Chiesa di S. Maria di Monzoro
Cusago (MI)
Indirizzo: Via Alcide De Gasperi 2 (Fuori dal centro abitato, distinguibile dal contesto) - Monzoro, Cusago (MI)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: La chiesa è oggi l'ultima parte rimasta dell'antica abbazia che un tempo sorgeva attorno a questo tempio e che l'ha contraddistinta per diversi secoli come il cuore di una vasta grangia che arrivava fino al Monastero Olivetano di Baggio. Con struttura in muratura di mattoni a vista, ad aula unica con copertura a capanna, accoglie un piccolo presbiterio di forma quadrangolare dove campeggia un grande affresco con il Cristo circondato dai quattro evangelisti. Le altre pitture murali, staccate, sono visibili a Milano nelle raccolte del Castello Sforzesco
Epoca di costruzione: seconda metà sec. XIV - ante 1399
Descrizione
È molto probabile che la fase trecentesca della decorazione della chiesa sia da riferire alla committenza di Bernabò Visconti e della moglie Regina della Scala, i cui stemmi compaiono nella fascia decorativa fitomorfa che inquadra alcuni dei dipinti, e da far risalire agli anni 1375-84. Ad un artista aggiornato sugli episodi più alti della pittura lombarda del tempo, si debbono i due affreschi con la Madonna e santi e il San Giorgio; la fermezza del modellato dei corpi e la sicurezza di impostazione spaziale indicano una conoscenza dell'opera di Giovanni da Milano, mentre il ductus lineare sottile ma incisivo e la morbidezza di definizione delle forme richiamano il maestro operoso nel 1349 a Viboldone, a sua volta informato sulle novità toscane di Giusto de' Menabuoi; l'elegante fantasia di impaginazione e la ricchezza decorativa dell'ampio trono a bancale nel quale si alloga la Vergine, strutturato come un vero e proprio edificio sacro, con il tetto, le cuspidi ed una splendida bifora sul fianco, risultano inoltre affini ai modi del maestro di Mocchirolo, il probabile Pecino de Nova. Molteplici riferimenti alla cultura pittorica di Anovelo da Imbonate e degli oratori briantei (in particolare quello di Lentate) sono possibili anche per il San Giorgio che uccide il drago, dove colpiscono il furore del cavaliere e l'elegante torsione della principessa nell'attillato abito alla moda. Quanto alle grandi lunette strappate dalla cappella laterale della chiesa, lo stato di degrado ha indotto per lo più la critica ad una sostanziale sospensione del giudizio. La decifrazione iconografica potrebbe certo alimentare l'interesse del ciclo, per il quale restano validi grosso modo i referenti culturali e la collocazione cronologica dei due affreschi strappati nella navata della chiesa; sembra tuttavia lecito pensare ad esecutori diversi, se pure nell'ambito di una medesima bottega.
Ad una diversa campagna decorativa appartiene la grande Crocifissione con santi recuperata all'esterno della chiesa. Nella vicenda critica dell'affresco campeggia il riferimento all'orbita di Michelino da Besozzo e degli Zavattari. Il respiro amplissimo della composizione, di proporzioni decisamente inconsuete e magistralmente ritmata in regolari intervalli dalla presenza di alberi a separare le figure, sembra un'idea tipicamente micheliniana, propria delle migliori pagine miniate del maestro. L'intera rappresentazione è incorniciata da un fregio decorativo formato da elementi floreali racchiusi entro girali che richiamano, per la raffinatezza dell'invenzione e l'elezione cromatica delicatissima, il bordo che decorava l'arcone trasverso della navata centrale del duomo di Monza, recentemente ricondotto allo stesso Michelino. L'impianto della parte centrale del dipinto, con le due figure dei dolenti allineate ai piedi della croce ed una coppia di angeli ploranti affrontati a raccogliere in calici il sangue di Cristo, è inoltre comune a una serie di opere di area tardomicheliniana e zavattariana collocabili tra il quinto ed il settimo decennio del Quattrocento, che tennero probabilmente a modello la Crocifissione affrescata da Michelino da Besozzo intorno al 1417 nella cappella del Rosario del duomo di Monza. Tali considerazioni potrebbero far pensare, per l'affresco di Monzoro, ad un prodotto della stretta cerchia micheliniana intorno agli anni Quaranta del secolo.
Notizie storiche
Già noto nel Trecento come S. Maria del Bosco, o della Misericordia, il complesso costituiva una dipendenza degli Eremitani di sant'Agostino di S. Marco a Milano. Si trattava di una struttura di modeste dimensioni, ad aula unica con profondo presbiterio poligonale, cappelline laterali quadrate e semplice facciata a capanna. Ormai snaturata, la struttura è adibita dagli attuali proprietari ad usi civili. Nel 1955 Ottemi Della Rotta provvide a strappare dal fianco esterno meridionale della chiesa una grande Crocifissione con santi, già assai rovinata dall'azione degli agenti atmosferici e dall'apertura di una finestra; due grandi affreschi, anch'essi molto degradati, raffiguranti la Madonna in trono col Bambino, santi ed un offerente ed un San Giorgio e la principessa furono strappati invece dalle pareti laterali della navata all'inizio degli anni Sessanta. Sul posto rimasero, nei sottarchi di comunicazione con il corpo della chiesa, alcune rovinatissime figure di Profeti, mentre si era perduta ogni traccia degli altri dipinti descritti alla fine dell'Ottocento (Fumagalli, Sant'Ambrogio, Beltrami). Dalle pareti di una cappella sporgente dal lato settentrionale della chiesa, attigua all'ingresso laterale, furono strappate nel 1964 quattro deperitissime lunette raffiguranti alcuni Episodi della vita di un santo, una Crocifissione, un altro non meglio identificato Episodio della vita di un santo ed una Deposizione di Cristo dalla croce; dalla controfacciata della chiesa fu infine ricuperata una sinopia raffigurante la Madonna in gloria adorata da un frate certosino, databile alla prima metà del Quattrocento. Tutti gli affreschi passarono ai musei del Castello Sforzesco per dono di Paolo Gerli, allora proprietario dell'edificio.
Uso attuale: corpo principale: spazio eventi; parte: abitazione
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà privata
Accessibilità: Aperta solo per eventi.
Informazioni: Tel. 02.9016054 (pro loco di Cusago)
Per quanto riguarda ciò che rimane dell'abbazia:
L'abbazia è privata ed è chiusa al pubblico. E' aperta solo durante le Messe (domenica 9.30 e 17.30) oppure su prenotazione e per eventi privati, culturali, matrimoni e visite guidate organizzate.
Come arrivare:
in auto da Milano: da Baggio, Via Cusago SP114 oppure tramite Tangenziale Ovest, uscita Cusago.
Le linee di autobus ATINOM sulla tratta Magenta-Abbiategrasso-Milano collegano in circa dieci minuti Cusago alla fermata di Bisceglie della Metropolitana 1, linea rossa;
alcune corse della linea ATINOM servono anche la frazione di Monzoro.
Cusago è collegato alla fermata di Milano Bisceglie anche dall¿ATM, numero 327, con un itinerario che passa per Trezzano.
L¿uscita di Cusago sulla tangenziale ovest, distante circa tre chilometri dal centro del paese, permette di raggiungere rapidamente tutte le autostrade.
Riferimenti bibliografici
Guida della Diocesi di Milano 1980, Milano 1980
Fonti e Documenti
ASMi, Mappe del Catasto di Carlo VI, 1724
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: De Maria Clerici, Dede (1992)
Aggiornamento: Bugnoli, Ruggero (1999); Margiotta, Lucia (2002); Ribaudo, Robert (2009); Marino, Nadia (2016)
Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-02898/
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