Chiesa Matildica di S. Lorenzo
Pegognaga (MN)
Indirizzo: Viale San Lorenzo - Pegognaga (MN)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: E' una costruzione di stile romanico in laterizio a pianta basilicale, a tre navate, con interno caratterizzato da solide colonne in cotto e cripta. Richiama quella particolare tradizione architettonica definita matildica mantovana: ad esempio, la sopraelevazione della parte mediana della facciata e la presenza di tre absidi. L'ultimo restauro impegnativo risale al 1932, quando vennero riedificate intere parti cadenti o distrutte. In conseguenza del sisma del maggio 2012, la chiesa è momentaneamente chiusa per restauri.
Epoca di costruzione: post 1080 - inizio sec. XII
Descrizione
La chiesa di S. Lorenzo, a tre navate divise da pilastri cilindrici in muratura, transetto non sporgente triabsidato, cripta sottostante l'intero transetto, è interamente costruita in mattoni, disposti in corsi abbastanza regolari. L'edificio è purtroppo il risultato di un radicale "restauro" novecentesco, che ha riedificato le navate laterali e la cripta, eliminate in età moderna (Rossi-Carnesalini 1933). Nel caso della cripta ad oratorio le tracce delle originarie colonnette furono verosimilmente ritrovate; invece la facciata neoromanica è una totale invenzione dei restauratori. Le zone più integre di muratura romanica si riscontrano così nelle pareti della navata centrale e nelle testate del transetto (in quella a nord è da segnalare la sovrapposizione di cornici laterizie a "denti di lupo" e denti di sega), e in ampia parte anche nelle absidi, connotate da archeggiature su semicolonne. Ogni testata del transetto esibisce un portale alto - in origine forse collegato a scale lignee - che doveva condurre a sud alla domus canonicale e a nord al cimitero.
Wart Arslan (1943) aveva già verificato la presenza di uno "spunto" veronese nella soluzione absidale esterna delle archeggiature su semicolonne (Pieve di Coriano, Pegognaga, Gonzaga), simile a quella di S. Fermo a Verona. Lo studioso l'attribuiva alla possibile comune imitazione della chiesa monastica di Polirone, ma questa ipotesi non ha ragion d'essere. S. Fermo (iniziata nel 1065) potrebbe invece esser stata alla base del motivo delle pievi reggiane, che poco più tardi è recepito anche al duomo di Modena. D'altro canto, anche i contrafforti poligonali a "cuneo" si trovano in S. Lorenzo a Verona (inizi XII sec.), e poi nel duomo, in S. Zeno, nella facciata di S. Stefano. Questo elemento tuttavia esiste anche nella cultura lombarda (S. Ambrogio e S. Nazaro a Milano). Arslan constatava che sono di origine lombarda i partiti decorativi in cotto sovrapposti (i "denti di lupo" e denti di sega di Coriano e Pegognaga) e gli arconi ribassati a dividere presbiterio e collaterali (S. Maria Maggiore di Lomello, Pegognaga, Nuvolato, ma in seguito anche S. Pietro di Villanova e S. Maria di Gazzo nel Veronese)(Arslan 1943). Tutto ciò non deve portare a sottovalutare d'altra parte la matrice culturale reggiano-modenese, che si esprime nell'abile lavorazione del laterizio (pilastri cilindrici o polilobati con capitelli scantonati o a "foglie angolari", con collarini, e basi a doppio toro; Ruffi 1990), in opposizione alla cultura veronese che è soprattutto "lapidea". In S. Lorenzo sono anche da segnalare le decorazioni dipinte a tralcio rosso di alcune monofore (abside e navata), forse in parte romaniche.
Notizie storiche
S. Lorenzo di Pegognaga era un'importante pieve dell'alta diocesi di Reggio Emilia, al pari di Pieve di Coriano e S. Maria di Villole. Essendo già documentata nel x secolo, doveva esistere una chiesa anteriore, visto che l'attuale è da collocare in età romanica. In questa è attestata l'esistenza di un collegio di canonici che doveva praticare la vita comune more monastico, se nel 1249 papa Innocenzo iv rinnovava un decreto del vescovo di Reggio che i canonici non fossero più di otto (Tiraboschi 1825). Lo scopo della cripta era probabilmente collegato alla necessità di un coro sopraelevato più rigorosamente distinto dallo spazio dei laici e all'esigenza di un luogo in cui officiare d'inverno (o comunque di un secondo coro). Si osservi come la differenza più significativa fra Pegognaga e Coriano consista proprio nella presenza della cripta, che a Pegognaga sopraeleva il presbiterio, il quale a Coriano è invece solo delimitato visivamente da un arcone trasversale su pilastri polilobati. Nel caso di Pieve di Coriano il clero era certo semplice clero secolare plebano, a Pegognaga invece clero plebano ma regolare.
La sua cronologia si aggira tra gli ultimi decenni dell'XI e gli inizi del XII secolo. Recentemente sono emerse, nei pennacchi dell'arco absidale, due figure dipinte di angeli, non senza contatti con quelli della seconda fase di Acquanegra e databili verso il 1100.
Matilde di Canossa risulta collegata alla chiesa di Gonzaga, che circa nell'anno 1100 sottrasse a "cattivi sacerdoti" per assegnarla ai monaci di Polirone che ne fecero un priorato. Questo atto si inseriva tuttavia nel "disegno" di potenziamento dell'abbazia polironiana, che durò fino al 1115, e non affatto in un programma di committenza e "restauro"degli edifici sacri. Nessun documento anteriore al XVI secolo fa di Matilde una committente, ma è possibile che il "mito" nascesse anche prima. Si è proposto (Ruffi 1990) di attribuire l'edificio romanico di S. Benedetto a Gonzaga - di cui resta la parte orientale - alla fase del clero nicolaita (che certo non conduceva vita comune), ma l'impianto a tre navi e transetto basso, con profonda cappella absidale, sembra chiamare in gioco istanze di natura monastica. Essa potrebbe dunque essere opera dei monaci di Polirone poco dopo il 1100. S. Tommaso ad Acquanegra (seconda metà xi secolo) e Gonzaga adottano un tipo planimetrico carolingio, risalente al modello di Inden/Kornelimünster, ma lo filtrano attraverso l'architettura ottoniano/salica. In tal modo i bracci del transetto basso assumono la configurazione di cappelle di ampiezza corrispondente alla profonda cappella absidale centrale. Quest'ultima era il santuario, mentre l'incrocio del transetto era il coro monastico. Una cripta era stata prevista (a giudicare dalla sequenza bassa di monofore), ma non fu realizzata (Ruffi 1990).
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Riferimenti bibliografici
Mantova storia, Mantova : la storia, le lettere, le arti, Mantova 1958
Sissa g., Storia di Pegognaga, Mantova 1980
Dall'Ara R., Mantova, passeggiando per i 70 comuni, Mantova 1984
Giovanni Paolo, Giovanni Paolo II in terra mantovana, DIOCESI DI MANTOVA 1991, Mantova 1991
Credits
Compilazione: Comin, Isabella (2004)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Piva, Paolo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Lodigiani, Toni
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN360-01512/
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