Chiesa di S. Maria del Gradaro
Mantova (MN)
Indirizzo: Via Gradaro - Mantova (MN)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: La pianta si presenta a tre navate scandite da archi ogivali. A metà circa dell'edificio doveva esserci originariamente l'iconostasi che divideva lo spazio dei religiosi da quello dei fedeli. L'attuale abside ricurva visibile solo dall'esterno, è frutto di un'aggiunta cinquecentesca ed è stata innestata sull'originale a pianta quadrata.
Epoca di costruzione: 1260 - 1295
Autori: Gratasoia Giacomo e Ognabene, esecuzione portale
Descrizione
La facciata in origine a frontone spezzato (come dimostrano le tracce di archetti ancora leggibili sulla superficie muraria laterale), assunse quasi certamente l'odierno aspetto a capanna parallelamente alla costruzione del portale, periodo a cui va riferita anche l'apertura del rosone con ghiera ad intreccio. Coronata da una fascia di archetti ciechi è divisa in tre specchiature da marcate lesene. Nello scomparto centrale, sotto il rosone, spicca incorniciato da un breve timpano, il portale marmoreo. Di taglio ogivale denota un accentuato carattere pittorico nella policromia dei marmi, nella profonda strombatura modanata, nella decorazione dei capitelli a fascio e dell'architrave con ricco tralcio vegetale. Nei semplici scomparti laterali si aprono due lunghe monofore archiacute. L'interno a tre navate scandite da archi ogivali, ha copertura a capriate in quella centrale, mentre nelle laterali si sono conservate le cinquecentesche volte a crociera. A metà circa dell'edificio si trovano i resti di un muro, decorato con un motivo a velario, che fungendo da iconostasi, separava la parte riservata ai religiosi dell'attiguo convento, da quella destinata ai fedeli. La diversità tra queste due zone è sottolineata anche dai differenti sostegni delle arcate costituite da pilastri nella prima e da colonne nella seconda. L'attuale abside ricurva visibile solo dall'esterno, è frutto di un'aggiunta cinquecentesca ed è stata innestata sull'originale a pianta quadrata. In quest'ultima vennero alla luce attorno alla metà dell'Ottocento preziosi affreschi: sulla parete destra un cospicuo frammento con l'Ultima Cena, sulla sinistra tre Santi vescovi e quattro Profeti. La scena principale, con gli Apostoli seduti presso la preziosa tavola riccamente imbandita, è incorniciata superiormente da una phalera (motivo decorativo dalle molteplici varianti ampiamente diffuso in Lombardia nel XIII e XIV secolo). Qui è costituito da dischi in cui sono alternativamente inseriti soggetti zoomorfi e fitomorfi. Si snoda dall'abside lungo tutta la navata fino alla controfacciata dove, con andamento obliquo, indica l'originaria altezza della navata laterale. Gli affreschi sopracitati, a cui si aggiungono i Santi e un Angelo dipinti nel sacello alla sinistra dell'abside (anche se eseguiti da mani diverse), presentano la medesima cifra stilistica improntata a staticità, ripetitività dei gesti e linearismo nel panneggio, che suggerisce stretti collegamenti con la pittura veronese di fine XIII secolo (Battesimo di Cristo, Resurrezione di Lazzaro in S. Zeno) (Arslan 1943) e con i mosaici della cappella Zen in S. Marco a Venezia, datati intorno al 1270 (Bettini 1964-65). Questa datazione è avvalorata anche dal fatto che lungo la navata corrono altre fasce decorative, allo stesso livello di intonaco, che vengono bruscamente interrotte nella controfacciata dalla struttura del portale, come abbiamo visto datato al 1295. È possibile quindi stabilire con sicurezza il termine ante quem (1295) per la loro esecuzione, mentre per il termine a quo la definizione è più complessa. Infatti lungo il margine inferiore della Crocifissione è visibile, anche se abrasa, un'altra fascia decorativa appartenente ad un intonaco precedente. Questa puo' dunque riferirsi o ad una prima decorazione immediatamente successiva al trasferimento in città dei monaci (1268), e quindi precedente - anche se di poco - quella appena ricordata, oppure sarebbe un'ulteriore conferma dell'esistenza di un edificio preesistente su cui si intervenne a partire dal 1268.
Notizie storiche
Nel nome Gradaro è riconoscibile il termine credarium (cumulo di creta), che richiamerebbe il luogo collinare extraurbano dell'originaria sede di culto, successivamente trasferita in città nel 1268, forse in una struttura già esistente, come suggerirebbero alcuni elementi architettonici ancora leggibili, anche se la documentazione storica a riguardo non è completamente chiara. Il nuovo edificio, retto dai Canonici regolari di S. Marco, doveva comunque essere terminato nel 1295 quando, secondo l'iscrizione ivi riportata, fu eseguito il portale marmoreo ad opera dei veronesi Giacomo e Ognabene Gratasoia. Grazie all'imponente campagna di restauri iniziata nel 1952, fu possibile ricuperare le forme architettoniche originarie che avevano subito una trasformazione di gusto classicheggiante a partire dal secondo decennio del XVI secolo e un profondo degrado seguito all'occupazione militare effettuata dal 1775 fino al 1932.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa; intero bene: militare
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Accessibilità: Ingresso libero.
Come raggiungere il bene
Treno: Mantova
Autostrada: A22 uscita Mantova
Riferimenti bibliografici
Restori V., Mantova artistica sotto forma di guida, Mantova 1937
Mantova storia, Mantova : la storia, le lettere, le arti, Mantova 1958
Percorsi tematici:
Credits
Descrizione e notizie storiche: Rurali, Elisabetta
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN360-01047/
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