Villa Taverna - complesso

Triuggio (MB)

Indirizzo: Via Emanuele Filiberto (Nel centro abitato, in posizione dominante) - Canonica, Triuggio (MB)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: Edificio costituito da muratura continua, con ambienti voltati e ambienti con solaio a travatura lignea.

Epoca di costruzione: 1530

Autori: Tibaldi, Pellegrino, ampliamento

Descrizione

Lasciata alle spalle la frazione Tregasio di Triuggio, la strada scende verso la valle del Lambro attraversando la campagna mossa da ondulazioni e contenuti rilievi. Superato il nucleo rurale delle Cascine Zuccone e la Villa Jacini, il paesaggio rivela le pesanti compromissioni dell'edificato residenziale più recente, con qualche residua campagna fra macchie boschive, per ritrovare unità formale all'approssimarsi del nucleo storico di Canonica al Lambro. Qui il tessuto edilizio riprende identità nell'allineamento a cortina, con portali che si aprono ai cortili acciottolati.
Ed è in prossimità dell'approfondita valle fluviale che si individuano i nuclei aggregati dal carattere fortemente unitario, un sistema compiuto e quasi perfettamente conservato nel quale ogni elemento, naturale e artificiale, ha ruolo determinante, progettato con una visione dell'insieme che parte dal fiume: il bosco di ripa, gli alberi secolari di viale, parco o giardino, le case di borgo, una chiesa, una villa. Edifici di architettura semplice o fastosa, spazio unitario e monumentale.
Rialzato su un pianalto è l'Oratorio di Sant'Eurosia, detto anche la Chiesuola, con la facciata rivolta a sud. Quindi, monumentale, Villa Taverna, collocata più in basso, al bordo della strada che scende al fiume, in posizione tale che, se la si raggiunge scendendo a valle dal centro comunale di Triuggio, essa appare, dopo una curva, improvvisa e scenografica.
Il lungo cannocchiale prospettico inquadra l'edificio, con le testate che si raccordano all'esedra centrale aperta da una cancellata in forme barocche, fra pilastri rastremati e sormontati da timpani spezzati e statue settecentesche, le maggiori delle quali son figure di fanciulle in posa aggraziata che, l'una reggendo una cornucopia colma d'uva, l'altra spargendo fiori da un cesto, evocano allegorie d'autunno e primavera.
Orientato lungo un asse nord-ovest/sud-est, l'edificio si eleva su due piani con impianto planimetrico ad U, a fondale un corpo centrale rettangolare più alto in ragione della presenza alla quota inferiore dell'atrio d'ingresso e del piano nobile superiore. Le due ali laterali, aperte da tre arcate su colonne, delimitano il cortile d'onore, pavimentato con ciottoli nei modi della rizada, con un lato raccordato ad esedra.
Il complesso si presenta da sud in tutta la lunghezza, un volume articolato su tre differenti livelli secondo gerarchia, dai fabbricati rustici al corpo nobile, sopra una murata a scarpa che prosegue alla terrazza del giardino. Un'articolazione che all'ambiente naturale del fiume fa esplicito riferimento.
All'interno la villa conserva la distribuzione originaria degli ampi e luminosi saloni con soffitti a cassettone a passasotto, grandi camini scolpiti in pietra, forse provenienti da altre dimore della famiglia, e nella parte centrale, lo scalone monumentale che conduce al piano nobile.
Il tempo trascorso a Villa Taverna non ha visto cancellato nemmeno il giardino che, pressoché unico fra le dimore storiche del territorio monzese, mantiene il disegno all'italiana disegnato nel Cinquecento.

Notizie storiche

Sul luogo sorgeva già in tempi antichi un fortilizio, edificato in prossimità del guado sul Lambro che scende sinuoso verso Milano. Accanto vi era una locanda, stazione di posta per i viaggiatori che dovevano traversare il fiume, lungo il percorso che collegava la città agli Stati Veneti. La memoria della vicenda storica della Signoria Sforzesca è tramandata da una lapide murata, nel passo carraio dell'edificio che ancora oggi ospita un ristorante, con l'iscrizione "Ancor vivente Ludovico il Moro di questo albergo il focolar s'accese e di sua fiamma ancora puoi far tesoro".
Il maniero, forse già riadattato a canonica, passò fra le possessioni del Conte Francesco Taverna che avviò una serie di interventi nella prima metà del XVI secolo, poi proseguiti nei secoli successivi, che trasformarono il caseggiato in una sontuosa villa. Se all'interno l'impronta è seicentesca, gli interventi del Settecento coinvolsero soprattutto l'aspetto esterno della villa, caratterizzato da una visione fortemente unitaria, estesa anche all'intorno, al giardino disegnato geometricamente, all'ambiente del fiume.
L'edificio fu molto ammirato sin da principio per la sua bellezza, "luogo allegro e giocondo e meraviglioso", come scrisse Bartolomeo Taegio nel 1559, rammentando ai posteri l'arrivo del "saggio e gran Taverna nell'aprica Villa della famosa Canonica per la cui vicinanza il Lambro e Monza ne vanno altieri".
Personalità illustre della famiglia patrizia milanese, il Conte, Gran cancelliere del Ducato dopo il ritorno al governo degli Sforza, poté avvalersi - secondo la testimonianza di Cesare Cantù nella Grande Illustrazione del Lombardo Veneto - dell'opera di Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini, uno dei maggiori architetti attivi a Milano.
Villa Taverna all'inizio del XVII secolo era al centro degli ampi possedimenti del Conte Ludovico Taverna, figlio di Cesare. La potente famiglia aveva accumulato nel tempo grandi ricchezze soprattutto con attività di commercio e mercatura. Già alla fine del Quattrocento il casato aveva un ruolo di primaria importanza, soprattutto a Milano. Col secolo successivo, i Taverna potevano contare le possessioni della contea di Landriano, i feudi del novarese a Cilavegna, Cavagnero, Oleggio, del pavese a Cervasina e San Gaudenzio, Zibido e Variano sul Lambro.
La storia è passata e ha lasciato un segno profondo ed incancellabile, memorie di personalità illustri: forse qui è nato Benedetto Odescalchi, poi Papa Innocenzo XI. Ma anche fatti oscuri, come quelli che antichi documenti ricordano quando i Conti Taverna si trovarono coinvolti nella sanguinosa vicenda del gentiluomo monzese Gian Paolo Osio, accusato dell'omicidio di due persone, nelle segrete stanze della dimora tenuto nascosto dopo la fuga dalle prigioni del Castello di Pavia.
Suggestioni d'altri tempi che tornano alla mente, precise, con un po' d'immaginazione, sol che ci si soffermi ad ascoltare, silenziosi in una fresca mattinata d'autunno, il racconto della magnifica architettura.

Uso attuale: intero bene: abitazione

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Accessibilità: In treno: FS171 Sesto S.Giovanni - Monza - Molteno -Lecco

In autobus: linea Brianza Trasporti:
z226 Besana B (FS)-Biassono-Monza (Ospedale S.Gerardo)
z233 Triuggio-Albiate-Seregno (FS)

Per orari e mappe dei percorsi consultare il sito www.brianzatrasporti.it

Riferimenti bibliografici

Boretti F., Triuggio e le sue frazioni, Triuggio

Boretti F., Triuggio e le sue frazioni, Triuggio

Ingegnoli V./ Langè S./ Süss F., Le ville storiche nel territorio di Monza, Cinisello Balsamo 1987

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Spataro, Annamaria (1995)

Aggiornamento: Mozzi, Attilio (1998); Locatelli, Valeria (2001); Bresil, Roberto (2009); Garnerone, Daniele (2009)

Descrizione e notizie storiche: Garnerone, Daniele

Fotografie: Barbalini, Fabio; Bresil, Roberto; Garnerone, Daniele

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