Compreso in: Palazzo Te - complesso, Mantova (MN)
Palazzo Te - complesso
Mantova (MN)
Indirizzo: Viale Te (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Mantova (MN)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Configurazione strutturale: Complesso con andamento longitudinale dato dalla sequenza cortile quadrato - loggia maggiore - peschiere - giardino. Il palazzo ha pianta centrale quadrata con corte interna; i padiglioni del bookshop-bar (ex cappella e corpo per macchine idrauliche), della sala polifunzionale (ex scuderie) e delle fruttiere sono rettangolari; l'appartamento del giardino segreto e il padiglione di servizio (ex casa del giardiniere) hanno pianta irregolare. Le strutture verticali sono costituite da pareti in laterizio a corsi regolari con alcuni elementi in calcare di Verona; vi sono anche colonne sia in laterizio sia in pietra naturale. Le strutture orizzontali sono costituite da solai lignei a cassettoni, ad orditura semplice o doppia, da solai piani intonacati e da volte in muratura di diversa forma. Le coperture sono a tetto a due falde simmetriche o con teste a padiglione con capriate di diverso tipo, i manti di copertura sono in coppi di laterizio.
Epoca di costruzione: sec. XVI
Autori: Pippi, Giulio detto Giulio Romano (e aiuti), costruzione; Sebregondi, Nicolò, costruzione; Pozzo, Paolo, restauro edificio; Antolini, Giovanni Antonio, restauro edificio
Comprende
- Palazzo Te, Mantova (MN)
- Appartamento del giardino segreto di Palazzo Te, Mantova (MN)
- Bookshop - bar di Palazzo Te, Mantova (MN)
- Sala polifunzionale di Palazzo Te, Mantova (MN)
- Fruttiere di Palazzo Te, Mantova (MN)
- Padiglione di servizio di Palazzo Te, Mantova (MN)
Descrizione
Per la villa del Te Giulio Romano sceglie un impianto spaziale ispirato a quello delle antiche domus romane, da cui l'architetto riprende il disegno a pianta quadrata, con gli ambienti disposti attorno a un ampio cortile quadrato. Il cortile è però privo di portici, secondo la soluzione che Bramante aveva usato al Belvedere, e logge si aprono al centro di ogni lato della costruzione, a creare un diaframma leggero tra la villa e l'ambiente naturale che la circonda; un'idea che già era stata di Raffaello, per il progetto, solo in parte realizzato, di Villa Madama a Roma dove, del resto, Giulio aveva lavorato a lungo. Sottolinea, infine, la natura suburbana della villa la scelta di porre al pianterreno gli ambienti destinati al signore e al piano superiore le stanze di servizio: l'opposto, esattamente, di quanto usava per i palazzi di città. Il tema svolto da Giulio Romano al Te è quello della villa rustica, assai dibattuto dagli architetti del tempo. Villa di delizie doveva essere infatti, per Federico Gonzaga, il palazzo Te, e luogo dedicato all'otium, intellettuale, secondo il programma enunciato dall'iscrizione della Loggia delle Muse.
In realtà, il Te fu soprattutto villa di rappresentanza, da esibire agli ospiti illustri, come Carlo v: Giulio Romano per questo, in pochi anni, aveva costruito per il signore di Mantova un giocattolo magnifico, pieno di capricci, di raffinatezze linguistiche e di sorprese teatrali destinate a incantare i visitatori. Stucchi preziosi e affreschi si susseguono fitti sulle pareti degli ambienti interni, e sulle volte a ottagoni cesellati, a botte, a lacunari, sapientemente variati per intonazione. Alla grazia elegante e lasciva della favola amorosa di Psiche Giulio alterna il classicismo delicato della volta della Sala del Sole, rotto però, sorprendentemente, dal superbo sfondato che ospita, al centro del soffitto, l'affresco con il Carro del Sole e della Luna: un'idea, questa, che avrà grande fortuna, tra gli artisti della maniera. Per la Camera degli Stucchi, Giulio inventa una sobria partizione geometrica, per la volta, e un severo fregio all'antica modellato, a evidenza, sugli esempi celebri della colonna Traiana e della colonna di Marco Aurelio. Nella Sala dei Venti, mascheroni modellati in stucco e medaglioni e losanghe dipinte a fresco illustrano le ermetiche allegorie che, forse, aveva ideato per Federico Gonzaga l'astrologo napoletano Luca Gaurico. E infine il vertice supremo del gioco teatrale di Giulio Romano, la Sala dei Giganti: il tema è la favola ovidiana della terribile punizione che Giove inflisse ai Giganti, colpevoli di avere osato attaccare l'Olimpo; tutto crolla attorno alle grandi creature strane e grottesche, il loro palazzo, le loro montagne, il Pelio e l'Ossa, distrutte dai fulmini di Giove, e massi, rocce, colonne, frammenti d'architrave le schiacciano a terra. Gli affreschi coprono interamente le pareti e la volta, senza alcuna cesura, così che, come dice Giorgio Vasari in un passo famoso e spesso citato delle sue Vite.
Eterogenee sono anche le fonti letterarie, dall'Asino d'oro di Apuleio alle Metamorfosi di Ovidio, dalla Hypnerotomachia Poliphili fino ai testi astrologici di Manilio e Firmico Materno, e liberamente usate, quelle fonti, mescolando citazioni di provenienza diversa.
Giulio Romano ebbe accanto a sé una fitta schiera di collaboratori, per la realizzazione del programma decorativo. Giulio infatti manteneva un rigido controllo sull'esecuzione, al modo appreso durante l'alunnato nella bottega di Raffaello: i cartoni da lui predisposti dovevano essere rispettati rigorosamente dagli artisti, e nessuna libertà era consentita.
Un giocattolo magnifico anche dal punto di vista dell'architettura, il palazzo inventato da Giulio; ; e le licenze che Giulio si concede, irridendo con grazia il rigoroso canone vitruviano, i capricci, le bizzarrie. I commentatori cinquecenteschi, infatti, apprezzano senza riserve di sorta la villa costruita da Giulio.
Notizie storiche
Giulio (Romano) ottenne nel 1526 la cittadinanza mantovana, una casa in dono e la nomina a prefetto delle fabbriche gonzaghesche. ). A parte l'impegno di sovrintendere al cantiere della villa di Marmirolo, e a parte il progetto per la saliera, e forse qualche altro incarico per oggetti d'argenteria, non sappiamo esattamente quali furono i primi lavori di Giulio alla corte mantovana, e anche la ricostruzione delle fasi iniziali della fabbrica del Te non è del tutto sicura.
Il palazzo sorse sul luogo delle vecchie scuderie dei Gonzaga, come accennava, nel suo racconto, Giorgio Vasari: analisi recenti hanno infatti confermato che una parte delle vecchie mura dell'edificio fu inglobata nella nuova costruzione. Le prime notizie sulla fabbrica del Te sono del febbraio 1526, e l'inizio dei lavori risale, verosimilmente, agli ultimi mesi del 1525. Giulio Romano fu certamente costretto a procedere con rapidità, per la fretta che il marchese aveva di vedere finite alcune stanze, e che manifestava con lettere irritate, punteggiate da richieste ultimative e da ordini perentori. Una di queste, datata 1528, riguarda la Camera di Psiche, che Federico Gonzaga voleva conclusa entro l'estate di quell'anno: Giulio era in ritardo, a suo parere, sulle scadenze previste, e il marchese minacciava di chiamare altri artisti a compiere la decorazione (Belluzzi, 1998). Giulio Romano, quindi, dovette per necessità condurre i lavori d'architettura in parallelo a quelli per la decorazione delle stanze, e proprio per questo motivo disponeva certamente di un progetto già completo per tutto l'edificio, fin nei minimi particolari (Belluzzi, 1998). Già nel 1526, del resto, il marchese pensava a come ornare i nuovi appartamenti; nel mese di ottobre, una sua lettera rivela che aveva deciso di procurarsi "anticaglie belle" da destinare alle "stantie nostre che facemo fare sul Te"; e Giulio Romano gli dona per questo motivo la sua personale collezione di sculture antiche, provenienti in parte dalla raccolta di Giovanni Ciampolini, che l'artista aveva acquistato a Roma, nel 1520, insieme a Gian Francesco Penni.
Nel 1530, tra il 25 marzo e il 19 aprile, sostò a Mantova l'imperatore Carlo v: visita importante, per Federico Gonzaga, che ricevette in quell'occasione il titolo di duca e che, in onore del nobile ospite, decise di organizzare nella sua nuova villa al Te una grande festa, per il 2 aprile. La regia, naturalmente, era affidata a Giulio Romano.
Il cantiere del Te rimase aperto per dieci anni, più o meno, e fino al 1535 la fabbrica procedette regolarmente. Nel corso di quell'anno, o dell'anno successivo, però, accadde qualcosa che non sappiamo con certezza: Federico, all'improvviso, decise di ampliare la villa di Marmirolo, e di creare un nuovo appartamento personale al castello (Belluzzi, 1998). I lavori al Te si interruppero. Per qualche motivo la fabbrica del Te aveva perso interesse, agli occhi del signore di Mantova, che, del resto, nei pochi anni che gli restavano da vivere, la abitò raramente.
Uso attuale: intero bene: museo
Uso storico: appartamento del giardino segreto: appartamento signorile; appartamento del giardino segreto: abitazione; bookshop-bar: cappella e fabbricato per le macchine idrauliche; bookshop-bar: abitazione; fruttiere: stalle; fruttiere: serra; intero bene: caserma, magazzini, alloggi per i poveri; padiglione di servizio: caffè; padiglione di servizio: casa del giardiniere; palazzo: residenza suburbana; palazzo (preesistenze): scuderie; sala polifunzionale: scuderie
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Accessibilità: Per informazioni:
www.palazzote.it
Biglietteria +39 0376 323266
Segreteria +39 0376 365886
Prenotazioni 199 199 111
dall¿estero+39 02 43353522
lunedì-venerdì 9-18
Riferimenti bibliografici
Davari S., Descrizione dello storico Palazzo del Te, s. l. 1904
palazzo Te, Il palazzo Te, Milano 1957
Nuvoloni G., Palazzo Te a Mantova, s. l. 1961
Intra G.B., Quaderni storici mantovani, Il palazzo del Te presso Mantova e le sue vicende storiche, Mantova 1974, n.3
Belluzzi A., Il Palazzo dei lucidi inganni : Palazzo Te a Mantova, 1976
Erbesato G.M., Il palazzo Te di Mantova, Novara 1981
Gombrich E.H., Giulio Romano, Catalogo della mostra svoltasi a Mantova dal 1 settembre al 12 novembre 1989, Milano 1989
Suitner G./ Tellini Perina C., Palazzo Te, Mantova, Milano 1990
Valente E.D./ Francescone L./ Guiducci E., Bollettino d'Arte, L'Istituto Centrale del Restauro per Palazzo Te, Roma 1994
Belluzzi A., Palazzo Te a Mantova, Modena 1998
Mantova casi, Mantova: casi e stati di degrado su segnalazione dei cittadini, Mantova 1997
centri storici, I centri storici della provincia di Mantova, il territorio, Milano 1975, pp. 102-118
Fonti e Documenti
Archivio della Soprintendenza per i beni Architettonici e Ambientali di Brescia, Mantova e Cremona, fasc. n. 348
Percorsi tematici:
Credits
Compilazione: Carlini, Federica (2002); Moioli, Rossella (2002); Vergani, Cristina (2002)
Aggiornamento: Comin, Isabella (2014)
Descrizione e notizie storiche: Monaco, Tiziana
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Comin, Isabella
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN240-00027/
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