Palazzo Trotti - complesso

Vimercate (MB)

Indirizzo: Piazza Unità d'Italia (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Vimercate (MB)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: L'edificio ha pianta a corte e fa parte della cortina edilizia che dà sulla piazza Unità d'Italia. Presenta due piani fuori terra e la facciata principale è caratterizzata da un monumentale portale che funge da accesso. La torre centrale costituisce inoltre un'importante componente architettonica del palazzo. La copertura è a padiglione con manto in tegole a coppo in laterizio

Epoca di costruzione: prima metà sec. XVII - prima metà sec. XVIII

Autori: Steligelli, Carlo Giuseppe (?), progetto; Orelli, Giuseppe Antonio Felice, decorazione; Donelli, Carlo, decorazione sala di Bacco

Descrizione

Palazzo Trotti sorge sul fronte dell'attuale Piazza Unità d'Italia e presenta una semplice facciata che segue l'andamento dell'antica maglia urbana. Il fronte è caratterizzato dalla presenza di un'imponente torre quadrangolare tronca, nella quale si staglia il portale mistilineo di ingresso che dà accesso al cortile interno. La sequenza ritmica delle aperture, che oggi appaiono solamente come semplici tagli rettangolari nella muratura, è talvolta interrotta da lacerti in cotto di murature più antiche, che richiamano un fasto cinque-seicentesco non più pienamente intuibile.
Elementi eterogenei appaiono disorganicamente nella facciata. Tra questi le volute decorative sommitali della torre quadrangolare e il disegno geometrico che inquadra l'ingresso principale.
Planimetricamente il complesso architettonico si compone di più edifici con il corpo centrale affacciato su una corte quadrangolare chiusa. I volumi nobili si stagliano nel corpo interno parallelo all'attuale piazza Italia e sono caratterizzati all'assenza di una facciata finita che prospetta la Corte d'Onore. La fronte verso il parco, invece, presenta il classico schema delle ville di delizie lombarde o dei palazzi extraurbani, con un corpo a U con ali laterali poco aggettanti.
Sul fianco occidentale, parallelamente all'attuale via Bonsaglio, si estendeva la parte rustica, con alcuni volumi e una corte di servizio.
Malgrado le dimensioni del complesso architettonico, il valore indiscusso del palazzo è costituito dai cicli pittorici mitologici delle sale interne, appartenenti a tre distinte fasi decorative settecentesche.
Principalmente collocate nei volumi architettonici centrali dell'edificio le sale dipinte sembrano rifarsi alla tradizione decorativa lombarda dei secoli precedenti, rinnovata da nuove intuizioni formali nel Seicento.
Al primo periodo decorativo di Palazzo Trotti appartengono le pitture della sala principale del piano terra, con ingressi diretti rivolti verso la Corte e il giardino. Queste rappresentano le storie di Cleopatra, alle quali fanno seguito le scene dipinte nelle sale di Ercole e di Semiramide, al piano terra, e nella Sala di Minerva, al piano superiore. Le pitture ivi presenti sono da ascrivere ad un'unica mano e alla sua bottega, che presenta una chiara vocazione "figurista" e disomogenei livelli qualitativi. Differenti capacità esecutive sono infatti riscontrabili anche nella Sala di Cleopatra, nella quale i risultati migliori sono espressi dalle figure allegoriche parietali. L'artista che lavorò in queste quattro sale, caratterizzate da un'impostazione figurativa unitaria, concluse i lavori tra il 1705 ed il 1706.
Al piano superiore, sul fianco della sala centrale priva di decorazioni, si trova la Sala di Bacco, che presenta affreschi di mano e freschezza narrativa assai superiori. Secondo l'impostazione consueta, alle pareti si stagliano scene della divinità romana in cui la dolcezza espressiva, la padronanza degli effetti chiaroscurali e alcune scelte figurative, sembrano compiute da un maestro lombardo che precorre i tempi. Maestro identificato da molti storici con Carlo Donelli detto il Vimercati, che avrebbe dipinto queste scene tra il 1710 ed il 1715.
Alla committenza della famiglia Trotti e a un periodo non molto discosto dal 1750 apparterrebbero le scene presenti nelle sale delle ali minori del piano terra (sale dell'Olimpo, di Atalanta e di Diana) e del primo piano (sale Angelica e Medoro, di Piramo e Tisbe e di Andromeda). Esse raffigurano scene mitologiche di grande impatto lirico, per le quali si è avanzata l'attribuzione al pittore ticinese Giuseppe Antonio Orelli, considerato come una delle personalità più acute della pittura lombarda di metà Settecento.
Oltre alle pitture la Villa custodisce interessanti tele, soffitti lignei decorati con la diffusa tecnica del "passa-sotto" e alcuni arredi, quali i camini di gusto tipicamente settecentesco.

Notizie storiche

La più antica testimonianza storica delle vestigia di questo antico edificio, completamente rinnovato tra la fine nel XVII e XVIII secolo, risale al 1559, anno in cui Bartolomeo Taeggio pubblicò "La villa". Sebbene il testo non contenga alcuna descrizione architettonica del complesso è probabile che a quel tempo fosse un piccolo palazzo urbano afferente al patrimonio immobiliare della famiglia Seccoborella acquisito tra il 1450 ed il 1775, anno in cui G. Antonio ricevette l'investitura feudale da parte di Galeazzo Sforza.
Sul finire del Seicento la famiglia Seccoborella decise un complesso intervento di lavori, protrattisi sino alla seconda metà del XVIII secolo, che dovevano figurativamente dimostrare il potere politico ed economico raggiunto dalla famiglia e che trasformò la "casa da nobile" delle origini in "palazzo nobiliare" e "villa di delizia e villeggiatura".
La riqualificazione architettonica e decorativa dell'edificio fu iniziata da Giovanni Battista entro il 1685 e proseguì nei decenni successivi dal figlio Francesco sino al 1701, anno della sua morte. Tra la fine del Seicento e l'inizio del XVII secolo è probabile che si definì l'impianto architettonico generale del nuovo palazzo, che nei decenni successi fu nuovamente investito da un rinnovato fulgore di trasformazione. A questo periodo risale, ad esempio, il desiderio di rifare la facciata del palazzo prospiciente la corte signorile, lavori presto interrotti per cause incerte ancora adeguatamente da indagare. Il ritrovamento recente di documenti legati alla famiglia Seccoborella consente di attribuire a questa fase anche il progetto di sistemazione degli ambienti di servizio e delle due ali laterali, fino a non molti anni fa attribuiti alla famiglia Trotti.
Il primo grande intervento decorativo fu commissionato da Giovan Battista Seccoborella dopo il 1701, anno in cui ereditò la proprietà dallo zio. Egli incominciò i lavori con rinnovato impegno, commissionando le pitture interne e parte dei cicli pittorici che ancora oggi si possono ammirare nelle sale del palazzo. Il primo intervento interessò solamente le sale centrali del piano terra e del piano nobile, trovando conclusione tra il 1705 (Sala di Cleopatra) e il 1706 (Sala di Semiramide). A questa prima fase pittorica ne seguì una seconda compresa tra il 1710 ed il 1715, corrispondente all'esecuzione della Sala di Bacco. Essa è attribuita al periodo più maturo della produzione artistica di Carlo Donelli detto il Vimercati, deceduto nel 1715. Dopo la morte di Giovan Battista Seccoborella (1733) e l'acquisizione del bene da parte di Giovan Battista Trotti, che aveva sposato Giulia Seccoborella nel 1718, riprese l'attività di rinnovamento del palazzo. A questa fase appartiene il terzo momento decorativo del palazzo che Rossana Bossaglia ha attribuito fin dagli anni Sessanta a Giuseppe Antonio Orelli e alla sua bottega. Si tratta di significative rappresentazioni pittorico-mitologiche eseguite intorno alla metà del XVIII secolo, tra le quali spiccano per importanza le sale dell'Olimpo, di Atalanta e Diana, di Angelica e Medoro, di Piramo e Tisbe e di Andromeda.
Intorno alla metà del XIX secolo iniziò per Palazzo Trotti un periodo di disinteresse. Il palazzo e il giardino annesso furono venduti all'amministrazione pubblica, che dal 1862 la trasformò in sede municipale. Numerosi adattamenti furono appartati in questa occasione e nella successiva decisione di far occupare parte dei volumi architettonici occidentali dalle scuole elementari.
Nel secondo dopoguerra la tutela del Palazzo è stata oggetto di numerosi dibattiti, svoltisi anche in relazione al concetto di conservazione dei centri storici. Negli anni Settanta, inoltre, l'amministrazione ha provveduto a far eseguire un nuovo dettagliato rilievo del palazzo, fondamentale momento per successivi interventi di manutenzione, restauro e valorizzazione.

Uso attuale: intero bene: servizi

Uso storico: intero bene: abitazione

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Accessibilità: In auto da Milano:
Seguire le indicazioni per Lecco/Tangenziale Nord/Tangenziale Est/Usmate Velate/Venezia/A52/A4/A51/E64/E70 ed entra in A51/Tangenziale Est
Prendere l'uscita 19-Vimercate Sud verso Via Bergamo/SP2

Da Milano: Dalle stazioni Fs di Porta Garibaldi e Centrale, treni in direzione Carnate, Bergamo o Lecco (sempre via Carnate). Scendere alla stazione Fs di Arcore. Da lì, la linea Z319 o Z320
MM2 (metropolitana linea 2 verde) fino al capolinea di Cologno Nord. Da lì, autobus NET linea Z322 (Cologno Nord - Trezzo sull'Adda) o Z323 (Cologno Nord - Vimercate).

Da Lecco: Treni Fs in direzione Milano. Scendere alla stazione Fs di Arcore. Da lì, la linea Z319 o Z320

Da Bergamo e da Brescia: Treni Fs in direzione Milano, via Carnate. Scendere alla stazione Fs di Arcore. Da lì, la linea Z319 o Z320

Da Monza e da altre località: consultare il sito www.trasporti.regione.lombardia.it
Per orari e mappe dei percorsi consultare il sito www.nordesttrasporti.it

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Gibelli, Silvia (1993)

Aggiornamento: Salerni, Patrizia (2000); Rocca, Filippo (2001); Bresil, Roberto (2009); Vicini, Emanuele (2009); Garnerone, Daniele (2014)

Descrizione e notizie storiche: Zanzottera, Ferdinando

Fotografie: Bresil, Roberto; Garnerone, Daniele; Vicini, Emanuele

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