene e d'illuminazione, sollecitò una pubblica sottoscrizione per iniziarne i restauri, dei quali venne incaricato l'ing. Cesare Nava (1861-1933), già autore delle nuove facciate di S. Lorenzo e (con Gaetano Moretti) di S. Sepolcro a Milano, che si impegnò senza esitazioni nella "risurrezione completa e scrupolosa del monumento primitivo". La scarsa disponibilità di denaro e l'ostilità dell'opinione pubblica indusssero il parroco a vendere la celebre Pace quattrocentesca (ora al Museo Poldi Pezzoli di Milano) e ad appellarsi all'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti. Si stabilì di partire dall'area absidale, da rimodellare, per passare poi all'interno. Le demolizioni furono estesissime ("centinaia e centinaia di carri di calcinacci, di mattoni e di stucchi..."; cfr. L'Eco.., n. 3). "
La sottrazione di quanto aggiunto nel corso dei secoli svelava l'ovvia necessità di procedere a risarcimenti più o meno estesi. Di particolare rilevanza è il caso del complemento plastico: "non si creda che tutte queste sculture si sieno trovate intatte. Disgraziatamente alcune furono malconce dal martello dei riformatori del secolo 16° [...]. Quindi andarono di mezzo artigli, rostri ed ali di aquile, nasi, orecchie di sirene, zanne e code di cinghiali [...] per non dire che in qualche parte si fece strage di ogni bassorilievo" (L'Eco..., n. 5, 1903). Era necessario "trovare un'anima d'artista che sognasse nella sua fantasia stranezze varie di forma, disciplinate però sotto l'impero dello stile lombardo"; scartato il "valente ornatista" suggerito dall'Ufficio Regionale, si optò per un certo Giuseppe Varischi, proposto dalla ditta Piazzoli di Cassano d'Adda (L'Eco.., n. 3).
La fantasia e l'abilità di Varischi costituiscono il maggiore ostacolo nell'individuazione dei suoi interventi, che previdero realizzazioni ex novo ed estese tassellature di opere originali. La decorazione pittorica venne affidata a Ernesto Rusca, già collaboratore di Luca Beltrami nei lavori al Castello Sforzesco (Sala delle Asse). Nell'ottobre 1903 la chiesa nella nuova veste "romanica" venne solennemente inaugurata dal vescovo di Cremona Geremia Bonomelli. Il 9 luglio 1905 fu posta la prima pietra per la costruzione dell'atrio antistante la facciata, terminato nel 1906. Un documento, di discussa autenticità, documenterebbe la chiesa come esistente nella seconda metà dell'XI secolo (Biscàro 1905). In realtà la sua realizzazione è da porre nei primi decenni del secolo successivo, come ha ampiamente articolato Jane McKinne (1985), anche in relazione alla nuova proposta cronologica per il S. Ambrogio di Milano. Secondo la studiosa la chiesa sarebbe stata iniziata, partendo da est, da maestranze pavesi (S. Pietro in Ciel d'Oro, S. Michele), responsabili dell'articolazione absidale e dell'impianto delle campate voltate, della struttura della facciata e della decorazione scultorea nella porzione orientale; a queste si sarebbero sostituite in seguito maestranze milanesi (S. Ambrogio, S. Babila), che avrebbero condotto a termine l'edificio e realizzato il restante complemento plastico (McKinne 1985 [1989]).

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)

Descrizione e notizie storiche: Cassanelli, Roberto

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).