Basilica dei SS. Pietro e Paolo - complesso
Carate Brianza (MB)
Indirizzo: Via Cavour (Nel centro abitato, isolato) - Agliate, Carate Brianza (MB)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Complesso monumentale di grande rilievo architettonico costituito dalla chiesa, con sacrestia addossata, torre campanaria discosta e battistero isolato in un organico insieme cui partecipano l'area a giardino alberato circostante e il minuto tessuto edilizio di origine storica circostante; ambiente basilicale a tre navate e cripta; muratura portante continua a composizione mista di laterizio, pietra e ciottoli posti a spina di pesce; volte in muratura; copertura su travatura lignea con tetto a falde, a padiglione sulla torre campanaria a pianta ottagona sul battistero, manto a coppi di laterizio
Epoca di costruzione: seconda metà sec. IX - sec. XI
Autori: Beltrami, Luca, restauro; Sironi, Tiberio, progetto di consolidamento; Colla, Angelo, progetto di ristrutturazione; Carcano, Giovanni, progetto di ristrutturazione; Monti, Giacomo, progetto di ristrutturazione; Longoni, Alberto, restauro; Asnaghi, Augusto, progetto di rifacimento arredi liturgici; Giudici, Angelo, progetto di rifacimento arredi liturgici; Pica, Agnoldomenico, progetto di rifacimento arredi liturgici; Turri, Luigia, progetto di ristrutturazione (pavimentazione); Paleari, Augusto, progetto di conservazione
Comprende
- Cripta della Basilica dei SS. Pietro e Paolo, Carate Brianza (MB)
- Battistero della Basilica di Agliate, Carate Brianza (MB)
Descrizione
Si affaccia all'età moderna in uno stato di profondo degrado, che corrisponde al più generale impoverimento del luogo.
La chiesa attuale, orientata, presenta un assetto basilicale di ascendenza tardoantica, con blocco absidale tipo "Amsoldingen" (come il San Vincenzo di Galliano al quale sirinvia), solo un po' meno accusato in altezza. È scompartita in tre navate (concluse da absidi estradossate a profilo semicircolare) da due file di sei sostegni per parte, su cui poggiano arcate a pieno centro. Pur aspirando all'ideale omogeneità del colonnato continuo, i singoli componenti del sistema hanno natura estremamente eterogenea (oltre alle colonne, tutte di reimpiego e tra loro differenti, sono riutilizzati un miliario e un'ara romana), e anche i capitelli sono ricavati da frammenti di spoglio (in un caso è reimpiegato un capitello romano figurato con delfini). I muri della navata maggiore, ancora memori della "parete-schermo" ottoniana, salgono lisci, incisi alla sommità da monofore centinate a doppia strombatura. Il presbiterio, parzialmente sopraelevato per l'innesto della cripta, è coperto da una volta a botte nella quale affiorano resti di decorazione pittorica (v. oltre); le absidi minori sono analogamente precedute da una campata voltata a crociera, secondo un assetto che si ritroverà nel Sant'Ambrogio di Milano. La cripta, a oratorio, si distende sotto il presbiterio, scompartita da quattro coppie di colonne che reggono voltine a crociera nervata, delimitate da sottarchi, mentre il perimetro è scandito da semicolonne. I capitelli, in pietra, sono tutti ascrivibili all'XI secolo, ad eccezione di un esemplare in marmo di età carolingia confrontabile con i capitelli del San Satiro di Milano. Sono di derivazione corinzia e presentano elementi vegetali semplificati e grafizzati, talvolta quasi solo "graffiati",
Le spalle del portale d'ingresso, decorato con motivi a intreccio di tradizione carolingia che ne documentano l'indubbia fortuna e diffusione ancora nell'XI secolo. Delle tre absidi solo la centrale presenta una forte articolazione esterna, ritmata da paraste che individuano, con ritmo variabile, fornici isolati.
La chiesa come la vediamo oggi è il frutto del restauro avvenuto tra il 1892 e il 1895 per opera dell'Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti sotto la direzione di Luca Beltrami, Giuseppe Moretti e Luigi Perrone. La facciata, a capanna, venne trasformata a frontone spezzato; il campanile fu demolito e ricostruito poco distante. La muratura, a filari di ciottoli e pietre, venne radicalmente risarcita con la sostituzione di larghi tratti della tessitura originaria. Il battistero venne completamente isolato e indagato all'interno.
I resti della decorazione pittorica della basilica e del battistero appaiono, per quanto si può oggi apprezzare, ancora innestati nel milieu ottoniano e collegati ai frescanti di Galliano (dai quali li distanziano d'altronde pochi anni). Riemerso nel corso dei restauri della fine dell'Ottocento, vennero pesantemente ridipinti, e solo la pulitura condotta alcuni anni fa ha consentito di riguadagnare agli studi alcuni brani significativi della navata centrale e della volta a botte che precede il presbiterio (con un Cristo benedicente in un cerchio di luce tra i simboli degli evangelisti). Le scene delle pareti della navata erano distribuite su due registri sovrapposti separati da un fregio a meandro prospettico, e seguivano un impianto "tipologico", con storie parallele di Adamo ed Eva (parete nord) e Cristo (parete sud). La costruzione degli spazi e il modulo grande delle figure campite negli ampi riquadri dichiarano i legami con la cultura figurativa di Reichenau e di Müstair.
Notizie storiche
La basilica sostituì un precedente edificio sacro, di cui non restano quasi tracce, e di cui non è neppure chiara la cronologia (V secolo?), anche se si può supporre un'origine legata alla diffusione del cristianesimo nel territorio. A questo si riferiscono evidentemente le testimonianze documentarie (già richiamate da Giorgio Giulini nel Settecento) che attestano la fondazione di una canonica nel IX secolo, e che per lungo tempo hanno indotto la critica ad attribuire le attuali strutture all'età carolingia. Oltre alla prolungata esitazione cronologica tra IX e XI secolo, a una piena valutazione critica del complesso ha ostato il dubbio sulla genuinità materiale delle strutture murarie, a causa degli invasivi interventi ottocenteschi di restauro. Studi recenti hanno svelato infatti come la basilica costituisca una sorta di "documento virtuale" del primo romanico lombardo, che mantiene dell'originaria ossatura solo lo "scheletro" e le linee ideali, mentre si è quasi completamente perduta la testimonialità del dato materiale.
La situazione conservativa è ricostruibile con precisione grazie alla testimonianza delle visite pastorali, che rendono, nella crudezza della prosa impersonale e delle elencazioni, tutta la drammaticità dello stato del monumento dalla metà del XVI.
Nel 1566, pur conservando il rango di capo-pieve, Agliate ha una popolazione di un centinaio di anime riunite in dodici famiglie. Si accede alla chiesa dal solo ingresso centrale (quelli laterali sono stati tamponati), scendendo alcuni gradini; lo spettacolo che si presenta è desolante: la navata maggiore, coperta a capriate, appare priva di pavimento, mentre in quelle laterali, senza copertura, cresce l'erba. Nello spazio retrostante l'altare è ricavata la sagrestia dove si conservano pochi consunti paramenti; dal lato del Vangelo sta un antico ambone. Sul fondo delle navatelle sono gli altari dedicati a sant'Agata (a sud) e san Biagio (a nord). In cripta ve n'è invece uno dedicato a sant'Andrea apostolo. Nella stagione invernale fa così freddo che durante la messa il vino nel calice gela.
Nella visita di san Carlo (1568) si nota con acutezza come la struttura sia simile a quella del San Vincenzo in Prato di Milano, mentre in quella di Federico Borromeo (1608), rispondendo forse a uno speciale interesse dell'arcivescovo, si dedica particolare attenzione alla decorazione pittorica dell'abside maggiore e delle pareti longitudinali della navata. Negli anni successivi si compirono alcune riparazioni urgenti e soprattutto si costruì presso la facciata il campanile, iscritto nella navata meridionale. È però solo con i primi decenni del Settecento che si pose mano a una vera campagna di lavori, testimoniata dalla visita Pozzobonelli (1759). Si trattò di lavori estesi e particolarmente invasivi, che incisero in modo significativo nel riassetto dell'interno. Si ampliò il presbiterio, unificando le due ultime arcate verso est, sostituite da un arcone di luce doppia e di maggiore altezza; si collegò la basilica al battistero con un andito di passaggio, e si costruì l'attuale sacrestia. Si rifecero inoltre la pavimentazione e la copertura dell'interno.
L'intervento più rilevante si ebbe però nella seconda metà dell'Ottocento. Si incaricò inoltre il fotografo Carlo Lose di realizzare una compiuta campagna fotografica, tuttora fondamentale per riguadagnare la struttura originale dell'edificio. Nel 1875 la basilica venne dichiarata monumento nazionale e si dette avvio ai primi interventi. Nel 1880 si iniziò a isolare il battistero su progetto di Angelo Colla. Le operazioni più radicali si svolsero però tra il 1892 e il 1895 per opera dell'Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti sotto la direzione di Luca Beltrami, Giuseppe Moretti e Luigi Perrone, abbattendo il campanile per ricostruirlo poco distante e restituendoci il monumento come lo vediamo oggi.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: L'accessibilità è completa.
Carate Brianza, principali collegamenti.
Trasporto pubblico su ferrovia e strada:
linea ferroviaria metropolitana MM1, capolinea Sesto San Giovanni - Autobus AGI (Brianza Trasporti), linea z221 direzione Giussano;
linea ferroviaria FNM Canzo-Asso, stazione Carugo, Autobus AGI (Brianza Trasporti) , linea z221 direzione Giussano.
Trasporto pubblico su strada:
Autobus AGI (Brianza Trasporti):
linea z232 Desio - Seregno - Carate Brianza - Verano Brianza - Giussano - Briosco - Veduggio con Colzano - Renate - Besana Brianza (FS) - Monticello Brianza;
linea z221 Milano Bicocca - Sesto San Giovanni (FS) - Monza - Vedano al Lambro - Biassono - Macherio - Sovico - Albiate - Carate Brianza - Verano Brianza - Giussano - Mariano Comense (FNM);
linea z231 Carate Brianza - Verano Brianza - Giussano (Robbiano) - Seregno - Desio.
Trasporto privato su strada:
SS 35 Strada statale dei Giovi (ex), ora Superstrada Milano Meda Lentate, uscita Meda direzione nord est per Mariano Comense, Giussano, Carate Brianza;
SS 36 Strada statale 36 del Lago di Como e dello Spluga (Cinisello Balsamo - Passo dello Spluga), uscita Carate Brianza;
A4 E64 Autostrada Milano - Brescia, uscite Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni, via Tangenziale Nord, per SS 36 Strada statale 36 del Lago di Como e dello Spluga (Cinisello Balsamo - Passo dello Spluga), uscita Carate Brianza.
Credits
Compilazione: Bonini, Michele (1995)
Aggiornamento: Mozzi, Attilio (1998); Ribaudo, Robert (2013); Garnerone, Daniele (2014)
Descrizione e notizie storiche: Cassanelli, Roberto
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Barbalini, Fabio; Garnerone, Daniele
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-01606/
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