Palazzo Sordi
Mantova (MN)
Indirizzo: Via Pomponazzo, 23 - Mantova (MN)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: palazzo
Epoca di costruzione: 1680
Autori: Geffels Frans
Descrizione
L'edificio si inserisce nel tessuto urbano preesistente solo parzialmente. Infatti, in altezza svetta rispetto ai palazzi circostanti per il netto sopralzo centrale in corrispondenza del salone di ricevimento situato al piano nobile. La teatralità dell'architettura è evidenziata anche dalla facciata, decorata con rilievi e materiali diversi accostati fra loro senza funzione strutturale. Infine, il portale, associato al balcone del piano nobile, crea anch'esso un'unica composizione dal forte impatto scenografico estesa all'altezza dell'edificio. Le facciate del palazzo rivolte al cortile sono vivacizzate da elementi plastici dalla funzione decorativa in marmo, in cotto e stucco. In queste parti e lungo lo scalone che si sviluppa entro un ampio vano unico animato da rilievi a tutto tondo, irrompe in tutto il suo vigore la collaborazione fra l'architetto-pittore fiammingo Francesco Geffels e il plasticatore intelvese Giovanni Battista Barberini, attivo in questo cantiere a partire dal 1684. Il lavoro congiunto di questi artisti rivela i suoi esiti migliori al piano nobile, nella Galleria e nel Salone di Belgrado (così denominata in onore della vittoria cristiana sugli Ottomani alle porte di Vienna avvenuta nel 1688 ed evocata in una tela), ambienti nei quali si apprezzano i generosi apparati in stucco del Barberini alternati agli interventi pittorici del Geffels. Se nel salone a pianta rettangolare sormontato da un soffit- to voltato a conca il fare del fiammingo si iscrive in una tradizione consolidata di narrazione storica di battaglie, il Barberini inventa un apparato plastico dominato da una grande esuberanza espressiva fino a quel momento poco praticata, accentuata da una lavorazione in altorilievo, il cui dinamismo risulta alimentato dalla ricerca di sbilanciamenti compositivi e di marcati effetti di chiaroscuro. Il modellato delle figure presenta quella qualità "burrosa" ricorrente nelle opere dell'intelvese fin dalle prime prove piemontesi (a Torino e a Chieri), che qui si combina a un'abilità narrativa non estranea alla pittura dei fratelli comaschi Recchi, anch'essi attivi a lungo per la corte sabauda. Nel palazzo mantovano la collaborazione fra i due maestri portò a una ripartizione dei compiti equilibrata e, allo stesso tempo, conflittuale per le parti plastiche e pittoriche. Si sperimentò la "convivenza" fra queste due espressioni artistiche ponendole coraggiosamente sullo stesso piano. La medesima pratica si manifestò - negli stessi anni - in altri cantieri dell'Italia settentrionale, in particolare in area veneta dove fu adottata da plasticatori non a caso conterranei del Barberini, come i valsoldani Paracca, Pozzo e Pagani, attivi in Palazzo Leoni Montanari a Vicenza negli anni Settanta e Ottanta del Seicento, attivi a fianco di pittori anch'essi tutto sommato poco convenzionali, quali Ludovico Dorigny e Paolo Pagani (1692-94). Da questa nuova dialettica fra le arti che si irradiò dai centri del Lombardo Veneto alla Serenissima fino all'Europa centro e nord orientale, l'arte dello stucco trasse grande beneficio, svincolandosi da ruoli e schemi rigidi divenuti desueti, pronta oramai ad affrontare le sfide del rococò.
Notizie storiche
Le vicende legate alla decorazione di Palazzo Sordi si collocano nel periodo della reggenza di Ferdinando Carlo (1665-1707) che segnò il termine del dominio dei Gonzaga. Corrisponde a un momento in cui la nobiltà - alla vigilia del tracollo del ducato - sentì il bisogno di esternare e di rendere visibile il suo potere, in particolare attraverso la committenza di sontuosi palazzi. A Mantova gli esempi più significativi sono quelli dei Canossa, dei Valenti e dei Sordi. Gli ultimi due vennero progettati e costruiti dallo stesso architetto, il fiammingo Francesco Geffels attestato in città dal 1659. Nel 1680 il tesoriere ducale Benedetto Sordi gli assegnò l'incarico per il palazzo di famiglia.
Uso attuale: intero bene: residenza
Condizione giuridica: proprietà privata
Credits
Descrizione e notizie storiche: Bianchi, Federica
Fotografie: (vecchio Bacam)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN360-01093/
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