Compreso in: Chiesa di S. Maria in Betlem - complesso, Pavia (PV)
Chiesa di S. Maria in Betlem - complesso
Pavia (PV)
Indirizzo: Via dei Mille, 102 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Pavia (PV)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Situata in Borgo Ticino, presenta la facciata a capanna, in cotto, tripartita da 4 contrafforti in muratura con al centro un solenne portale in arenaria e superiormente è conclusa da loggette cieche, archetti pensili intrecciati e da un motivo a dente di sega. All'interno ha un impianto a tre navate. La navata centrale è divisa in quattro campate, quasi quadrate, alle quali corrispondono altrettante rettangolari nelle navate minori. I pilastri a sezione quadrilobata con lesene angolari in mattone, sono impostati su basi quadrate e sono analoghe a quelle in S.Teodoro. Le tre navate sono coperte da volte a vela, poggianti alle estremità su pilastri a muro semicruciformi. Il transetto è suggerito dalle volte a botte all'interno, mentre all'esterno da facciate a spioventi. Al termine della nave centrale il tiburio si raccorda alla cupola tramite i caratteristici pennacchi di tipo lombardo. Addossato all'abside sinistra, si eleva il campanile.
Epoca di costruzione: sec. XII
Descrizione
La chiesa di S. Maria in Betlem sorge in Borgo Ticino, a sud di Pavia, sull'area di una precedente chiesa di età carolingia, i cui resti sono visibili grazie ai lavori del 1952. Sul pavimento è tracciato il perimetro dell'antico edificio. Si tratta di un oratorio di modeste dimensioni (m. 15,20 per m. 6,70 ca.), con una piccola unica navata, l' abside semicircolare a oriente, robusti contrafforti che dovevano sorreggere probabilmente una copertura a capriate e una facciata che quasi è aderente alla controfacciata della chiesa attuale. Il fianco destro della chiesa antica fu utilizzato per la costruzione delle fondazioni della nuova chiesa, si tratta di muratura grossolana a sacco.
Fino al 1948 la chiesa si presentava alterata da superfetazioni settecentesche che avevano modificato la sua fisionomia.
Recuperata grazie al radicale restauro dell'arch. Emilio Carlo Aschieri (1949-1953), presenta la facciata a capanna, in cotto, tripartita da 4 contrafforti in muratura che recano altrettante sculture in arenaria con animali fantastici, oggi poco leggibili (un volatile, un bue, due leoni). Al centro si apre un solenne portale a lieve strombatura, in arenaria con cordonatura e stipiti finemente scolpiti nelle forme tipiche del romanico pavese; superiormente vi è una bifora elegante con colonnina in arenaria fiancheggiata da due sottili lesene a lato di una apertura cruciforme. La facciata è conclusa da loggette cieche, archetti pensili intrecciati e da un motivo a dente di sega; la chiesa richiama le decorazioni presenti in S. Michele e nella distrutta S. Giovanni in Borgo, con belle sculture e bacini ceramici policromi (ora persi).
La chiesa ha un impianto a tre navate. La navata centrale è divisa in quattro campate, quasi quadrate, alle quali corrispondono altrettante rettangolari nelle navate minori. I pilastri a sezione quadrilobata con lesene angolari in mattone, sono impostati su basi quadrate e sono analoghe a quelle in S.Teodoro. Le tre navate sono coperte da volte a vela, poggianti alle estremità su pilastri a muro semicruciformi. Il transetto è suggerito dalle volte a botte all'interno, mentre all'esterno da facciate a spioventi. Al termine della nave centrale il tiburio si raccorda alla cupola tramite i caratteristici pennacchi di tipo lombardo.
L'abside centrale e quella laterale destra nel 1953 sono state ricostruite sulle tracce esistenti. L'abside sinistra reca un affresco del 1623 con la Vergine in trono tra Santi e committenti.
La 1° cappella a sinistra ospita un solenne altare marmoreo del XVIII sec. con la miracolosa statua della Madonna della Stella, di fattura romanica duecentesca (?) (raro gruppo scultoreo francese del XIII sec.).
La volta è decorata da affreschi di Paolo Barbotti, risalenti al 1851.
Addossato all'abside sinistra, si eleva il campanile, che conserva a piano terra un ambiente più antico del resto della torre campanaria, databile ai primi decenni del XIII sec.; si tratta probabilmente di un sacrarium, ossia dell'antica sacrestia.
Notizie storiche
Così denominata sia perché l'attuale asse viario del Borgo Ticino era la direttrice per i pellegrini diretti in Terra Santa (Ticinum era una tappa importante nell'itinerario da Bordeaux a Gerusalemme), sia per la pertinenza (seppur contrastata dal vescovo di Pavia) della chiesa al Vescovo di Betlemme. Alla chiesa era annesso l'Ospedale Ultraticino, luogo di ospitalità per pellegrini, poveri e infermi. Una prima menzione della chiesa e dell'ospitale si ha nel testamento del prete Rainerio, del 1130, che lascia i beni posti nel territorio di Casei, all'ospitale vicino alla chiesa di S. Maria in Betlem; questa è la prima di una serie di donazioni, investiture, permute riguardanti l'ospitale edificato in "pratum ticini". I documenti più antichi, questo del 1130 e quello trovato dal Cavagna Sangiuliani di una donazione fatta nel 1132 dai fratelli Isembardi all'ospitale posto vicino alla chiesa di S. Maria in Betlem, attestano l'esistenza dell'ospedale e della chiesa già nel 1130. In tutti i documenti si nota una stretta relazione, nella denominazione, tra Ospedale e chiesa. Da questa datazione si discosta Lelia Fraccaro che, in base all'analisi stilistica, ne ravvisa la costruzione tra il 1150 e il 1160, notando che le volte di questa chiesa come quelle di S. Teodoro, "hanno uno slancio estraneo al primo romanico e già presuppongono il rinnovamento gotico". Arslan propende per il 1150, sostenendo che il portale era opera dei lapicidi di S.Michele, Gianani per la fine del XII sec. e i primi anni del XIII, pensando all'esistenza di un'altra chiesa con lo stesso nome edificata nello stesso luogo. Opicino de Canistris attesta che nel 1383, all'ospitale di S.Maria in Betlem, fu unito l'adiacente ospedale di S. Antonio Abate. Da questa data le vicende dell'ospitale di S. Maria in Betlem furono legate al convento e alla chiesa di S. Antonio, costruita ex novo, accanto ad esso (soppresso nel 1808 e del quale rimane, sul fianco destro della chiesa, il portico secentesco dell'ex monastero dei Gesuati) anche se rimase in uso l'antico nome "ospitale di Betlem". Dal 1383 l'ospitale, coerente alla chiesa, fu affidato ai frati Antoniani di Vienne in Francia (ai quali erano stati confiscati e demoliti la chiesa, il convitto e l'ospitale, eretti alla fine dell'XI sec., posti a nord della città, in Porta S. Vito, per la costruzione del castello). Nella seicentesca veduta della città del Ballada, si vedono due entità religiose affiancate, quella di S. Maria in Betlem e quella di S. Antonio. La chiesa, tardo romanica, risale alla fine del XII sec., sorge sull'area di un precedente edificio di età carolingia, i cui resti (ai quali si accede tramite una botola nel pavimento) sono stati scoperti nel corso del restauro del 1952. Nel pavimento, in corrispondenza della nave minore destra e in parte della nave centrale, è stato tracciato il disegno perimetrale di questo più antico. E' una chiesa di modeste dimensioni (lunga m. 15,20 e larga m. 6,70 ca.), con una piccola unica navata, abside semicircolare a oriente, robusti contrafforti che dovevano sorreggere probabilmente una copertura a capriate e una facciata che quasi tocca la controfacciata della chiesa attuale. L'interno dell'edificio attuale, tardo romanico, ha subito nel 1735-39 pesanti rimaneggiamenti che non sono intervenuti direttamente sull'impianto della chiesa, ma l'hanno ricoperta con una mascheratura barocca: con l'aggiunta di stucchi, finestre ovali e pilastri ridotti a sezione rettangolare, un cornicione aggettante che correva lungo tutte le pareti, i capitelli ricostruiti ad un livello più basso, a stucco lumeggiato in oro per adeguare l'edificio ai canoni estetici del tempo. Per la Fraccaro nel '700, ma non esistono fonti documentarie che convalidino questa tesi, furono aggiunte sei cappelle laterali, diverse per forme e proporzioni, nei fianchi delle navate. Ante 1768 fu sopralzato il pavimento, forse per porre rimedio al dislivello tra l'interno e l'innalzamento del piano stradale.
Uso attuale: chiesa: cultuale
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Marino, Nadia (2005)
Aggiornamento: Marino, Nadia (2012); Marino, Nadia (2014)
Descrizione e notizie storiche: Manara, Roberta; Marino, Nadia
Fotografie: Marino, Nadia
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/PV240-00405/
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