Chiesa di S. Maria Gualtieri (ex)
Pavia (PV)
Indirizzo: Piazza della Vittoria (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Pavia (PV)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: La chiesa, situata sul lato nord-orientale della piazza, ha un impianto longitudinale a tre navate divise da pilastri compositi e concluse da absidi. All'interno si conservano le più antiche testimonianze della pittura romanica pavese. Le tracce in facciata permettono di concludere che fosse scompartita in tre campi da contrafforti aggettanti e coronata da archetti pensili. L'interno, gravemente alterato dagli adattamenti ottocenteschi, conserva traccia delle volte e dei piloni che dividevano la chiesa in tre navate. L'abside centrale, nel sec. XV, è stata distrutta e sostituita da un coro rettangolare.
Descrizione
La chiesa sorge nell'angolo nord orientale della piazza della Vittoria, antico foro urbico della Pavia romana.
Si tratta di una chiesa a tre navate, voltate a crociera, per quattro campate scandite da una successione uniforme di pilastri polistili. Le campate centrali sono quasi quadrate di modo che le corrispondenti campate laterali hanno una pianta oblunga in senso longitudinale. La chiesa è priva di transetto e lo spazio presbiteriale ricavato nell'ultima campata orientale si connetteva direttamente alle tre absidi di cui sopravvive solo quella meridionale. L'abside maggiore si raccordava alla navata per mezzo di un breve settore voltato a botte, attualmente accusato solo in pianta dalle murature rinvenute dagli scavi. I pilastri laterizi sono costituiti da un nucleo di sezione quadrata a cui si legano semicolonne di diametro differenziato: sull'asse est-ovest si connettono quelle maggiori sorreggenti gli archi longitudinali di navata, mentre sono di dimensione inferiore le membrature che con la mediazione di una lesena si legano agli archi trasversali delle crociere, "con un'ulteriore riduzione per quelle rivolte verso le navate laterali, in ragione della spazialità contratta delle navatelle" (Segagni 1996). I muri d'ambito sono dotati di un sistema ugualmente raffinato di sostegni per le volte, con semicolonnine aggregate a due riseghe. I pilastri sono privi di basi e identica essenzialità contraddistingue i capitelli laterizi semplicemente scantonati e privi di collarino, secondo un lessico architettonico tipico dell'area pavese sin dalla prima metà dell'XI secolo. L'illuminazione era in origine garantita dalle strette e alte finestre centinate a spalle dritte del cleristorio, dalle monofore strombate dei collaterali ma anche da finestre di facciata e absidali oggi perdute. L'invaso è nel complesso caratterizzato, nelle pur modeste dimensioni, da accentuata verticalità che sembra a conti fatti costituire una 'cifra' del romanico maturo pavese, per lo meno in rapporto ai coevi cantieri ecclesiastici milanesi.
Per riguadagnare gli antichi valori architettonici e una leggibilità d'insieme della fabbrica di S. Maria Gualtieri, il recente restauro ha inteso eliminare tutte le superfetazioni, e ripristinare lo stato architettonico romanico con la ricostruzione dei pilastri polistili e delle coperture a crociera delle campate occidentali. Lo scavo archeologico ha anche permesso di recuperare il tracciato triabsidato della testata absidale, e insieme alla muratura dell'abside maggiore, conservatasi per un'altezza di circa 60 cm sopra le fondazioni a ciottoli fluviali, ha recuperato la porzione inferiore dei setti murari affrescati che separavano in tutte e tre le navate l'area presbiteriale addossandosi alla coppia più orientale di pilastri polistili, secondo modalità attestate altrove per l'xi secolo (cattedrale di Aosta).
All'esterno la decorazione dei fianchi, in parte risarcita, è caratterizzata da frange ad archetti pensili secondo modalità differenziate tra cleristorio e collateriali. Sul muro finestrato della navata maggiore i contrafforti posti in corrispondenza degli archi trasversi di navata delimitano campiture coronate da una frangia a dente di sega che si sovrappone tramite mensole a una seconda frangia continua ad archetti pensili con peducci sagomati, ricavati da manubriati romani di reimpiego, simili a quelli di S. Maiolo. Sui fianchi delle navatelle e sul timpano orientale della navata maggiore gli stessi archetti si ritrovano in serie ternaria legati a sottili lesene. In facciata invece il parziale ripristino dell'antico profilo a salienti con una sequenza di archetti rampanti sul lato sud convive, senza legarsi, con la muratura occidentale dell'antico campanile, conservato solo in parte nei suoi lati nord e ovest, decorato da bande orizzontali di archetti, e anteriore, per la morfologia della muratura e della decorazione, alla chiesa di fine XI sec.
Notizie storiche
La fondazione risale alla seconda metà del x secolo ad opera di un personaggio eminente, Vualteri figlio di Vualpertus, che da documenti dell'epoca sappiamo giudice del sacro palazzo, messo imperiale, nonché fratello e mundoaldo della comitissa Rotruda. Da simile committenza nobiliare derivarono alla nuova fondazione ampie dotazioni, mentre il collegio canonicale, solo molto più tardi documentato dalle fonti (1182) ma probabilmente istituito già alla fine del x secolo, sul modello di più antichi collegi cittadini come quello della vicina S. Giovanni Domnarum, era composto da un preposito e da sette canonici e doveva godere di un'ampia autonomia amministrativa e giurisdizionale nei confronti dell'ordinario.
La chiesa che si vede oggi non è quella di Vualteri ma una sua ricostruzione databile all'ultimo quarto dell'XI secolo, e che venne consacrata da papa Urbano ii il 19 settembre 1096.
La S. Maria di fine XI secolo era già stata interessata da profonde trasformazioni nel corso del xvi secolo, quando l'abside maggiore venne abbattuta e sostituita con un nuovo coro quadrangolare, e la facciata fu trasformata con l'inserimento di una grande finestra termale. Un riallestimento barocco dell'interno comportò la trasformazione dei pilastri di cui vennero cimate le membrature trasversali, risarcite dai restauratori sulla base delle porzioni ancora integre recuperate al di sotto del piano pavimentale moderno durante gli scavi archeologici degli anni Settanta. Se alla fine del Seicento venne demolito il chiostro con gli ambienti canonicali che si trovavano a nord della chiesa, le più gravi manomissioni dell'edificio seguirono alla sconsacrazione del 1798. Nell'Ottocento infatti la chiesa fu trasformata in edificio d'abitazione: le prime due campate furono completamente cancellate, i due pilastri occidentali abbattuti fin dalle fondamenta per la costruzione di una cantina.
Il campanile potrebbe in effetti risalire alla chiesa di Vualteri: le indagini archeologiche hanno rimesso in luce nella quarta campata la terminazione triabsidata della prima fabbrica, forse una Dreiapsidensaalkirche di cui venne riutilizzato il tracciato del fianco nord mentre il lato sud cadeva entro l'attuale navata meridionale. Se l'analisi filologica della chiesa, e delle sue murature contraddistinte da un uso pressoché esclusivo di laterizi frammentari, sporadicamente graffiti, in letti di malta a grana grossa di medio spessore, e l'uso saltuario dello spinapesce, portano a riconoscere la S. Maria Gualtieri come chiesa della seconda metà, e forse dell'ultimo quarto dell'xi secolo, per una datazione simile militano anche le soluzioni di audace sperimentalismo e non esenti da errori, adottate in materia di coperture e di pilastri.
L'adozione di una copertura integrale con volte a crociera in un impianto trinavato è di per sé un dato di rilievo assoluto, da considerare tra i primi casi noti, allo scadere dell'xi secolo.
Le crociere sono piatte per aprire monofore nel cleristorio, ma le volte, molto alte, non erano adeguatamente contraffortate dalle crociere dei collaterali e risultavano indebolite ulteriormente dal sistema di adesione diretta del tetto sull'estradosso tramite interposizione di malta per creare gli spioventi. Vennero dunque introdotte catene lignee nella navata maggiore e catene immerse nella muratura, secondo una tecnica costruttiva attestata nei campanili romanici lombardi di XI secolo.
Il suo attuale stato è frutto di un lungo e complesso intervento di restauro conclusosi nel 1990 ma avviatosi con sopralluoghi e primi sondaggi archeologici nel 1975, dopo che Adriano Peroni, nel 1967, aveva fornito una prima descrizione delle strutture superstiti della chiesa romanica, e della sua preziosa decorazione pittorica.
Uso attuale: intero bene: culturale
Uso storico: intero bene: cultuale; intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale
Credits
Compilazione: Marino, Nadia (2004)
Aggiornamento: Marino, Nadia (2012); Ribaudo, Robert (2013); Marino, Nadia (2014)
Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Marino, Nadia
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/PV240-00095/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).