Cascina Belvedere - complesso

Pavia (PV)

Indirizzo: Via Belvedere, 450(P) (Fuori dal centro abitato, isolato) - Pavia (PV)

Tipologia generale: architettura rurale

Tipologia specifica: cascina

Configurazione strutturale: Si tratta di un grande complesso agricolo costituito da differenti tipologie di fabbricati. All'ingresso si trovano due lunghi corpi di fabbrica uniti secondo una pianta ad L che si aprono nella corte retrostante (corte padronale ), con porticati ad arcate a tutto sesto. Sono distribuiti su due piani e adibiti fin dall'origine a residenza. La grande aia è delimitata sui lati sud ed est dalla stalla e dallo stallone. A destra dell'ingresso vi sono due fabbricati colonici affiancati, distribuiti su due e tre piani. Proseguendo lungo la strada interna che attraversa l'azienda agricola, vi sono edifici rustici e case coloniche che definiscono una seconda corte rettangolare che si apre verso sud. Nell'angolo nord-ovest di questa corte, esiste un corpo di fabbrica più antico: si tratta della casa torre. A piano terra vie è una grande sala divisa da due file di colonne e coperta da volte a crociera, ma modificata da tramezzi. Nella parte ovest, sui muri perimetrali, si inserisce una torre

Comprende

Descrizione

Si trattava di una residenza dotata di tutte le strutture dell'azienda agricola, ma dell'insediamento quattro e cinquecentesco rimane ben poco. Del sistema a corte chiusa segnalato dalle mappe rimangono due corpi di fabbrica uniti secondo una pianta ad L che si aprono nell'area della corte con porticati ad arcate a tutto sesto.
Il corpo rettilineo nord presenta distribuita su due piani, una struttura adibita fin dall'origine a residenza e che oggi risulta quasi illeggibile poiché la pianta è svisata da tramezzature recenti e la cubatura interna dei locali è falsata anche per il rifacimento dei soffitti. La facciata conserva forse qualche traccia delle forme originarie nelle cornici conclusive e negli archivolti delle finestre del piano terra ma è nel complesso irrimediabilmente rimaneggiata. Il portico ad arcate profilate da cornici in cotto presenta colonne di granito con capitelli di foggia arcaica oltre a qualche zona di intonaco graffito a rombi.
Per questa ala della costruzione il Perversi, nel 1927, osservava e descriveva le grondaie sostenute da testate di travi lavorate, tutta la parete di facciata ornata di graffiti e una grande stanza al piano superiore con il soffitto a cassettoni lignei ornato dagli stemmi dipinti di molte nobili famiglie pavesi.
Il corpo ovest è più tardo poiché reca nei capitelli e nei graffiti che corrono lungo la cornice marcapiano lo stemma della famiglia Bottigella. Anche per questa sezione i caratteri stilistici sono poveri ed arcaici: la decorazione a graffito si svolge secondo semplici schemi paratattici aventi per base il quadrato ed i capitelli più complessi sono formulati a duplice giro di foglioline aderenti alla campana, che ricordano schemi impiegati con frequenza nei primi anni dell'età sforzesca e denunciano qui una fase più matura per la connessione con gli espansi e arricciolati elementi angolari.
Questi corpi di fabbrica sono stati molto manomessi nelle parti interne.
Oltre agli edifici già descritti esiste un corpo di fabbrica più antico, di notevole interesse, dotato al piano terra di una grande sala divisa da due file di colonne e coperta da volte a crociera che attualmente risulta modificata da tramezzi presenti in tre vani. Nella parte ovest, sui muri perimetrali, si inserisce una torre mozzata, con finestre archiacute, tamponate, con frammenti di formelle in terracotta ad archi intrecciati sotto ad un davanzale, databili alla fine dell'età viscontea. Graffiti a rombi con inscritta una S, compaiono su ampie porzioni d'intonaco e in alcuni tratti di muratura; lungo la dentellatura superiore, corre un fregio dipinto ad archetti polilobi (labili tracce di un affresco che distribuisce ad intervalli regolari 4 colonne, con l'intento di creare una loggia aperta).
Giordano ipotizza con cautela che si possa trattare di ciò che resta di una struttura castellare, un fortilizio eretto a protezione dei beni e dei terreni posseduti, quindi divenuto luogo destinato agli svaghi venatori e alle feste.

Notizie storiche

Il termine Belvedere è già utilizzato in un documento del 1181, "Guidus De Belvedere", vicino al nome di S. Damiano. In un atto d'acquisto datato 6 febbraio 1053 (presso l'Archivio Notarile di Pavia), i conti Giovan Matteo e Galeazzo Attendolo Bolognini vendono al senatore ducale Filippo Bottigella alcuni possedimenti in località di Belvedere nella campagna ad est della città. Dal contratto di vendita si evince che si tratta di un "caxamentum magnum et altum", una residenza con giardino murato e azienda agricola, vigna, peschiera, cantina, depositi per il letame ed edifici minori annessi. I Bolognini mantengono parte della cantina e alcuni diritti sulle acque della zona. Questa proprietà doveva essere raggiungibile dalla città sia via di terra, che anche attraverso il Po (il documento cita tra i confini una strata portus, cioè uno scalo stabile e attrezzato). Nel 1559 G.B.Bottigella denuncia di aver ereditato da Pier Francesco la terra di Belvedere. Nel 1609 è testimoniata una visita pastorale all'Oratorio di Belvedere, nella casa di Matteo Bottigella, dedicato a Santa Teresa; sopra l'altare vi era un affresco datato 1604 raffigurante "S. Anna, la Vergine con Bambino in trono, in alto il Creatore, inginocchiati a destra S. Giacinto e a sinistra la Beata Sibillina", strappato in occasione della vendita della cascina e conservato in una casa milanese. Nel 1638 il complesso è ancora dei Bottigella. Il corpo di fabbrica a ovest presenta nei capitelli e nei graffiti lo stemma della famiglia Bottigella: una piccola botte; altri motivi decorativi sono un albero cinto da un nastro su cui si legge "col tempo" (motto visconteo "Mit zeit" presente nella sala della Colombina nel Castello Visconteo di Pavia); un fiore pentafilo. Nel 1681 è documentata una visita pastorale all'Oratorio di Belvedere, che risulta di proprietà del Marchese Galeazzo Pallavicini. Nella più antica mappa catastale della zona di Belvedere, datata 1722, è indicata la "Cascina Belvedere", probabilmente la stessa menzionata nel documento del 1503. Dal Catasto Teresiano, l'edificio risulta appartenere ai Marchesi Adalberto, Galeazzo e Daniele Pallavicini, qm. Galeazzo come casa di propria abitazione con giardino, estensione 9 pertiche, valore 92 scudi,1 lira, 3 ottavi. Nel 1750 fu redatta una mappa di aggiornamento della zona, a causa delle continue variazioni dell'alveo del Ticino e in una successiva del 1869, Po e Ticino scorrono quasi a ridosso della casa padronale. I beni della zona Belvedere rimasero ai Bottigella sino al 1681, quando passarono al Marchese Galeazzo Pallavicini, nel 1814 gli edifici appartengono alla famiglia Pallavicini di Milano che qui vengono a villeggiare, successivamente pervennero ad altri proprietari privati. Il 5 marzo 1871 il Comune di Belvedere viene accorpato a quello di Valle Salimbene. Il complesso è stato molto manomesso all'interno, quindi salvo i muri perimetrali, risulta difficile stabilire la destinazione originaria del fabbricato, cioè determinare se i Bottigella abbiano voluto ampliare la residenza o se, come pare più plausibile, rinnovare le strutture sussidiarie, le stalle o i depositi. Il corpo di fabbrica a ovest dovrebbe essere posteriore al 1503, in quanto è presente lo stemma della famiglia Bottigella.

Condizione giuridica: proprietà privata

Riferimenti bibliografici

Fagnani F., I Palazzi Bottigella, Pavia

Perversi D., Storia della mia parrocchia e de' suoi luoghi principali, Pavia 1927

Merlo M., Castelli, rocche, case-forti, torri della provincia di Pavia, Pavia 1971

Giordano L., Pavia. Architetture dell'età sforzesca, Le ville, Pavia 1978

Giordano L., Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, "Ditissima tellus". Ville quattrocentesche tra Po e Ticino, Pavia 1988

Santoro C., Annali di Storia Lombarda, Un registro di doti sforzesche, Pavia 1953

Credits

Compilazione: Marino, Nadia (2007)

Aggiornamento: Marino, Nadia (2008); Marino, Nadia (2012)

Descrizione e notizie storiche: Manara, Roberta; Marino, Nadia

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