Chiesa di S. Cristoforo - complesso

Lodi (LO)

Indirizzo: Via Tito Fanfulla, 18 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Lodi (LO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: La chiesa è a pianta longitudinale, con un'unica navata coperta da volta a botte e tre cappelle per lato, anch'esse voltate a botte. All'incrocio con il transetto sorge una cupola emisferica; l'abside è semicircolare. Accanto, il convento si articola intorno a un chiostro quadrato; molti ambienti sono voltati a crociera o a padiglione

Epoca di costruzione: post 1564 - ante 1586

Autori: Tibaldi, Pellegrino, costruzione

Descrizione

Il progetto della chiesa, inserita tra le fitte cortine degli edifici di via Fanfulla, si deve a Pellegrino Tibaldi. Talento versatile, sia di pittore sia di architetto, introdusse in Lombardia "la maniera grande" di Michelangelo, che aveva studiato a Roma.
Sebbene sia trascurata dalla storiografia, la chiesa rappresenta una delle più significative realizzazioni architettoniche di Tibaldi. Punto focale dell'attenzione del visitatore che entra nel tempio è l'altare. Interprete fedele delle norme conciliari tridentine di S. Carlo, Tibaldi progetta una chiesa con un transetto non emergente in pianta e priva di navate laterali, dove l'abside semicircolare, che si prolunga notevolmente oltre il presbiterio, è lo snodo semantico. L'attrazione del vuoto della grande cupola, da cui penetra la luce, assieme alle serliane nelle testate della croce, mette infatti in evidenza l'abside e crea sfumati effetti chiaroscurali che tendono a smaterializzare le pareti.
La cupola è impostata su un alto tamburo cilindrico ed è "alleggerita" da lacunari, ispirati alla basiliche romane: una soluzione che Tibaldi adotterà anche in S. Fedele a Milano. La navata, con volta a botte, è fiancheggiata sui due lati da tre profonde cappelle che, progettate senza finestre, creano ampie zone d'ombra.
Paraste doriche su alti piedistalli scandiscono la navata principale: hanno modanature nette e taglienti; la chiesa è infatti di una semplicità solo apparente, in realtà si "muove plasticamente" sotto l'occhio stupito dello spettatore.
Un ordine inferiore di paraste doriche binate doveva riprodurre nella facciata, rimasta incompiuta, il sistema dell'interno.
Il convento, che trova similitudini nel chiostro laudense del monastero di S. Benedetto attribuito allo stesso Tibaldi, si svolge su due piani intorno ad un cortile. Colonne doriche in granito, dal modulo allungato, sostengono volte a crociera. Nel corpo occidentale spicca la sopraelevazione centrale che corrispondeva al claustrum, un lungo corridoio su cui si affacciavano le celle dei monaci.
Un forte espressionismo e un prorompente plasticismo, di derivazione michelangiolesca, indizi dello stile di Tibaldi, che probabilmente ha fornito i cartoni preparatori, si notano nei frammenti di affreschi nella cappella della Passione; l'esecuzione dovrebbe essere di Muzio Piazza, un pittore locale.

Notizie storiche

Una chiesa di S. Cristoforo è ricordata come esistente da fonti documentarie già nel 1153. Il tempio fu ricostruito verso il 1300, come ricorda lo storico Giovanni Agnelli, per voto dei lodigiani liberati da pestilenza o, come narra la leggenda, dal drago che col fiato micidiale infestava le paludi del Lago Gerondo.
Fu officiata prima dagli Umiliati e, dopo la soppressione voluta da S. Carlo, dagli Olivetani. Nel 1552 l'ordine, proveniente dal cenobio di Villanova al Sillaro, volle avere una "propaggine" a Lodi. Con bolla papale, Don Ambrogio Carcano, abate di Villanova, ottenne l'unione all'ordine del monastero. La chiesa, che si trovava in stato rovinoso, fu ricostruita adoperando i materiali edilizi del monastero dell'Annunciata, iniziato in zona Porta Cremonese e mai ultimato perché in luogo soggetto ai nemici.
La posa della prima pietra risale al 1564; i lavori all'edificio sacro durarono un ventennio e nel 1586 veniva benedetto, con solenne processione. A raccontarlo è il manoscritto di padre Vincenzo Sabbia conservato presso il monastero di Monteoliveto Maggiore, casa madre degli Olivetani. Maestro Pietro Piantanida è nominato nel manoscritto "ingegnero", l'esecutore materiale del progetto disegnato da Pellegrino Tibaldi.
La chiesa venne sconsacrata in seguito alla soppressione dell'ordine, avvenuta nel 1798, e servì da scuderia; il convento da caserma. Fu adibita a magazzino fino al 1954 quando iniziarono i primi lavori di restauro, che incisero sulla configurazione del passaggio che attraversa le cappelle, mentre in facciata il portale fu dotato di un coronamento in rame. Due anni dopo venne riaperta al culto e affidata in rettoria ai padri Francescani che destinarono il convento a sede di eventi culturali.
Dalla fine degli anni '80 la chiesa, sconsacrata, è divenuta di proprietà comunale ed è ora sede di esposizioni artistiche; dal 1999 il convento ospita invece gli uffici della Provincia di Lodi: a quella data risalgono i nuovi lavori di restauro, terminati nel 2004. Le arcate del chiostro appaiono ora sottolineate da profilature ad intonaco rosso, un po' forti, realizzate riprendendo il colore che dovevano avere in origine.

Uso attuale: chiesa: spazio espositivo

Uso storico: chiesa: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Riferimenti bibliografici

Agnelli G., Lodi e il suo territorio, Lodi 1917

Piazza Lodi, I Piazza da Lodi: una tradizione di pittori nel Cinqucento, Milano 1989, pp. 55; 88

Giordano L., Archivio Storico Lodigiano, Addenda per la storia di S. Cristoforo, Lodi 1991, pp. 113-120

Fraccaro C., Archivio Storico Lodigiano, Due nuovi documenti per Callisto Piazza e Pellegrino Tibaldi a Lodi, Lodi 1995

Fonti e Documenti

Archivio di Stato di Milano, Mappe Cessato Catasto, Lodi città, c. 250, f. 3

Archivio di Stato di Milano, fondo di Religione, cartella 5008

Archivio di Stato di Milano, Mappe Carlo VI, Lodi città, c. 3217, f. 2

Archivio di Stato di Milano, Mappe Catasto Lombardo Veneto, Lodi città, f. 3

Credits

Compilazione: D'Alessio, L. (1999)

Aggiornamento: Pavesi, Mauro (2001); Vergani, Cristina (2007); Caspani, Pietro (2015)

Descrizione e notizie storiche: Piccolo, Olga

Fotografie: Bonelli, Daniele; Caspani, Pietro

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