Villa Paravicini, Dal Verme Sessa, Calcagni - complesso
Aicurzio (MB)
Indirizzo: Via Cardinal Ferrari, 2 (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Aicurzio (MB)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Configurazione strutturale: Edificio costituito da muratura continua e solai a travatura lignea.
Epoca di costruzione: fine sec. XVII - sec. XIX
Descrizione
Inserita in un lotto di dimensioni contenute all'interno del nucleo antico di Aicurzio, Villa Paravicini appare al confronto col minuto tessuto edilizio circostante come un episodio di rilievo, che ben rappresenta il ruolo della famiglia Paravicini nella storia del piccolo paese brianzolo.
La villa è annunciata lungo la via Cardinal Ferrari da un elaborato ingresso in forma di contenuta esedra, nella quale si innalza un portale mistilineo terminante a guscia impostato su due piedritti scolpiti in pietra. Accanto, l'evidente primitivo ingresso alla proprietà, ad arco ribassato in mattoni, ora a vista, tamponato al piede e aperto superiormente con una semplice grata metallica.
L'edificio a pianta quadrata ha impostazione a palazzetto sensibilmente verticale con giardino all'intorno, sicché la dimora possa traguardare la muratura di cinta e dominare sull'edificato storico del borgo. Concorrono all'identificazione della dimora, anche a distanza, due notevoli comignoli alquanto elaborati in forma di tempietto a due livelli con ampio coronamento a guscia, evidente manifattura che supera la naturale funzione e diventa esso stesso elemento rappresentativo.
Elevata su tre piani, ha facciate con limitate differenze compositive, talché appaiono sostanzialmente identiche, caratterizzate da sobri elementi decorativi: mostre alle porte finestre al piano terreno e alle finestre dei livelli alti, con in chiave il marchio del casato ricondotto alla lettera P inserita in un dentello svasato, cornici marcapiano, riquadrature ad angoli scavati dipinte a pittura fra le mensole sottogronda. Alla generale semplicità dei prospetti si aggiunge lo scatto formale del balcone centrale presente su due lati, quello su cui si attesta il portale d'ingresso alla proprietà e quello rivolto ad ovest, verso la più ampia parte del giardino. Le ringhiere in ferro battuto hanno foggia tipicamente barocca, come le finestrelle a rosone che si aprono sulle facciate balconate, in un caso in corrispondenza di una finestra cieca. Motivi ripresi attraverso forme scolpite nei piedritti all'ingresso e nelle mensole dei balconi. Sulle stesse facciate appaiono poi le tracce di piccole finestre preesistenti poi tamponate, in un caso con cornice ogivale, probabilmente risalenti ad interventi di parziale modifica messe in opera in epoca romantica.
Risale all'Ottocento anche il caseggiato su due piani posto al vertice nord-est del lotto e addossato alla villa con un passaggio arcuato, caratterizzato da un prospetto aperto al piede da due fornici e da un basso porticato passante con archi ribassati e massicci pilastri.
All'interno gli spazi della dimora richiamano suggestioni per l'atmosfera d'epoca, tra lo scalone in pietra e le salette coi soffitti dipinti e il mobilio in stile, seppur non con gli originali arredi, la presenza di alcuni notevoli camini marmorei, e alcuni dipinti, tra i quali il riquadro sopraporta all'ingresso nel quale è collocato lo stemma del casato, un cigno bianco in campo rosso.
Notizie storiche
Fondata nel Seicento, la villa fu successivamente dimora di villeggiatura dei conti Paravicini, che avevano a residenza Milano. La nobile famiglia, originata all'interno del nucleo capostipite dei Carcano, arrivò ad Aicurzio proveniente dal ramo insediato a Caspano, in Valtellina, dove la presenza del casato data dalla metà del XIII secolo.
I documenti testimoniano della stabile presenza dei Paravicini nell'area milanese a partire dalla seconda metà del Seicento, con prime acquisizioni di possessioni a Bellusco nella località Gernetto. Da quel momento la famiglia ampliò progressivamente le proprietà, non solo in provincia di Milano ma anche nell'area comasca, in particolare a Montevecchia (1677), Concorezzo (1679), Mezzago (1693), Aicurzio e Lesmo (1695), Como (1746), Menaggio (1778), Cascina Rossino, Ornago (1856), Cascina Borella (Ornago) e Cascina Secca, Vimercate (1858).
Giunti ad Aicurzio alla fine del XVII secolo, i Paravicini, con le altre famiglie dei Malacrida, dei Cottini e dei Rogorini, instaurarono quelle forme agrarie basate sui rapporti di mezzadria nella gestione dei fondi agricoli e nell'allevamento del baco da seta. A quel tempo l'edificio preesistente fu ampliato, rendendone spazi ed immagine più consoni al ruolo padronale. E' il 1721, la dimora è ultimata e a suggello tutt'oggi una lapide ne ricorda il momento.
Il conte Raffaele Paravini fu l'ultimo proprietario della villa, venduta al Municipio nel 1976 per 45 milioni di lire. Nell'accordo stipulato figuravano solo i beni immobili, escludendo dalla cessione ogni elemento d'arredo e suppellettile. Alla spoliazione dell'originario corredo è stato posto nel tempo un qualche argine, collocando nelle sale della villa arredi di manifattura artigianale databili alla prima metà del Novecento, allo scopo di documentare l'ambiente ammobiliato della signorile dimora.
La villa ospita oggi la biblioteca civica e una raccolta etnografica allestita nel Piccolo Museo degli usi e costumi locali. Vi è conservato anche l'archivio fotografico e cartaceo Paravicini, divenuto di proprietà pubblica unitamente alla dimora. Il fondo raccoglie la documentazione prodotta dalla famiglia entro un arco di cinque secoli, dal 1515 al 1968. L'intervento di riordino realizzato tra il 2006 e il 2007, curato dagli archivisti Paolo Pozzi e Alessandro Merlini su progetto del Comune di Aicurzio e finanziamento alla Regione Lombardia, ha restituito al fondo una struttura appropriata, nella quale si evidenziano la documentazione relativa alle numerose personalità autorevoli della famiglia, tra le quali figurano il prefetto napoleonico Raffaele Paravicini (1769-1853) e l'ingegnere Raffaele Paravicini (1888-1981), sindaco durante il ventennio fascista e dopo la seconda guerra, oltre all'ampia sequenza di istrumenti di compravendita di fondi agricoli e cascine, registri dei livelli, censi, proprietà e rendite.
Col tempo tutti se ne sono andati, lasciando ai posteri le tracce che meglio consentono di ricostruire la vicenda dei fondatori attorno agli spazi della bella dimora.
Uso attuale: intero bene: biblioteca/ museo civico
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Accessibilità: In treno: la stazione più vicina è quella di Carnate, lungo le linee: Milano-Tirano/Ponte San Pietro-Carnate-Usmago. Dalla stazione si prosegue in autobus utilizzando la linea NET Z316
In autobus: autolinee NET - Z316 Carnate FS-Sulbiate-Busnago-Trezzo sull'Adda/Z319 Arcore FS-Vimercate-Ronco Briantino
Per orari e mappe dei percorsi consultare il sito www.nordesttrasporti.it
Riferimenti bibliografici
Bagatti Valsecchi P.F./ Cito Filomarino A.M./ Süss F., Ville della Brianza. Lombardia 6, Milano 1978
Beni architettonici ed ambientali della provincia di Milano, Milano 1985
Di Gennaro A., Vivere Aicurzo. Periodico di informazione del Comune di Aicurzio, Aicurzio 2007, anno XIV n. 1
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Madoi, Roberta (1995)
Aggiornamento: Falsitta, Nicola (1998); Locatelli, Valeria (2001); Bresil, Roberto (2009); Garnerone, Daniele (2009)
Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele
Fotografie: Bresil, Roberto; Garnerone, Daniele
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-00242/
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